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2011.03.11 Pierangelo Garzia
Vacciniamo il cervello contro lo stress

Vacciniamo il cervello contro lo stress

Cuore allegro, il cielo l’aiuta. Il riso fa buon sangue. Se consideriamo che gli stati di tensione emotiva possono abbassare le nostre difese immunitarie, vale proprio la pena di “vaccinare” il nostro cervello utilizzando i momenti di pausa e di svago per cercare di recuperare un buon equilibrio tra mente e corpo. Dalle ricerche emerge sempre più il fatto che stare allegri, di buon umore, essere ottimisti, coltivare buoni rapporti col prossimo può influire sulla nostra salute e, addirittura, prolungare la nostra vita. La tradizione popolare l’ha sempre affermato, e la scienza lo sta confermando.
Secondo gli studi più recenti della moderna medicina psicosomatica, coltivare un buon carattere, affrontare in modo positivo le piccole e grandi difficoltà quotidiane, dedicare un po’ di tempo agli affetti e agli amici più cari, ma anche al rilassamento e allo svago, si accompagna a una maggiore resistenza alle malattie virali e, di conseguenza fa ammalare di meno. E’ come se il cervello disponesse di un proprio “antivirus” naturale, in grado di elevare le difese immunitarie, che permettono di preservare l’organismo tanto dalle aggressioni da parte dei microrganismi del mondo esterno, quanto dalle disfunzioni interne del nostro corpo.
«Il nostro corpo è costruito per esprimere emozioni, per agire», spiega Massimo Biondi, professore di psichiatria all’Università La Sapienza di Roma, «quindi vivere cose positive, vuol dire cercarsele, mettere in piedi delle situazioni di vita e di lavoro che le possano agire e ce ne possano essere. Vivere in gruppo, coltivare i rapporti con gli altri, cercandoci le persone che ci piacciono, svolgere un’attività fisica che dia piacere (che non significa andare in palestra a forza, può essere invece fare una passeggiata), cercare di avere situazioni di gioco che sono molto distensive, rispettare i bioritmi individuali, alternare periodi di fatica e periodi di riposo, periodi di ozio, rispettare il sonno, non trattare il corpo come una macchina, fare l’amore: sono tutte cose che servono a mantenersi sani. Mentre spesso nella nostra organizzazione civile che abbiamo oggi, il corpo fa un po’ da tappetino».
La medicina della salute. Un tempo la medicina psicosomatica si reggeva su osservazioni cliniche: le persone con certi tipi di carattere avevano maggiori probabilità di andare incontro, ad esempio, all’ulcera e all’infarto. Una tendenza ad essere costantemente irritabili, reattivi e rabbiosi anche per fatti banali, può aprire la strada a malattie del cuore, della circolazione, dello stomaco, a dolori delle articolazioni o da tensione muscolare. A tutti è capitato di sentirsi stanchi, stressai, nervosi e pigliarsi una bella influenza. Lo stretto legame tra emozioni, salute e malattia, è sempre più confermato dalle ricerche sulle connessioni tra la mente, il sistema nervoso e le difese naturali del nostro corpo. E mentre un tempo la medicina indagava esclusivamente le malattie e le cause che le provocano, oggi la medicina e la psicologia studiano anche la salute fisica e mentale, per comprendere come preservarle e mantenerle più stabilmente possibile. Non c’è dubbio che vi siano persone in grado di vivere meglio di altre, in modo più soddisfacente e felice, spesso indipendentemente da ciò che hanno dal punto di vista materiale. La medicina della salute guarda a questi soggetti con interesse crescente, per capire come si possa coltivare un umore adatto a preservarci meglio dalle malattie.
Disinnescare la “miccia”. Ecco allora l’occasione per affrontare con serenità i momenti di pausa dal lavoro e dagli incalzanti impegni quotidiani. Di recuperare tempi e ritmi più vicini alla nostra natura e non, invece, imposti solo ed esclusivamente dalle sollecitazioni e dalle richieste che ci giungono dal mondo esterno. Non farci prendere insomma dalle tensioni del vivere quotidiano anche durante i momenti di relax. «L’altro elemento che conta è come noi percepiamo di controllare le cose», sottolinea Biondi, «e la variabile di come io reagisco a una certa cosa, come posso vederla diversamente, come posso organizzarmi per fronteggiarla meglio, diventa strategica».
Un buon proposito per stare meglio. In questo senso il meccanismo di controllo è darsi dei tempi. Spesso siamo portati a pensare come se un evento spiacevole o doloroso possa durare all’infinito. In realtà, consigliano gli esperti, si può imparare a reggere situazioni anche molto difficili, scadenzandole e dicendosi: “per i prossimi sei mesi accetto questo carico e poi se vedo che le cose non passano, tra sei mesi mi organizzo per un cambiamento”. Ad esempio nell’area della vita lavorativa, nell’organizzazione della giornata, dei rapporti affettivi, della collocazione del tempo. Se uno “spezzetta”, gestisce le cose in modo tale da dire: “adesso io, per ora, vado così fino alla data tale, fino all’anno venturo”, però si dà dei tempi, il carico percepito è minore, sente di avere una situazione di controllo molto maggiore.
«Un’altra strategia per stare emotivamente meglio durante», conclude Massimo Biondi, «è quella di ragionare giorno per giorno, cioè evitare di caricarsi di più cose in un giorno solo. Meglio stabilire qual è la cosa più importante e il resto lo faccio domani, ci penso domani. Organizzarsi. Infine, non rimuginare troppo. Vale a dire, quando si è di fronte a un problema che presenta difficoltà di soluzione, una volta che ci si è pensato mezzora, un’ora, basta. Si volta pagine e ci si torna su domani. Perché persistere fa spendere molte energie. Se la soluzione non è effettivamente disponibile, non siamo noi che ci arriviamo. Quindi in quel caso imparare a voltare pagina è essenziale».

Pierangelo Grazia

 

Fonte: http://www.bresciadomani.net/?p=6902


 

 

 

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