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LA MENTE NON LOCALE
di Giorgio Cozzi

LA FISICA QUANTISTICA E IL PARANORMALE

La mente non locale

La teoria che la Coscienza sia un'energia intelligente non dipendente dal cervello permette di spiegare i fenomeni della sopravvivenza, come le esperienze extracorporee e quelle di premorte

Una delle aree di extra sensibilità più difficile da affermare e accertare è senza dubbio l’esperienza della separazione tra mente e corpo, come se la coscienza migrasse al di fuori della sua sede naturale, il cervello. La fisica quantistica sostiene tra gli altri il principio della non località. Proprio per questo alcuni scienziati aperti considerano la presenza di una linea, al di sopra della quale esisterebbero funzioni extracorporee e al di sotto della quale saremmo solo materia. Altri scienziati ritengono possibile ipotizzare un’anima, essenza incorporea, che avrebbe modalità di interazione e integrazione al di fuori dei limiti materiali.
Molecular ThoughtsSi parla sempre più spesso di esperienze vissute da alcuni – molti in verità – che fanno supporre possibilità ben diverse dallo stato normale della nostra mente o della nostra coscienza. In seno all’AISM si riscontrano molte esperienze fuori dalla norma o straordinarie che, così come raccontate, sembrano attribuibili ad una sorta di estensione della mente umana se non addirittura ad un distacco della coscienza dal corpo in cui alberga.
In letteratura (parapsicologica e non solo) si riportano molti casi di OOBE (Out of the body experience), esperienze extracorporee, che possono essere annoverati in quella che viene definita casistica spontanea di fenomeni psi, mentre quando sono documentati o meglio ancora frutto di esperimenti specifici, sembrano dimostrare una facoltà umana di trasportare la coscienza nello spazio e forse anche nel tempo (precognizione-retrocognizione).

Robert Monroe

Robert Monroe, uno dei primi sensitivi americani ad aver vissuto e sperimentato l’OOBE (esperienzeextracorporee).

Alcuni famosi esperimenti (come quelli di Robert Monroe) hanno dimostrato che un soggetto era in grado di proiettare la propria coscienza a distanza e di descrivere ambienti e persone di cui non poteva avere notizia se non essendo presente “là” in quel luogo, lontano dalla sua posizione, in stato di rilassamento, supino.
Alcune scuole di pensiero sostengono di poter addestrare alle esperienze fuori del corpo, attraverso modalità che affinano la sensibilità e facilitano la delocalizzazione della coscienza. Alcuni personaggi, ormai molti in verità, sostengono di avere queste doti, alcuni come fatto naturale, altri come conseguenza di esperienze traumatiche o come corollario di pratiche (meditazione, yoga, ecc.) introspettive.
Fermo restando che l’OOBE è stata ben studiata da diversi ricercatori in diverse parti del mondo, dobbiamo tuttavia dire che non è così semplice e così diffusa, ed è bene praticarla solo in presenza di esperti, spesso anzi è solo frutto di interpretazione di fenomeni naturali.

Come verificare le esperienze extracorporee
Perché si sia di fronte ad un vero caso di OOBE occorre che vi sia una rilevazione oggettiva che dimostri appunto una consapevolezza di eventi in altro modo non conoscibili. Se, ad esempio, si nasconde una carta da gioco in un contenitore sigillato posto in sito lontano dal soggetto che entra in OOBE e questi individua di quale carta si tratta, senza che nessuno sappia quale carta è (quindi scelta casualmente fra le 54 di un mazzo completo e non vista da nessuno), ecco che si può disporre di una prova certa di una facoltà chiarovisiva a suffragio dell’ipotesi di una proiezione della coscienza in luogo diverso da quello dove il corpo risiede. 
obeMetodologicamente occorrerebbe anche fare molte prove, previste da un protocollo sperimentale che individua a priori il livello di indovinamento casuale e valuti la significatività statistica dei risultati prodotti. In realtà poi bisognerebbe escludere anche altre ipotesi prima di attribuire l’evento all’uscita fuori dal corpo di un’entità coscienziale, ma già così sarebbe enormemente importante affrontare le spiegazioni possibili con i dati certi di una verifica sperimentale. Ovviamente è tutto più semplice a livello dell’esperienza spontanea, dove le cose funzionano indipendentemente dalle variabili del controllo e dai limiti che lo stesso pone in essere. Infatti, le facoltà ESP, di qualunque natura siano, si esprimono sempre meglio quando l’individuo agisce con semplicità, spontaneamente, senza i condizionamenti che impone la sperimentazione, per altro giustamente vista la posta in palio.
mindcolours-man-sitting-in-mind-SM_250Ricordo un esempio classico, quando una persona in ospedale, dopo un’operazione altamente traumatica, ha percepito una sensitiva accanto a sé nel letto in atteggiamento protettivo, mentre invece questa era a oltre duecento chilometri di distanza. Il fatto è che la sensitiva si era effettivamente concentrata sulla paziente e per più di due giorni ha mantenuto il “legame” con lei, distaccandosene quando non ha più retto l’impegno, segnalando l’ora in cui si scollegava, secondo le sue parole. La paziente riferì ai genitori l’esatta ora in cui non aveva più percepito la presenza accanto a sé. Gli orari coincidevano perfettamente (all’epoca non esistevano i cellulari). Si può discutere a lungo sulle interpretazioni, ma alle due persone l’esperienza non la si toglierà mai.
Gli studiosi di Parapsicologia sono molto interessati a questo fenomeno, che sembra muoversi fra una dimensione materiale, la nostra, della vita comune, e un’altra, straordinaria, in cui la coscienza sembra separata dal corpo, il che apre la strada alla possibile sopravvivenza di un quid coscienziale alla morte: se la coscienza può esistere, come nell’OOBE, separata dal corpo, allora anche dopo la morte del corpo fisico, questa sopravvivrà.

Il fenomeno della premorte
Le NDE, esperienze in punto di morte (EEG piatto per alcuni minuti e poi risveglio), documentano uno stato della coscienza che è estraneo al corpo, che continua a vivere anche dopo la morte cerebrale, e che è in grado di raccontare cosa e come ha vissuto quei momenti “da morto”, con un processo pressoché identico in ogni parte del mondo e in culture diverse.
NDERiprenderemo questo argomento così delicato nei prossimi articoli. Per ora è sufficiente notare che ci sono almeno due grandi campi di esperienza indagati, che sembrano porre l’essere umano, in condizioni speciali, a cavallo tra la dimensione materiale (il cosiddetto al di qua) e una dimensione “altra” (il cosiddetto al di là) stimolandoci a scoprire di più e a capire meglio certe esperienze così straordinarie.

 

 

 

 

Fonte: http://www.karmanews.it/

 



 

 

 

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