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La mente attiva: L’attività delle cosidette immagini mentali nella parapsicologia di Giorgio Gagliardi
Metapsichica 1996

Summary
THE ACTIVE MIND
The activity of the so-called Mental Images in Parapsichology.

The author recovers the neurocognitive discovery which put end to the formulations of the mind as a simple replier to external stimulus. The mind has self-governing functions for an efficacious production and it constructs in active way it’s own cognitive data: the mental images are a clear example.
The term “mental image” isn’t exact if we see it from a neurophysiological point of view. The “mental screen” is really caused by punctiform activation of cellular units.
The mental images are originated from the activation of neuronal circuits. The neuronal gathering systems are made by neurones’ structures, their connections, which are hierarchically organized, have a point of departure from simple organizations of one sensorial datum which arrives to form more complex structures for the elaboration of abstract ideas; in this type of structures there are imaginative subsystems too.
The parapsychological informations aren’t coming from sensorial stimuli; they are often made by mental images.
Spontaneous paranormal phenomenologies originate from neuronal assemblies which, suddenly, start up and produce mental images; these images reach the conscience where there’s the mediation of rational brain which values the informations coming from the emotional hemisphere.
The theories of the active mind are a great help to the psychological expla-nation about ESP phenomenologies, which have some peculiarities in common with the mental images.
 
di Giorgio Gagliardi 

Premessa: nel presente articolo si vuole ricuperare la rivoluzione neuroco-gnitivista che ha messo fine alla funzione mentale di risponditore all'am-biente esterno ed alle concezioni che "niente è nella mente se prima non è stato nei sensi". La mente, e perciò anche la coscienza, ha funzioni anche proprie di produzione significativa. Per significativo si intende una informa-zione spontanea della mente e dei circuiti neuronali su cui viaggia, che si manifesta con una raffigurazione sensoriale visiva, uditiva, cenestesica, tattile, gustativa, olfattiva che condivide con le stesse sensazioni che provengono dall'ambiente esterno dei circuiti neuronali comuni, degli assemblamenti cellulari (sistemi elementari o complessi che sono depositi di informazioni, classificazioni, raggruppamenti di ricordi recenti, a medio e lungo termine) da cui ricava l'informazione stessa. L'ipotesi suggestiva è che però ci possono essere anche degli assemblamenti neuronali partico-lari separati che sono indipendenti, cioè l'informazione interna della mente dà segnali della sua conoscenza quando trova i circuiti giusti per arrivare al livello della conoscenza o della coscienza ordinaria di tutti i giorni che sono i circuiti su cui viaggia la mente\coscienza come risponditore all'ambiente. Ma non è tutto. Le fenomenologie parapsicologiche spontanee sono feno-meni inusuali in quanto partono da assemblamenti neuronali o da più assemblamenti neuronali che, improvvisamente, si aprono, liberano deter-minate immagini mentali (leggi informazioni pseudo-sensoriali) che raggiungono il livello della coscienza superiore, del cervello razionale che valuta quanto gli ha passato l'emisfero cerebrale emozionale.

1.0 L'immagine mentale che non esiste.

Il parlare corrente usa spesso un linguaggio come: “ho immaginato, ho visto”, per far intendere ad un’altra persona un processo che avviene all'interno della nostra scatola cranica. Questo modo di esprimersi è para-dossalmente errato e fuorviante, anche se comunemente accettato per poter dialogare, cioè trasmettere agli altri quel qualcosa di cui siamo consapevoli, che man mano si sta formando nella nostra testa e cioè: idee, pensieri, sensazioni e, via via, consapevolezze sempre più complesse.
Ma cosa succede quando Monica, una ragazzina di 15 anni, mentre va a trovare una sua amica al terzo piano dello stabile in cui anche lei abita, passando davanti alla porta chiusa di un appartamento al secondo piano vede, attraverso la porta chiusa, un giovane a terra, in un lago di sangue, con una rivoltella vicino? Monica, dopo essere corsa dalla mamma dell'amica, e averle raccontato la visione, si sente rispondere che l'appar-tamento, ora, è occupato da due persone anziane, ma che un giovane vi si era ucciso un anno prima. Che cosa è successo a Monica, da dove le è arrivata questa retrocognizione?
Quali assemblamenti neuronali o chiusi si sono aperti per leggere un evento passato nel tempo storico?
La neuropsicologia ha solo recentemente messo a fuoco il problema della coscienza come autoproduttrice di pensiero e nello studio della mente ha iniziato a proporre che:
 - nel nostro cervello\mente si ha una produzione giornaliera di immagini mentali spontanee non controllata dalla conoscenza cosciente (Kosslin, Hebbs)
 - queste immagini mentali, impropriamente chiamate così, non sono foto intracraniche perché non c'è nessun occhio all'interno della mente, all'interno del cervello, come pure nessuno schermo, nessun proiettore, nulla di tutto questo, solo un groviglio sofisticato e ordinato di centraline neuronali, di connessioni filiformi pluridirezionali.
Eppure, se siamo opportunamente stimolati descriviamo un oggetto, una via, come se li stessimo vedendo; una voce come se la stessimo ascol-tando, magari nostro malgrado.
Se siamo sollecitati dalle parole che sentiamo o leggiamo, nella nostra mente appare un’immagine o meglio un'informazione simile all'immagine esterna, semplice, complessa, elaborata, distorta a secondo del contesto emozionale che l'accompagna.
Noi elaboriamo informazioni sensoriali senza schermo, senza diapositiva, senza lavagna. Si sa tuttavia che questo processo mentale, che ha il suo estremo limite nella visualizzazione (operazione volontaria di plasmare l'immagine mentale), è un'operazione molto più complicata che non il semplice proiettare diapositive in bianco e nero o a colori.
Costruiamo le immagini mentali (informazioni interne simili alle sensazioni esterne) Che possono essere tridimensionali, possono animarsi, proprio come diceva Stevenson, nel "nostro teatrino mentale”, nella nostra testa in un mezzo di informazione che non è quello a cui ci riferiamo comune-mente: vedere, sentire, gustare, odorare, toccare è il risultato di differenti potenziali elettrici, di attivazioni neuronali, di scariche a cascata di cellule criticamente diventate instabili. In taluni casi le immagini hanno un senso più ampio.
Ad esempio, Laura ha esperienze di autoscopia, vede il proprio corpo distante dal suo vero “corpocervellomente”; la neurofisiologia insegna che questa esperienza proviene dal lobo temporale e si chiama "sindrome del lobo temporale"; può sconfinare in varie forme di epilessia dove avvengono scariche sincrone di neuroni attivati che si manifestano nel corpo in varie modalità. Ma Laura non ha un'epilessia medica, ha delle esperienze di vissuto presente che si possono chiamare "paranormali", oltre che vedere il proprio corpo, ha esperienze di O B E e si ritrova in località conosciute e sconosciute e riceve informazioni di vita del presente anche se lontana centinaia di chilometri.

2.0 Il nostro paradosso quotidiano: mente, inconscio, conoscenza.

Nel titolo si può osservare che il termine immagini è voluta-mente ambiguo, se non sbagliato, almeno come processo neurofisiologico: il termine imma-gine è un termine dell'ambiente che ci circonda, ma quando questo qual-cosa, simile all'immagine, si forma nell'attivazione e disattivazione dei nostri circuiti e centri neuronali, c'è qualcosa di non vero, di non reale, proprio come nel processo mentale di Laura, di Monica e di tantissime altre persone che hanno l'impressione di avere un'immagine viva e palpitante nella testa, mentre invece quel significato che richiama l'immagine viva e palpitante è il risultato di un processo complesso, suscitato da uno stimolo che ha coinvolto e dato il via a processi operativi proporzionali o non proporzionali allo stimolo che si è elaborato.
Sotto il nostro livello di controllo cosciente e che Liotti definisce "coscienza primaria", livello che non raggiunge il livello conoscitivo, ma si mantiene ad un livello più nascosto, subconscio, vengono raggruppate molte attività automatiche, non coscienti né volontarie come:
 - attivazioni di centri neuronali simili a biblio\videoteche di ricordi recenti, passati, remoti
 - attivazioni più complesse a cascata di centri coordinatori di più centri neuronali o sistemi informativi che possono accendersi (attivarsi) e cali-brare o meglio valutare se tutta l'operazione conseguente allo stimolo va bene
 - alla fine di queste operazioni interne, inconsce "compare" il segnale di via libera alla risposta conoscitiva, compare la percezione dello stimolo (come il soggetto ha ricevuto lo stimolo), la reazione allo stimolo stesso o, semplicemente, un atto conoscitivo, un riconoscimento della coscienza ordinaria sotto forma di una immagine mentale che viene detta interna, anche se la collochiamo quasi sempre in uno spazio che sembrerebbe nell'ambiente esterno, dove però non è.
Kosslin ha paragonato il nostro cervello ad un computer ed il suo libro "Le Immagini nella mente", è pieno di terminologie da computer. Ma il problema è stato rovesciato, capovolto: è il computer che è simile al cervello, perché il computer l'ha costruito il cervello/mente dell'uomo. Ormai la frittata è stata fatta: spieghiamo con produzioni dell'uomo le parti dell'uomo che non potremo conoscere mai se non sotto forma delle ormai tradizionali, fuor-vianti, errate immagini mentali.
Continuando a sbagliare, si può cercare di semplificare il complesso mente/cervello in unità semplici od elementari che stanno alla base della psicofisiologia mentale e della costruzione di un computer: unità semplici (assembla-menti cellulari) che elaborano quanto ricevono in un mezzo neurofisiologico (Hebbs) che funziona da schermo che non proietta imma-gini, in un mezzo psichico (Kosslin) che riceve una serie continua di attiva-zioni di associazioni cellulari che funzionano come se fossero tanti punti che poco a poco si mettono assieme in uno spazio che assomiglia ad uno schermo e formano una immagine che non esiste proprio. Come all'interno del computer, dove lo schermo potrebbe anche non esserci ed essere collegato solo ad una stampante che dà i risultati finali; lo schermo è solo un controllo di quello che avviene all'interno, non è l'esito della complessa attività interna dei circuiti.

3.0 Lo schermo non schermo: realtà virtuale interna.

In "Oltre lo specchio" di C. Lewis, autore di " Alice nel paese delle meravi-glie" e di cui "Oltre lo Specchio" è la continuazione, Alice, entrando in un bosco, ad una zanzara che si chiedeva perché gli insetti hanno un nome visto che poi, quando sono chiamati, non rispondono, dice: "Il nome non serve a loro, ma alle persone che li nominano, altrimenti perché tutte le cose avrebbero un nome ?" Quando poi si trovò davanti a due frecce diffe-renti, che indicavano la biforcazione obbligatoria della strada per arrivare alla casa di ognuno dei gemelli, prese una strada che dopo poco si bifor-cava ancora, con le precise indicazioni di prima; dopo inutili tentativi di seguire una direzione logica Alice concluse che dovevano abitare nella medesima casa anche se le indicazioni sembravano tutte fuori luogo. Il paragone di Alice coi nostri emisferi cerebrali che si scambiano informa-zioni in continuo, pur avendo funzioni differenti, è molto suggestivo, come pure è suggestiva la nostra funzione verbale e di etichettatura di tutto quanto ci circonda, riconoscibile non solo immaginativamente, ma anche tramite il nome che l’uomo ha dato.
Nella nostra mente/cervello, dopo lo specchio della retina, o delle altre centrali sensoriali, si arriva alle centrali elaborative, associative, dove lungo i filamenti neuronali o nei neuroni, ci siamo abituati a credere che esista uno schermo virtuale chiamato con terminologie sensoriali: immagini mentali, proiezioni della mente; spesso diciamo che "ci siamo guardati dentro", abbiamo fatto una introspezione, ci siamo calati nel nostro profondo. Tutti termini fuorvianti ed errati, tutti termini esterni, sensoriali che applichiamo come se fossimo in un paese delle meraviglie.
Ma questo schermo da chi è osservato? non c'è nessun omuncolo nel cervello, l'occhio della mente è una metafora, gli occhi sono per l'esterno, non esistono occhi interni.
Conosciamo pochissimo di quello che succede dentro di noi e ci espri-miamo invece come se tutto fosse sotto il nostro controllo.
Gran parte dell’attività interna è inconsapevole, inconscia, senza possibilità di controllo, sfuggente, quando arriva l'informazione conoscitiva vuol dire che tutti i processi esecutivi sono già stati attivati e disattivati.
Nel computer non ci sono fantasmi, così come nella mente non ci sono fantasmi, ma tutto è elaborato su circuiti ben definiti, se compaiono dei fantasmi vuol dire che si sono aperti centri di informazione che contene-vano quelle figure di fantasmi o meglio erano depositati dei segnali che una volta attivati hanno riconosciuto che potrebbero appartenere alla cono-scenza di un fantasma.
L'immagine mentale non necessariamente è esperienziale; si viene soltanto avvisati che sta succedendo qualcosa nella conoscenza cosciente, che potrebbe assomigliare a quanto riceviamo dall'ambiente esterno provocatore di sensazioni.
L'immagine mentale che accompagna il pensiero, o il prodotto della nostra mente/cervello, è spesso di grande utilità ai fini della comprensione dell'in-formazione che si riceve, però non è nemmeno la base del pensiero che a noi giunge attraverso la parola, il simbolo. Il linguaggio è un altro modo di ricevere informazioni, proprio come le immagini mentali.

4.0 Proprietà delle immagini mentali

Molte teorie sono state proposte per la spiegazione di questo tipo di cono-scenza proposto in molte psicoterapie "cognitiviste".
Già nel 1935 H. Griffiths e A. El Koussy descrivevano i collegamenti tra le immagini visive, le visualizzazioni, o provocazioni volontarie di immagini mentali, e le abilità di manipolazioni spaziali delle medesime, cioè l'abilità di muovere le immagini mentali.
Quest'ultimo risultato entrerà nel contesto degli stati di coscienza modificati o discreti ,cioè quegli stati in cui la coscienza inizia a sviluppare più osser-vatori nascosti o attivi di sé stessa o inizia a dar vita agli osservatori di sé stessa che sono dei livelli differenti sempre della stessa coscienza.
Le basi neurofisiologiche di queste affermazioni avranno autori come Singer, Antrobus, Festinger, Eccles che parleranno di un "unfinisher busi-ness" cioè un indaffaramento dell'elaborazione continua della mente cervello (Sacco), di informazione antici-patoria dell'informazione medesima che esprimerà questo suo continuo lavorio anche nei sogni, nelle fantasie (Klinger 1971), che sono l'espressione di continui schemi che si predi-spongono all'elaborato mentale stesso in ogni momento della vita stessa dell'individuo (Piaget), anticipando poi gli elaborati finali.
Galanter e Pribam definiranno le varie operazioni seguite dalla mente cervello (Plans and the structure of behaviour), Treub definirà dei modelli delle reti neurali che determinano le immagini mentali, ma l'applicazione più suggestiva è quella proposta da Singer (1974) quale la derivazione del sogno ad occhi aperti, sogno da svegli guidato che ha diverse caratteristi-che fino ad un tipo molto particolare di sogno che è il sogno lucido (Desoille, 1961) ovvero avere la possibilità di guidare le sequenze immagi-native mentali autonome intervenendo volontariamente e cioè un inter-vento diretto sulla mente attiva, in termini più neurofisiologici, un riequilibrio funzionale dei due emisferi quando questi hanno una loro prevalente predominanza fisiologica (Sperry, Pribam).
Nella cronistoria delle immagini mentali ,queste erano state relegate nel mondo dell'inconscio, ovvero nella parte non sondabile del nostro cervel-lomente.
Secondo Freud: qualsiasi pensiero cosciente è preceduto da un abbon-dante elaborazione inconscia e le elaborazioni dell’inconscio sono impre-vedibili (ora TAC, PET, ecc. dimostrano che prima di un movimento c'è già attivazione cerebrale).
Secondo Jung: le immagini presenti nei sogni sono il linguaggio simbolico dell'inconscio, sono costruite automaticamente o inconsce
Kosslin (Le immagini nella mente) ha dimostrato come queste immagini mentali corrispondono funzionalmente e conoscitivamente al mondo sensoriale:
 - sono spaziali e figurative
 - possiamo focalizzare un dettaglio
 - possiamo muoverle
 - compaiono su un mezzo neurofisiologico che ha caratteristiche partico-lari
 - il mezzo neurofisiologico ha uno spazio limitato
 - è preciso al centro, meno alla periferia
 - è uno spazio funzionale che ha una grandezza e una forma
 - è un sistema che funziona come spazio e ci dà la percezione.

Dove sono queste immagini chiamate mentali? Possiamo paragonare, e quindi di nuovo immaginare, dei depositi funzionali a breve, medio e lungo termine tipo biblioteche e videoteche dove ci sono funzionari attenti ed esperti (breve termine), o gli osservatori del subconscio ,questi diventano imprecisi e talvolta fuorvianti: si chiede un preciso ricordo e ne viene portato un altro oppure portano qualcosa che non è richiesto, proprio come nelle manifestazioni spontanee delle fenomenologie ESP.

5.0 Tipologia delle immagini mentali

Le fenomenologie parapsicologiche si avvalgono troppo spesso di questa peculiarità della nostra mente cervello, però non tutti i "flash" conoscitivi hanno la stessa vivacità, spontaneità, anche se il soggetto non è consape-vole del processo mentale e degli eventuali stimoli che hanno determinato la sequenza dell'informazione che non corre sui sensi.

Richardson (1969) ha descritto le tipologie principali della conoscenza immaginativa che possono raggrupparsi in quattro principali gruppi. È ben evidente che detto raggruppamento può essere suscettibile di rimaneg-giamenti fenomenologici:
Immagini persistenti: sono quelle immagini che corrispondono in tutto od in parte a quanto abbiamo ricevuto dall'ambiente, rimangono dopo che la stimolazione esterna è terminata e possono essere determinate da qual-siasi canale sensoriale.
Immagini eidetiche: o più comunemente memoria fotografica, queste immagini sono determinate da particolari predisposizioni del soggetto che mantengono vivide le immagini sensoriale ricevute; queste immagini persi-stenti spontanee od anche volontarizzate, sono state adottate da più psicoterapeuti per le varie metodologie psicoterapiche. (Haverman, Ahsen 1977).
Immagini del pensiero: vengono definite da Richardson quelle immagini che "sono comuni ed accompagnano la vita quotidiana, possono accom-pagnare i ricordi degli eventi passati, i processi del pensiero che preparano ed anticipano le azioni presenti e future.
Sono anche chiamate immagini della memoria, ma come si nota, queste definizioni possono facilmente scivolare l'una nell'altra.
Immagini dell'immaginazione: il contenuto di queste imma-gini può sgan-ciarsi dall'esperienza mnesica del soggetto, assumere connotazioni emotive più forti, originali, fino ad apparire fisicamente presenti. L'immede-simazione di questo tipo di immagine può diventare talmente forte da far abbassare del tutto il livello di consapevolezza del soggetto, questo tipo di immagine scatta dopo il rilassamento del soggetto che è determinante (Horoviz, Mac Kellar) nel predisporre i vari assemblamenti neuronali o centri di elaborazione dell'informazione, a svincolarsi dal controllo cosciente ed attuare un flusso "spontaneo" delle medesime in una consecuzione propria, non controllata dalla critica, morale, logica, consequenzialità o dai sistemi associativi della conoscenza verbale, propositiva.
É per questo che Pope e Singer affermano che gli adulti umani presentano un flusso continuo, giorno e notte di eventi immaginativi che scorrono continuamente e che possono affiorare al livello di coscienza vigile, ordina-ria, oppure restare nel subconscio o profondo individuale ed essere osser-vate solo dagli osservatori (o centraline di controllo) del subconscio che Hillgard chiama "osservatori nascosti" (in quanto non danno segno di essere presenti) e che possono dare segno di sé in particolari stati modifi-cati di coscienza e quando viene provocato un riorientamento (prendere coscienza) conoscitivo che affiora nella conoscenza dello stato ordinario di coscienza.
Tutte le tecniche immaginative possono stimolare il soggetto a dirigere l'attenzione sull'apertura di questi spiragli dove vigilano gli osservatori nascosti e quindi portare a livello informativo/percettivo un determinato canale immaginativo.
Sintonizzandosi su questo flusso continuo si possono far apparire le imma-gini mentali che racchiude, che fa scorrere lontano dalla coscienza ordina-ria. La ricostruzione immaginativa e soprattutto l'attribuzione cosciente di un significato è la base psicoterapeutica di molte terapie cognitivi-ste/comportamentali attuali, è anche la base neurofisiologica di molte proprietà parapsicologiche "spontanee" o "sviluppate con tecniche".
Teoria della mente attiva

Weimer (1977) rompe con la concezione "associazionista e passiva" della mente umana, e sulle basi neurofisiologiche già accertate da Popper 1972, Miller, Galanter, Pribam 1960, Sperry 1967, Eccles 1970 ed altri, imposta le teorie della mente "attiva", la mente non è soltanto produttrice di output (risposte), ma anche di input (produzione propria), cioè costruisce attiva-mente i propri dati conoscitivi e le immagini chiamate impropriamente mentali costituiscono una delle modalità dei processi di produzione cono-scitiva senza l'apporto dell'ambiente esterno, la mente/cervello agisce svin-colata dai dati che affluiscono nei vari sistemi recettivi; dicendola con Weimer: “la mente stessa dell'individuo ricerca e costruisce attiva-mente i propri dati sensoriali”.
Mentre si sono già trattate delle teorie sulla produzione delle immagini mentali che giustamente sono chiamate "rivoluzione cognitiva" degli anni 60 (Sacco), è importante sottolineare che altre teorie perfezionano alcune carenze sempre presenti come la spiegazione scientifica della base del pensiero e del comportamento organizzato inteso come output o uscita decisionale della mente attiva; tale teoria, è quella dei sistemi di assem-blamento neuronale (Lorenz de No: nodi neuronali chiusi):
strutture di neuroni e loro connessioni che si sono organizzate gerarchica-mente partendo dalle organizzazioni più semplici di un solo dato sensoriale elaborato alle strutture via via più complesse come quelle delle idee astratte.
Queste strutture sono state suddivise in sistemi di rappresentazione che prevedono dei sottosistemi immaginativi, dei sottosistemi proposizionali o del linguaggio o dei simboli ed un sistema supervisore che coordina inces-santemente tutti i sottosistemi.
La mente ha quindi un'attività incessante e continua nell'ambito delle 24 ore, sebbene con modalità differenti, le sue funzioni principali che sono (Sacco):
 - funzione anticipatoria di costruzione di schemi previsionali che decor-rono parallelamente e non sono influenzati dal flusso in arrivo degli stimoli ambientali, tali schemi previsionali sono le varie possibilità opera-tive di massima su cui si costruiranno le modalità di approccio agli eventuali avvenimenti presenti o futuri.
 - funzione di orientamento dell'attenzione selettiva: regolazione dei processi attentivi che a loro volta regolano e sono regolati dagli eventi e dagli schemi previsionali.
Questa attività della mente diventa preminente quando si riducono gli stimoli ambientali, cioè quando un soggetto si rilassa, entra in uno stato modificato di coscienza.

Applicazioni psicoterapeutiche della teoria della mente attiva

É stato dimostrato e supportato dalle varie teorie cognitivi-stico/comportamentali nuove ed in parte accennate (Richardson ,1977) che
1) l'immagine mentale può non avere un effetto fisiologico se è nel flusso spontaneo di immagini che corrono in sistemi chiusi o della conoscenza parallela (subconscia); per avere un effetto fisiologico le immagini mentali dovrebbero presentare caratteristiche simili alle esperienze percettive che danno le varie tonalità delle varie emozioni.
2) le immagini mentali presentano tutte caratteristiche specifiche che rive-stono una importanza centrale nella mediazione dell'attivazione fisiolo-gica e comportamentale.
3) esistono delle differenze individuali nel costruire le immagini, le persone possono però migliorare e volontarizzare la costruzione delle immagini mentali.

Una di queste teorie psicoterapeutiche, molto simile alla psicoterapia ipno-tica è la Teoria del triplo codice:
elaborata da Ahsen (1984) e così chiamata perché le tre parole chiave che guidano questo approccio psicoterapeutico sono:

Image      (Sensazione attivata centralmente)

Somatic response  (Implicazione di un cambiamento somatico o neurofisiologico)

Meaning    (attraverso l'immagine l'organismo interpreta la sua relazione con l'immagine e col mondo)

La risposta somatica è un legame dinamico tra l'immagine e il significato medesimo, sviluppare quindi una sequenza di immagini mentali ed attivare al tempo stesso dei correlati fisiologici. Il cambiamento del significato precedente a quello attuale, sulla guida dello psicoterapeuta, è la base di un riordino dei depositi emozionali, motivazionali (stimolazioni interne provenienti dai centri viscerali del cervello limbico o emozionale), immagi-nativi con un significato più soddisfacente e meno disturbante di quelli finora sviluppati.
L'armonia tra queste sequenze è indispensabile per l'autostima, nuovi comportamenti adattativi o semplicemente una metodica più distensiva nell'affrontare lo stress ordinario (eustress) o i suoi incrementi psicopatolo-gici (distress).
 

6.0 E la parapsicologia dove la mettiamo ?

Gran parte delle conoscenze che sono state chiamate col termine di "parapsicologia" sono riconosciute come informazioni "non" provenienti da stimoli esterni e che terminologicamente sono formate da immagini mentali:
telepatia, chiaroveggenza, retrocognizioni, psicometria, apparizioni, un mondo interno, improvviso che però è denso di significati ed allusioni di un mondo esterno, anche se strano, dove passato presente o futuro si mescolano proprio come i personaggi di "Alice nel Paese delle Meraviglie".
Secondo molti scienziati, neurofisiologi, tra cui una voce importante come Hebbs, dicono che tutte le nostre conoscenze fisiche ed umane rendono impossibile la telepatia e la chiaroveggenza perché non seguono le "regole" della fisica ordinaria, si sovvertirebbero le leggi attuali, già abbon-dantemente sovvertite dalla fisica subatomica e dalle coordinate universali e dagli Stati di Coscienza risvegliati (Kluver, Grof, Tart, Crick, Mitchinson, ecc.) e descritti con l'aiuto delle sostanze psicoattive, anche se gli stati di coscienza modificati esistono senza l'aiuto di dette sostanze.
Ma ci sono anche esperienze paranormali sostenute da lavori sperimentali seri ed i lavori sperimentali seri e statisticamente significativi non possono essere misconosciuti.
Le teorie della mente attiva sono di grande aiuto alla spiegazione psicofi-siologica delle varie fenomenologie, e come per le immagini mentali il mezzo in cui corre l'informazione immaginativa non è ancora stato completamente definito, sebbene si conoscano alcuni suoi attributi, anche per il mezzo in cui si diffonde la conoscenza, specie extrasensoriale, non è ancora stato identificato.
Le immagini mentali possono spiegare in parte come si possono avvertire, provocare, subire, manipolare, avere, evidenziare le informazioni che vengono chiamate parapsicologiche e "parlando fuori dai denti" (e sempre la parola va oltre i denti) si devono accettare umilmente alcuni segnali che vanno oltre le nostre indagini.
 

7.1 Parapsicologia e Psicopatologia

Spesso la produzione parapsicologica è stata avvicinata al disturbo mentale più o meno importante (sindrome dissociativa, personalità schi-zoide, personalità paranoide, sindrome polimorfa del lobo temporale, crisi parziali complesse psichiche). Ma il testo più aggiornato (DSM IV) di psichiatria consiglia sempre di valutare che quando una determinata feno-menologia rientra in un comportamento deviante, in culti, credenze, mani-festazioni che appartengono a determinate culture o sottoculture è dunque una "sindrome culturalmente caratteristica" che può, e spesso è, diagno-sticata scorrettamente come disturbo psicotico o neurologico. Quindi lo studioso non è un giudice, o un poliziotto, che deve ricondurre nei ranghi e nei limiti dell'attuale società: i pregiudizi personali, retaggio di anacronisti-che prese di posizione (pag. 11 DSM IV) vanno ridotti con l'approccio tran-sculturale, di valutazione etnica, religiosa e soprattutto con la disponibilità di ascoltare, accettare e discutere serenamente le esperienze degli altri.
Continua il DSM IV: "Il clinico che non ha familiarità con le sfumature cultu-rali di riferimento del soggetto può erroneamente giudicare come psicopa-tologia quelle normali variazioni di comportamento, convinzioni od espe-rienze peculiari della cultura dell'individuo."
 

8.0  Conclusioni parziali.

Alice in "Oltre lo specchio" stava discutendo con degli animali per la sparti-zione di un grosso dolce, vedendo ai suoi piedi il piatto su cui era posato il dolce disse :
"Dunque non ho sognato, a meno che non facciamo parte tutti dello stesso sogno. Soltanto spero che si tratti del mio sogno, non di quello del Re Rosso. Non mi piace l'idea di appartenere al sogno di un’altra persona, ho una gran voglia di andare a svegliarlo per vedere cosa accade."
E cosa accadde ? Quando Alice, inseguita dalle carte da gioco animate, per ordine della Regina Rossa che le voleva far tagliare la testa, urlò: "Ma a chi fate paura voi ? Non siete altro che un mazzo di carte". Si trovò seduta sull'argine di un fiume, mentre sua sorella le toglieva con delicatezza dal viso le foglie secche che le erano cadute addosso dagli alberi.
 
 
 
Bibliografia

Kosslin: Le immagini nella mente, Grandangolo, Edizioni Giunti, 1989.
Schank: Il computer cognitivo, Grandangolo, Edizioni Giunti, 1988.
G. Liotti: Le discontinuità della coscienza, Edizioni Franco Angeli, 1993.
G. Liotti: La dimensione interpersonale della coscienza, Edizioni La nuova Italia Scientifica,1994
Richardson: Mental Imagery, Edizioni Springer, New York, 1969.
U. Neisser: Psicologia cognitivista, Edizioni Giunti Martello, 1974.
D. Hebb: Mente e pensiero, Edizioni Il mulino, 1980.
G. Sacco: I giochi della mente, Edizioni Melusina, 1994.

L. Carrol: Alice’s Adventures in Wonderland and Through the loking-glass, Oxford University Press, 1982.
V. Guidano: La complessità del sé, Ed. Boringhieri, 1987.
J. Hooper, D. Teresy: L'universo della mente, Edizioni CDE 1986.



 

 

 

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