Esiste il supercervello? Secondo Deepak Chopra e Rudolph E. Tanzi sì. Chopra, il famoso medico spiritualista autore di decine di libri best-seller, per la prima volta ha scritto un libro in accoppiata,Superbrain (Sperling&Kupfer ed.), scegliendo di unire le sue conoscenze a quelle dell’amico Tanzi, neurologo della Harvard Medical School, uno dei maggiori esperti al mondo di morbo di Alzheimers (ha scoperto il gene che lo causa) e profondo conoscitore del cervello. I due, insieme, tracciano un percorso che dimostra come un uso positivo delle funzioni mentali può influire sul cervello, determinando risultati sorprendenti per una migliore gestione di se stessi e una vita più lunga e di maggior benessere.
Cervello e mente sono interconnessi ed è la mente che istruisce il cervello, affermano Chopra e Tanzi. In Superbrain i due autori esplorano il cervello e sostengono la visione di una separazione dalla mente, come se uno fosse l’hardware (con capacità automatiche) e l’altro il software, capace dunque di installare e modificare i programmi mentali che ci fanno agire, tramite il cervello, in un modo o in un altro.
Come altre ricerche di scienziati del livello di Davidson – che ha mappato gli stili emozionali nel cervello, individuandone funzionalità e possibili cambiamenti – Chopra e Tanzi descrivono come intervenire sul sistema corpo-mente per migliorarci la vita.
A fronte del cervello tripartito – rettiliano, limbico e corteccia – i due autori indicano una quadripartizione funzionale (istintiva, emotiva, intellettuale, intuitiva). In sequenza potremmo dire: ho sentito parlare di Karma News, mi attira (funzione istintiva); proverò emozioni a fronte di articoli e temi che mi appassionano (funzione emotiva); potrò confrontare le mie opinioni su temi esistenziali (funzione intellettuale); individuerò nuove vie per facilitare la mia evoluzione (funzione intuitiva). Ad ognuna di esse corrispondono certi stati del cervello influenzabili dalla consapevolezza che possediamo di ciò che stiamo facendo e degli obiettivi che ci poniamo, attivandoci per far sì che accada.
E’ dimostrato che certe parti del cervello intervengono a sostituire parti danneggiate, allargando la zona d’azione per coprire quella inibita; altrettanto può accadere attraverso esperienze e atti intenzionali che la mente può compiere per integrare o modificare modi di agire del cervello. Per fare un esempio semplice, le abitudini alimentari possono essere cambiate e provocare non solo benefici effetti sul fisico, ma anche importanti cambiamenti nel modo di pensare e di agire. Oppure, uscire da una vita sedentaria e stressata, iniziando a correre sistematicamente, cambia in modo integrato una serie di fattori vitali. O ancora, iniziare a meditare ogni giorno per pochi minuti produce effetti concreti sul nostro stato vitale, generando benessere fisico e spirituale, oltre ad una lucidità mentale superiore.
I due studiosi suggeriscono che lavorando ai tre livelli si possa produrre maggiore benessere ed una vita più lunga, meglio resistente alle malattie e all’invecchiamento. Tanzi, che ha studiato per trent’anni il cervello e l’invecchiamento, sostiene che non esiste un motivo vero per cui si invecchia e che quindi con apposite “istruzioni” al cervello – un vero e proprio approccio antiage – si può allungare la propria vita e comunque viverla meglio.
Le connessioni tra mente e cervello non sono fisse, come dimostrano le ricerche sul cervello attraverso la risonanza magnetica funzionale (neuroimaging): si può mappare il cervello dal punto di vista degli stati che vive, scoprendo come l’attivazione o la disattivazione di certe parti provochino sensibili modificazioni.
Se il cervello è (neuro) plastico, ciò significa possibilità di “allenarlo” a controllare il proprio stato emotivo e a sviluppare modalità più consone ad un vero benessere. E’ chiaro che anche la Psicologia può esercitare una forte influenza, perché agendo sui comportamenti attraverso la presa di coscienza e il riorientamento, può favorire cambiamenti nelle connessioni neuronali. Ad esempio, la consapevolezza ci può portare a controllare le nostre risposte agli stimoli nocivi dell’ambiente, riducendo l’attivazione dell’amigdala e conseguentemente le risposte inadeguate al nostro benessere. Nello stesso modo, lo sviluppo di una forte empatia silenzia le parti istintive del cervello che tenderebbero ad agire subito per ottenere qualcosa che verrebbe pregiudicato proprio dall’azione intrapresa (conflitti sociali).
Dunque, si potrebbe dire che attraverso approcci interdisciplinari si può intervenire sul modo di vivere per vivere meglio e più a lungo, come gli stessi studi psicologici indicavano (come quelli Goleman, in Intelligenza Emotiva). Chopra e Tanzi aggiungono però le funzionalità della mente sul cervello, che possono spingerci anche oltre: considerare che siamo una mente “unica” (attraverso le connessioni mente-mente) di cui potremmo prima o poi prendere coscienza, e potremmo anche connetterci con ciò che in ogni religione si considera il “divino” (per loro l’essenza dell’universo a cui siamo potenzialmente connessi).
Per non restare al puro piano teorico, Chopra e Tanzi forniscono una serie di istruzioni per l’uso, rivolte ad agire coerentemente per sviluppare il software della mente e trarre benefici concreti nella nostra vita quotidiana, allenando, appunto, il cervello, a muoversi nella direzione desiderata.
Fonte: http://www.karmanews.it/