Alberto D’Anna (a destra, che si è autodefinito libero pensatore) ha dedicato molti anni ad una ricerca metafisica e spirituale, che l’ha condotto a formulare un’ipotesi alternativa a quelle correnti, in qualche modo antagoniste tra determinismo e libero arbitrio. Nel suo libro, recentemente rivisitato, Un chiodo e gocce d’acqua (edizioni Akkuaria), ha compiuto una approfondita dissertazione sulla meccanica quantistica e sulle teorie della coscienza, agganciandole alle ipotesi formulate da diversi scienziati, in vista di dimostrare che l’esistenza non risponde sempre ai principi scientifici comunemente accettati e che i dubbi lasciati aperti dai numerosi dilemmi non trovano risposte adeguate nelle conoscenze scientifiche attuali.
Le domande eterne su chi siamo e da dove veniamo, finiscono per trovare nuove possibilità di spiegazione che non richiedono, a suo dire, di tracciare percorsi idealistici o fideistici, bensì di riscoprire dentro di noi l’essenza di cui siamo fatti. In qualche modo una riconnessione con l’eterno e l’infinito da cui proveniamo e a cui tutto ritornerebbe, in un disegno macroscopico che funzionerebbe come un programma Software, che traduce la volontà primigenia in una realtà concreta che noi, esseri umani, catalizzeremmo nella nostra esistenza mentre la stiamo vivendo. Il programma sarebbe scritto in partenza e il suo divenire sarebbe legato al fatto che “non possiamo interpretare diversamente la storia che viviamo”. Ogni scelta sarebbe in questo senso l’unica scelta possibile e comunque tocca a noi effettuarla come se fosse una scelta autonoma nostra e non un disegno divino già scritto. Va da sé che vivremmo tutti in una realtà totalmente deterministica dove il libero arbitrio sarebbe soltanto una percezione di una libertà di scelta che invece è già scritta sin dall’inizio dei tempi.
Confronto tra scienza e spiritualità
La storia umana potrebbe prevedere anche la catena delle esistenze, orientata a consentire una sperimentazione diversificata che condurrà al raggiungimento della pienezza eterna nel riassorbirsi nella Mente Universale da cui origina e a cui ritornerebbe. Le recenti teorie sugli Universi paralleli, mutuate dalla Fisica subatomica, potrebbero non risultare in opposizione a tale principio, in quanto raccorderebbero la varietà delle possibilità umane in tante esistenze diverse in cui sono presenti le diverse scelte e quindi i diversi film che ognuno di noi vivrebbe.
Se non fosse per la dotta e approfondita disquisizione sulle teorie scientifiche che precede l’ipotesi finale, si potrebbe pensare a uno dei tanti orientamenti spiritualisti che animano gli eventi moderni; tuttavia proprio la chiarezza espositiva e il continuo confronto con le conoscenze scientificamente accertate, dà corpo ai concetti espressi dall’autore, che rendono meritevole di confronto il suo pensiero e le sue proposte.
Sono molti scienziati che si contendono le interpretazioni sulla coscienza ed altrettanti che sostengono ipotesi scientifiche contrapposte relativamente alle condizioni dell’origine dell’umanità e alla sua evoluzione, in termini di senso e significato. Esiste un Dio che ha generato l’esperimento uomo? Siamo frutto del caso? Una straordinaria combinazione di elementi chimici derivati dal BIg Bang? C’è una volontà ultima in tutto questo? Con la morte del corpo finisce tutto? C’è una continuazione? E perché? Le domande si affollano alla nostra mente e la spronano a cercare risposte che la Scienza, al momento, non può dare, né tantomeno la sola religione con le sue “leggende istituzionalizzate”, frutto non di eventi certi, bensì di storie costruite “politicamente”. Queste in estrema sintesi alcune delle domande suggerite dal lavoro di ricerca di Alberto D’Anna.
Entanglement e universi paralelli
Secondo i principi dell’entanglement saremmo tutti connessi, come dimostrano le sperimentazioni della Fisica delle particelle. Le cose accadrebbero solo quando noi le osserviamo, come dimostra la Meccanica Quantistica con l’indeterminazione della particella e dell’onda in contemporanea (o è energia, movimento, o è materia, stabile, ma non le due insieme: e possiamo saperlo solo quando osserviamo il fenomeno, come se lo fissassimo, in estremo come se lo producessimo, cioè lo determinassimo). Se queste dimostrazioni scientifiche sono vere, allora è vero anche che un potenziale è prendere coscienza del collegamento universale che lega ogni cosa e ogni informazione a cui ci si può riconnettere, consentendo fenomeni ed eventi che non sono più così vincolati dal sistema sensoriale di cui siamo pur dotati. Questo sostiene D’Anna, in linea con quanto sostiene anche la Parapsicologia.
Il fatto che la funzione d’onda, prima di determinarsi grazie all’osservazione, ha tante possibilità, consente di pensare ad un mondo di universi paralleli in cui esistono allo stato virtuale tutti gli “io” che hanno scelto diversamente da come hanno scelto nel “qui e ora”, nella dimensione che stiamo vivendo ora o per meglio dire di cui abbiamo consapevolezza nel mondo attuale.
L’enunciato di questo libro, che non trova nelle conoscenze attuali giustificazioni a un certo modo di essere della realtà, si conclude con una proposta intrigante: l’unico modo di semplificare i fondamenti dell’esistenza sarebbe insito nella considerazione che essa è “solo” frutto di una storia già scritta sin dall’origine dei tempi, dove l’interpretazione che ne diamo, vale a dire le scelte che facciamo, sono già determinate da tutto ciò che le ha precedute. La conseguenza è che esisterebbe un finalismo del “programma” di cui facciamo parte (in fondo saremmo solo informazioni, come certe teorie scientifiche sostengono): riconnetterci ad una mente che ci ha partorito e che ci raccoglierà nel suo grembo. La morte dunque non esisterebbe, la reincarnazione sarebbe possibile, l’esperienza terrena è un percorso evolutivo di cui necessitiamo per ricongiungerci con la Mente Universale e gli Universi Paralleli sarebbero altre virtualità compresenti in cui l’essere umano nelle scelte non compiute è comunque presente nelle altre alternative. Ogni tanto qualche sconnessione ci farebbe percepire brandelli di vite parallele, dimostrandone il valore esistenziale. Insomma, una bella provocazione, su cui i lettori potrebbero prendere posizioni e farci conoscere il loro pensiero.