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2010.11.01 David Lacangellera
La depressione 0-14 anni
La depressione 0-14 anni
 fonte Vertici Network
La Depressione è la malattia socialmente più invalidante e attualmente con il più alto costo sociale e psicologico per i vissuti persecutori, la distruttività, la devitalizzazione; inoltre è il denominatore comune alla slatentizzazione di nuclei psicotici. Diagnosi di Disturbo Depressivo sono evidenziate dal 2,2% al 9% degli adolescenti e nel 9,5% fra i minori di età compresa fra i 9-16 anni (si arriva a una prevalenza di almeno un episodio nel 25% alla fine dell'adolescenza).

Questi e tanti altri temi sono stati trattati nel corso di un convegno che si è svolto presso l’Aula Magna dell’Ospedale Pediatrico Meyer di Firenze organizzato dalla Commissione S.I.P., FIMP Firenze, rivolto a pediatri, npi, medici di famiglia, psicologi, psicoterapeuti e psicologi clinici dal titolo “Quello che avreste voluto sapere sulla Depressione 0-14 anni”. Da ciò è nato il libro, presentato di recente, dal titolo “La Depressione 0-14 anni a cura di C. Ciampi e M. Guranieri edito da Hygeia Press.

“Negli ultimi anni – ci hanno spiegato le curatrici del libro, la Dott.ssa Chiara Ciampi Neuropsichiatra Infantile e la Dott.ssa Marzia Guarnieri Pediatra di famiglia, - abbiamo assistito ad un incremento della frequenza dei disturbi psicopatologici in età evolutiva: studi epidemiologici hanno evidenziato un incremento nella prevalenza del disturbo depressivo lungo tutto l'arco della vita. Ogni successiva generazione sembra essere a maggiore rischio di sviluppare un disturbo depressivo in età sempre più precoci”.

Considerando la prevalenza del disturbo depressivo nelle varie fasce di età, alcuni studi riportano le seguenti prevalenze relative ai disturbi depressivi in età evolutiva: 0.3-1% in età prescolare, 0,4-2,5% in età scolare, 4-8,3% in adolescenza (OMS, 2004). Considerando le singole forme, la prevalenza del Disturbo Depressivo Maggiore (DDM) è stimata tra l’1.8% e il 2.5% in età prepubere e tra il 2.9% e il 4.7% negli adolescenti. Il rapporto maschio-femmina è 1:1 in età prescolare e scolare, 1:2 negli adolescenti.

La variabilità delle stime epidemiologiche riflette le difficoltà diagnostiche legate all’estrema eterogeneità della sintomatologia in età evolutiva e della diversità degli strumenti diagnostici utilizzati. L’incidenza aumenta dopo la pubertà e la prevalenza stimata negli adolescenti è simile a quella degli adulti, suggerendo che la depressione degli adulti spesso esordisce in adolescenza (il 50% degli adulti depressi riferisce il primo episodio depressivo prima dei 18 anni). Modelli di relazioni si apprendono dall'infanzia e inconsapevolmente si attuano. Quando nasce un figlio la vita non è solo fisica ma anche di relazione, di una relazione che ha la qualità di un coinvolgimento pieno e prioritario

Ma quando qualcosa non funziona, nel legame familiare, nella relazione madre-bambino o dentro la madre, cosa avviene?
Sono da considerare le varie sfaccettature delle poliedriche disfunzioni nelle relazioni e nei disturbi intrapsichici dell’ organizzazione dell'io, nel proprio contesto socio-culturale, tentando di suggerire strategie di intervento e terapie adeguate. Uscire dagli automatismi e dalla superficialità, approfondire elaborando pensieri contraddittori o slegati, con cui si è in contatto, immedesimarsi nel punto di vista dell'altro, è un processo di cura; modelli di relazioni basate sulla reciprocità attenta e costante senza ricorrere a prevaricazioni e prepotenze, interventi precoci a partire dalla gravidanza, possono aiutare a prevenire. Si propone una riflessione sul legame di attaccamento e l'insorgenza di sintomi psicosomatici nel bambino: una storia di depressione materna è associata con un alto rischio di relazione depressa con il bambino che successivamente può manifestare sintomi.

“L'intelligenza del soggetto con problemi depressivi, - ha aggiunto la Guarnieri - in un ambiente di sufficiente sostegno sia alle difficoltà affettive che alle difficoltà cognitive di disconnessione, può convogliare profili sintomatici e alterati in organizzazioni culturali e creative positive; presumibilmente i sintomi sono un continuum dalla normalità fino alle rigide strutturazioni croniche delle patologie più gravi. La complessità della diagnosi di DDM nei bambini e negli adolescenti è legata alla storia e l’evoluzione in pediatria del DDM per la sovrapposizione tra sintomi nei differenti disturbi dell’umore, inoltre i sintomi possono essere a comune con alcuni disturbi in comorbilità e ci possono essere variazioni nell’espressione dei sintomi depressivi legate alla fase di sviluppo.

“Un aspetto particolare di evoluzione in depressione –ha aggiunto la Ciampi - è quello del disturbo di personalità di tipo narcisista quando, ad un soggetto in ambito lavorativo o in quello sentimentale, non viene rimandata quell’immagine di superiorità da lui ricercata. Una particolare forma di narcisismo è quella legata alle nuove tecnologie, ed al web, viene definita narcisismo digitale simile per certi aspetti all' egosurfing, che si caratterizzerebbe per uno smoderato culto della personalità, dell'apparire e di esibirsi sul web con i propri scritti, foto, video e messaggi. Per alcuni autori il web partecipativo fatto di blog, video-audio-foto sharing (autoprodotti), twitter, mashup facilita la creazione di prodotti autoreferenziali, autocitazioni che vanno a gratificare appunto il narcisismo digitale. Il narcisismo individuale si connette spesso a quello culturale svalorizzando l'alterità e reciprocità”.
“L'incidenza del disturbo oppositivo-provocatorio nell'età pediatrica –ha chiuso la Guarnieri - è piuttosto consistente, il 22%, dal momento che sono ampi i criteri diagnostici. E’ quindi molto probabile per il pediatra di famiglia venirne in contatto durante l’ambulatorio”.

“Dalle anamnesi –ha concluso la Ciampi - emergono spesso in coincidenza con questo disturbo storie di deprivazione nella relazione dell'accudimento primario, rivendicate dai bambini, sottovalutate dai genitori (assenze prolungate più spesso per necessità di lavoro con una gestione dell'accudimento delegata dalla madre senza valutare una reciprocità affettiva). Uno sviluppo nell’età successiva di queste forme è la depressione”.

Sviscerare le tematiche della depressione è come infrangere un tabù: ciò che è depresso è segnalato da ciò che non vogliamo vedere, ciò che è meglio non far emergere per non infierire e non stigmatizzare il singolo. A livello intuitivo sentiamo che sono percorsi lunghi, di difficile risoluzione perchè spesso i sintomi depressivi sono la sentinella di ulteriori fragilità-patologie slatentizzabili.

Oggi intanto una conoscenza più elaborata e completa delle problematiche e delle dinamiche intorno alla depressione, permette strategie di intervento dalla presa in carico della depressione materna fino dalla gravidanza, all’osservazione delle disfunzioni nella relazione bambino-madre-famiglia e ai disturbi intrapsichici nell’organizzazione della personalità. Ciò che non dovrebbe mai mancare è la giusta e costante attenzione a tutte quelle variabili che caratterizzano lo sviluppo psico-sociale del bambino o dell’adolescente, in primis quelle emozionali, ambientali, relazionali.

titolo: La depressione 0-14 anni
fonte: Vertici Network (http://www.vertici.com)
autore: David Lacangellera
data di pubblicazione: 01/11/2010


 

 

 

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