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TELEPATIA PER DUE
di Giorgio Cozzi

DALLA TELEPATIA SPONTANEA ALLA TELEPATIA SPERIMENTALE

Telepatia per due

Due studiosi delle potenzialità cerebrali, Giorgio Cozzi e William Giroldini, hanno condotto a Biella un interessante esperimento ESP con due donne, madre e figlia, che quasi in simbiosi hanno dimostrato capacità telepatiche eccellenti

Da sini: Giorgio Cozzi, Amalia, Alberto Serena e William Giroldini

Biella. Amalia con Giorgio Cozzi (Pres. AISM), Alberto Serena (NuovaMente) e il ricercatore William Giroldini.

Tutto è nato per caso, anche se si sa che nulla accade per caso. Alberto Serena, Presidente di NuovaMente, durante una conferenza presso il suo centro a Biella ha notato madre e figlia che in sala occupavano la stessa sedia e le ha invitate a prendere posto più comodamente su sedie libere, ma loro hanno preferito rimanere così, appiccicate. Spinto da un’intuizione, Serena chiese loro di provare a fare qualche esperimento con le carte Zener che non conoscevano.
Sin dal primo tentativo l’esito risultò al di sopra di qualunque statistica, tanto da sembrare in qualche modo falsato, infatti la media casuale è di 5 indovinamenti su 25 carte del mazzo, formato da 5 simboli (croce, quadrato, onde, stella, cerchio). Di norma sopra gli 11 indovinamenti si può dire che c’è un trucco o una capacità extrasensoriale. Naturalmente occorrono molte prove per assicurarsi che non sia un caso.

Controlli rigorosi per escludere ogni trucco
Serena me ne parlò subito, entusiasta; nel frattempo raggiunse numeri più elevati di prove, con risultati sempre sopra la media statistica, circa l’80% di successi, fatto che non ha pari nelle tante prove di laboratorio. Allora introdusse una variabile, invece di un divisorio che impediva la visione delle carte, ma lasciava in vista il volto di madre e figlia, provò a inserire una separazione più netta, che toglieva ogni contatto visivo. Le prove con questo vincolo ottennero meno risultati, ma ancora significativi.

due-ragazze

Biella. Carmela e la figlia Amalia hanno dimostrato capacità di telepatia e di chiaroveggenza al di sopra della norma.

In una serata con la presenza di un mentalista, ovviamente esperto di trucchi, non si scoprì alcun codice visivo utilizzato dalla coppia, che intanto ripeteva risultati strabilianti. L’unico dubbio apparso fu che scrivendo il simbolo trasmesso, la ricevente avrebbe potuto rilevare dal rumore della scritturazione di quale simbolo si trattava. Serena adottò pertanto un appoggio morbido che impediva qualsiasi suono e i risultati continuarono sino a 800 prove (con la visione diretta) e 80% di indovinamenti, mentre senza visione scendeva la percentuale pur rimanendo, come detto, significativa. A questo punto, chiamato da Serena come Presidente di A.I.S.M., intervenni io per provare le facoltà di Carmela e Amalia, che intanto erano diventate un caso di cui già parlavano giornali e tv locali. Il mio iniziale scetticismo si smorzò subito di fronte a prove eccellenti con la visione diretta e senza scoprire alcun codice utilizzato. Subito provai a ripetere le prove senza guardarsi e in una ottennero 12 successi, già al di là della media accettata come sintomo di percezione extrasensoriale, mentre in altre due erano rimase nella media casuale, facendo rilevare come lo stato emotivo, di gioco, fosse necessario per essere concentrate e motivate a dare responsi positivi.

Zener

Le carte Zener, usate anche dagli astronauti per condurre esperimenti di telepatia.

Nell’occasione tentai subito prove qualitative, vale a dire trasmissione di disegni fatti da me e da indovinare da parte loro. Una prima prova andò male anche perché avevo fatto un disegno obbrobrioso, mentre una seconda sembrava andare meglio, quando ebbi un’intuizione: mi feci sostituire da Carmela nel trasmettere il mio disegno ad Amalia e dopo un secondo questa disse decisa “caffè”, il messaggio che io avevo tentato invano di trasmettere ad entrambe. Era il disegno di una tazza di caffè con il segno dell’aroma che sale verso l’alto e Amalia non ha detto tazza di caffè, ma proprio caffè, fatto che indica che la percezione era avvenuta sul piano emotivo e non logico. Il dato è interessante perché io avevo puntato sul messaggio “caffè” e non tazza, mentre loro sostengono che la loro telepatia avviene perché associano emozioni ai diversi simboli delle carte Zener e sarebbero queste che vengono percepite, non i simboli in sé.

La telepatia è una forma di entanglement?
Le interpretazioni sulla fenomenologia telepatica sono per lo più concentrate sulla sfera inconscia, appunto più sensibile e più immediata rispetto alla logica e alla razionalità.

Lo scienziato Rajesh Rao

Lo scienziato Rajesh Rao, studioso di Neuroscienze e di intelligenza artificiale (e di telepatia).

Lo scienziato indiano Rajesh Rao (docente all'Università di Washington, Seattle) riteneva che il messaggio telepatico era recepito perfetto nell’inconscio e poi tradotto nella coscienza dal filtro della razionalità e del linguaggio che doveva dare un senso alla percezione ricevuta, distorcendo, omettendo, modificando, così come avviene nei processi comunicazionali. In sostanza la parte destra del cervello (prevalente nell’input inconscio) trasferisce il messaggio ricevuto e la parte sinistra del cervello (prevalente nell’output consapevole) lo adatta secondo i propri schemi di riferimento.
Tanto è vero che le migliori telepatie di cui si ha memoria avvengono in un plop, istantanee (quindi con minore filtro degli schemi personali), come quando si avvertono disgrazie a distanza tra congiunti, fatto che prende appunto emotivamente.
Carmela e Amalia, che sembrano vivere in simbiosi, tanto sono affettivamente legate l’una all’altra, probabilmente presentano un fenomeno che assomiglia all’entanglement: quando una prova qualcosa, l’altra lo avverte e lo decodifica correttamente, all’unisono. Tra l’altro ho tentato di verificare la loro sensibilità facendo loro toccare un oggetto e Amalia mi ha subito detto per due volte in forma discorsiva il nome della persona che me l’ha dato!

Un casco per studiare le onde cerebrali

Biella. Il ricercatore William Giraoldini prova l'Olo Tes su Cozzi.

Biella. Il ricercatore William Giraoldini prova il suo apparecchio, il Brain Olotester, su Cozzi.

Dopo la prima esperienza sono ritornato con il ricercatore William Giroldini (che con altri studiosi ha realizzato uno strumento, il Brain Olotester, per registrare le onde elettro-encefalografiche e studiare gli stati di coscienza) a svolgere altre prove. Ed entrambi siamo rimasti stupiti nel vedere la prima prova con un centro completo (25 su 25!) per loro normale e una seconda quasi uguale. Poi separandole fisicamente, per impedire fughe sensoriali, cosa mai fatta prima, gli esiti sono rientrati nella casualità. Nell’occasione William ha provato una sperimentazione innovativa con l’uso dell’EEG per rilevare a livello inconscio la trasmissione di stati emotivi. I risultati di questo e altri esperimenti sono in corso di pubblicazione, comunque significativi. Sul piano qualitativo Carmela ha percepito e descritto la persona che mi aveva dato l’oggetto che avevo presentato a loro nella sessione precedente e mi ha anche descritto una persona sensitiva con cui avevo tentato un contatto con quella persona, ovviamente senza che sapesse nulla.
Alla sera, durante una conferenza, sempre insieme ad Alberto Serena, abbiamo effettuato una prova in pubblico, mantenendo la modalità della visione reciproca e nonostante le condizioni più critiche il risultato è stato di 25 su 25 (ritenuto impossibile) e 23 su 25 cambiando trasmittente e ricevente.

Biella. Amalia si concentra durante un esperimento.

Biella. Carmela durante  un esperimento.

Un successo straordinario, soprattutto se si considera che l’osservazione accurata non ha lasciato individuare alcun segnale percepibile.Dal punto di vista del metodo è evidente che occorre separare i soggetti e isolarli sensorialmente, magari allenandoli ad una situazione sperimentale meno emotiva e significativa per loro, tuttavia occorre anche considerare è proprio il loro forte legame affettivo che consente l’intesa e dunque sarà compito degli sperimentatori creare situazioni che mantengano l’intensità emotiva e impediscano l’uso di sistemi sensoriali, comunque non identificati.
Le prove qualitative condotte con Carmela e Amalia lasciano la sensazione che effettivamente posseggano “una marcia in più” telepatica che speriamo in NuovaMente e in AISM di rilevare e provare ancora più concretamente.


di  - 5 novembre 2016



 

 

 

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