Come ogni anno abbiamo appena festeggiato un momento speciale dedicato alla nascita di Gesù, in parte di taglio mistico-religioso, in parte puramente consumistico, connesso al bisogno-piacere di fare e ricevere regali, di scambiarsi un segno di affetto e riconoscenza.
Le leggende che circondano la festività non sono sempre così salde e sicure, sebbene il primato spetti comunque all’esegesi cristiana, che la riferisce a una storiografia comunemente accettata. Una nascita intrinsecamente legata al secondo elemento fondante della religione cristiana, la rinascita di cui lo stesso Gesù è unico protagonista in tutta la storia umana.
In qualche modo la nascita può essere interpretata, ogni anno, come una rinascita, un evento che si ripete nel tempo, sulla stessa figura, umana e divina. Il che apre le porte ad una riflessione più ampia rispetto alla pura interpretazione religiosa.
Nascita o rinascita?
Il pensiero orientale, ad esempio, è generalmente portato, almeno in certe culture e correnti di pensiero, a considerare la nascita come una rinascita, vale a dire una ripresentazione in questo piano di esistenza di una realtà già vissuta in altre epoche secondo il metro della sequenza temporale.
L’approccio reincarnazionista ritiene che un’entità specifica viva molte esistenze e che il percorso evolutivo di ciò che potremmo definire anima è di tendere verso il conseguimento dell’Illuminazione e quindi di uno stato di non ritorno a causa di un ricongiungimento con un Principio Universale. I Lama, iniziati, sostengono che il Dalai Lama si reincarna e lo si può individuare attraverso segni riconoscibili, oltre che per il ricordo della vita precedente a detta dello stesso soggetto interessato.
Nonostante la massa di evidenze apportate da quelle culture, la scienza non riconosce tale eventualità e la conoscenza la contempla come possibilità senza per questo accettarla e condividerla come realtà effettiva. Le scienze di confine, come la parapsicologia, non entrano nella discussione religiosa o nelle interpretazioni mistiche, tuttavia indagano fenomeni ed eventi che le metodologie scientifiche non possono ancora considerare. Ad esempio la casistica di bambini che ricordano vite precedenti è piuttosto ampia e stimolante: come fa un bambino a riportare eventi di una vita passata, di cui non può avere conoscenza?
Un caso clamoroso di memorie passate
Un caso clamoroso piuttosto recente è rappresentato da Cameron Macaulay, un bambino inglese (il cosiddetto bambino che visse due volte), il quale fin da piccolino sosteneva che aveva un’altra mamma in un altro posto, descrivendo compiutamente l’ambiente e il contesto famigliare (un’isola, dove gli aerei atterravano su una spiaggia, una casa bianca, con un cane pezzato bianco e nero, un cancello di legno da cui usciva per correre sulla spiaggia, una sorella ecc.). Brain Weiss fu interpellato da una TV Inglese per aiutare la madre a interpretare il racconto che il piccolo, ormai grandicello, continuava a ripetere con insistenza e con convinzione assoluta.
Una troupe andò nel posto indicato e con molta fatica (perché nel frattempo l’ambiente era cambiato) scoprì la casa indicata dal bambino, individuò la spiaggia dove effettivamente un tempo atterravano gli aerei che collegavano alla terraferma e ricostruì la presenza di una famiglia inglese di tanti anni prima.
Il piccolo riconobbe la casa, ma disse che l’interno era stato modificato, fatto poi riscontrato, e finalmente si sentì tranquillo a casa sua. Successive ricerche consentirono di reperire la presunta “sorella” che aveva foto della famiglia di allora e che inquadravano anche un cane pezzato bianco e nero. Nonostante tutte queste corrispondenza esistono molti dubbi sul fatto che si possa parlare di reincarnazione : il bambino non sapeva riferire della morte del padre in un incidente (fatto che avrebbe dovuto ricordare in quanto significativo) e la sua stessa morte.
Altre ipotesi per spiegare le memorie remote
Per i parapsicologi possono essere prese in considerazione altre ipotesi: ad esempio Rupert Sheldrake ritiene che due cellule che hanno avuto un contatto tra di loro, possono disporre delle stesse informazioni in qualsiasi tempo e spazio si trovino.
Dunque può essere che il bambino abbia acquisito conoscenze per “risonanza morfica”, vivendole come se fossero proprie e non informazioni di terzi. Carl Gustav Jung riportò una teoria stimolante: tutte le informazioni e le esperienze umane sarebbero raccolte in una sorta di data base universale (per gli orientali l’Akasha) a causa della loro natura energetica. Dunque il bambino potrebbe aver avuto “casualmente” accesso ad uno specifico file che riguardava un bambino di tanti anni prima vissuto in quel contesto che lui ha fato diventare proprio. E’ evidente che le spiegazioni reincarnazioniste sono più rapide e conclusive, tuttavia la materia è così delicata che bisogna prima esaurire ogni altra possibilità.
Ritorno alla vita
Allargando il campo di indagine si può fare riferimento a fenomeni ben documentati di NDE (near death experience) in cui soggetti clinicamente morti sono, per così dire, ritornati alla vita e hanno documentato uno stato di passaggio dalla vita terrena ad una possibile esistenza successiva, in modo universale, indipendentemente dalla latitudine e dalla cultura. Le loro descrizioni, sia del processo, sia dell’esperienza limitata in un’altra dimensione, sono sempre concordi, tanto da far pensare che non possa essere casuale, bensì il modo in cui si trapassa e si inizia una nuova esperienza.
A suffragio di tale ipotesi si può fare riferimento a Melvin Morse, un medico che ha studiato undici bambini dati per clinicamente morti e poi ritornati alla vita, che hanno dato indicazioni concordanti, senza disporre della cultura e della conoscenza necessaria per “immaginare” fatti inesistenti. Anche in questo caso la notevole mole di esperienze riportate non è sufficiente a dimostrare una vita oltre la vita, pur riconoscendo che i “ritornati” è come se fossero rinati, dato il profondo cambiamenti avvenuto nelle loro vite e nei loro valori.
Nascita o rinascita? Il dilemma rimane aperto e trova ulteriori elementi a sostegno nelle cosiddette esperienze di ipnosi regressiva, da cui si trae la sensazione (e spesso le informazioni) di una vita precedente, talvolta legata a situazioni patite nella vita attuale (il karma delle teorie orientali?), che possono risolversi grazie alla consapevolezza e al rivissuto.
Su questo piano le considerazioni sono molto interessanti: un soggetto posto in stato ipnotico può riportare la coscienza indietro nel tempo e alcune documentazioni dimostrerebbero anche in possibili vite precedenti. La persona in stato di rilassamento, guidata da un esperto, rivive e racconta eventi accaduti in altre epoche, riferite a sé stesso, fornendo particolari talvolta confermabili a posteriori.
La congruenza tra gli accadimenti passati e alcuni nodi della vita attuale spiegherebbero perché proprio quel rivissuto e ciò apre la possibilità che si tratti di una fantasmatica emersa dall’inconscio per aiutare a dipanare matasse complicate di comportamenti, sensazioni, atteggiamenti, azioni (addirittura malattie e sofferenze) di cui il soggetto vuole liberarsi. Proprio lo scopo terapeutico potrebbe giustificare i ricordi e dare un senso a questo tipo di esperienze.
La non località della coscienza
E’ evidente che il ricorso a spiegazioni semplici non può annullare del tutto la significatività di certi episodi vissuti in stato ipnotico, soprattutto se emergono fatti che è possibile verificare. E’ altrettanto evidente che l’ipnosi regressiva non è sufficiente per accreditare ipotesi di rinascita.
Esiste un ulteriore campo di ricerche, anch’esso ben documentato, costituito dalle esperienze OOBE (out of the body experiences) che dimostrerebbero la non località della coscienza, come sostenuto anche dai teoreti della Fisica Quantistica. Infatti, se la mente è in grado, come evidenziato dall’OOBE, di staccarsi dal corpo e di muoversi nello spazio, altrettanto è possibile supporre che possa muoversi nel tempo, migrando dallo stato attuale ad uno stato futuro, dunque anche dal passato all’oggi. Per quanto sia suggestiva, l’ipotesi della non località della coscienza non può essere sufficiente a spiegare un mistero così profondo come quello dell’esistenza, unica o plurima.
In ogni caso l’insieme delle esperienze rilevate dalla parapsicologia e ormai ampiamente documentate da ricercatori di tutto il mondo, costituiscono un terreno fertile per continuare una ricerca rinnovata sulle possibilità della mente e sulla natura della nostra origine, tra materia e energia. Tra umano e divino, tra esperienza unica e connessione al Principio Universale. Nascita o rinascita? Il dilemma continua.
Per saperne di più:
Sulla vicenda di Cameron Macaulay, il bambino nato due volte, vedi:https://www.youtube.com/watch?v=ODMNuR4aOzE