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Giuseppe Perfetto
Poltergeist: Psicodinamica della Sindrome RSPK da Metapsichica 1996


Il desiderio allo stato puro è assai difficile da individuare.

Si individua nel momento in  cui diventa prepotente.

In cui sfascia tutto.

Cesare Musatti, I Girasoli, 1984

Come lo psicanalista Jan Ehrenwald scrisse nell' introduzione ad un suo articolo apparso sulla prestigiosa rivista scientifica The Journal of Nervous and Mental Disease, ogni proemio ad un possibile discorso intorno ai fatti paranormali presuppone l' assunto che il verificarsi degli stessi possa considerarsi garantito.  In mancanza di ciò, ovviamente, ogni tentativo di presentare una teoria dei fenomeni, o un loro ordinamento in un modello coerente, sarebbe fuori luogo [Ehrenwald, 1972].

Dal momento che questo lavoro si inserisce nel filone di studi, oggi tanto fertile, che va sotto il nome di parapsicologia psicoanalitica, un ulteriore presupposto sta nel fatto che si riconosca l' apporto della psicoanalisi quale strumento conoscitivo scientificamente valido.

Dovrebbe essere una buona abitudine, in parapsicologia, esplicitare sin dall' inizio il livello d' analisi di riferimento. Da un punto di vista epistemologico, in questo lavoro seguirò un metodo in uso nella abituale procedura clinico-psicologica [Perfetto, 1995]:

l' interpretazione psicoanalitica, in un confronto che  parte dal piano comportamentale del sintomo manifesto per giungere all' individuazione dei contenuti latenti e inconsci; pervenendo, attraverso l' induzione, alla costruzione di un modello generale, confrontato con le altre teorie, con i dati di letteratura e con i risultati di ricerche sperimentali.

 

L' RSPK: PSICOCINESI SPONTANEA RICORRENTE

Il fenomeno parapsicologico oggetto del nostro studio è il poltergeist, fenomeno sul quale possediamo una tale mole di documentazione storica ma, anche scientifica, tale da garantirci la sua oggettiva realtà, <<noi oggi possiamo dire che il Poltergeist è l' unico fenomeno spontaneo che possiamo dare tranquillamente per accertato - storicamente e scientificamente>> [Cassoli, 1994]. Poltergeist è una parola tedesca composta dal verbo poltern che significa "fare chiasso, rumoreggiare", e dal sostantivo geist cioè "spirito, fantasma". Prediligerei il termine fantasma per la sua assonanza alla terminologia psicanalitica: fantasma dell' animo umano. Fantasma, sempre associato al desiderio inconscio. Poltergeist: fantasma chiassoso.

Nel gergo magico-spiritistico, col termine di poltergeist venivano designate quelle entità, che Kardec chiamava "baronti", che si caratterizzavano per il  loro manifestarsi attraverso azioni deleterie. Mentre gli spiriti che abitavano nelle case e nei castelli potevano essere definiti "intelligenze inoffensive" assorbite nelle proprie misteriose vicende personali, i poltergeist risultano essere all' opposto entità negative, distruttive, maligne, astute.

Poltergeist si riferisce ad un insieme di manifestazioni paranormali che hanno come scenario un luogo abitato. I fenomeni o, in un' ottica parapsicopatologica, i sintomi con cui si manifesta possono essere: improvvise cadute a terra d' oggetti,  loro spostamenti o voli; lampade, fornelli o radio che si accendono e si spengono da soli; suoni percussivi: battiti e tonfi, rumori che si avvertono nei mobili o nei muri; quadri che precipitano dalle pareti o che ruotano,  squilli di campanelli, bicchieri e piatti che vanno in frantumi,  finestre e porte che si aprono e si chiudono da sole, guasti all' impianto elettrico, incendi, etc... il tutto, ovviamente, senza origine fisica accertata. E' raro che episodi di poltergeist si protraggano oltre i due mesi. Fenomeni di anomalie cinetiche di questo genere sono tutt' altro che rare: da un' approfondita ed estesa indagine statistica compiuta da Giulio Caratelli e Massimo Biondi risulta che in Italia si verifica una media di tre casi ogni due anni e che nel mondo, ogni anno, si presentano diverse decine di episodi di  tipo poltergeist-infestazione [Biondi e Caratelli, 1993]. Un  interessante elemento osservato già dai primi pionieri della ricerca psichica, è che questi fenomeni paiono prodursi come se una mente intelligente li guidasse; una mente intelligente mossa dalla rabbia, da una volontà di rivalsa, in preda ad un raptus furioso. Fenomeni ed attributi che ricordano, secondo il lessico psichiatrico, le reazioni pantoclastiche.

Oggi, in parapsicologia, questi eventi hanno perso la loro originaria connotazione spiritistica per essere scientificamente inquadrati fra le manifestazioni psi-cinetiche della mente umana, tant' è che si è preferito sostituire lo scomodo vocabolo poltergeist con la più consona denominazione di Psicocinesi Spontanea Ricorrente o RSPK, in inglese Recurrent Spontaneous Psycho Kinesis.

L' RSPK, o poltergeist, è quindi un fenomeno paranormale che rientra nella categoria della manifestazioni psicocinetiche (Macro-PK) e nulla ha a che fare con spiriti di defunti o entità varie. Psico-cinesi: parola che rinvia a due ordini di livello: il suffisso Psico si riferisce  al fatto che "motore" del fenomeno è la psiche, cosciente, sia soprattutto  sul piano della dinamica inconscia, e qui il campo di indagine è tutto psicologico; mente Cinesi (dal greco kinèsis = movimento) rinvia al dato oggettivo che all' interno di un sistema fisico è avvenuto un cambiamento dello stato di quiete o di moto di un oggetto senza l' intervento di una forza, o energia, nota, e questo è dominio della fisica. Su questo doppio versante mente/materia si inserisce il fenomeno RSPK  che tanto interessa i parapsicologi, al punto che il famoso Hans Bender affermò che lo studio del poltergeist rappresenta la via regia per un' estesa conoscenza dell' uomo all' interno della natura [Bender, 1974 in Roll, 1977]. Più semplicemente credo che dalla comprensione psicologica dell' RSPK si possano far derivare una serie di informazioni utili per una  più ampia comprensione delle fenomenologie paranormali nel loro complesso.

Nulla sappiamo sulla natura fisica dell' energia agente nell' RSPK. I dottori Karger e Zicha, fisici dell' Istituto Max Plank di Monaco, gli esperti che seguirono con spirito scientista il caso di poltergeist di Rosenheim del 1967, studiato da Bender, constatarono che durante il monitoraggio del fenomeno continuavano a venir registrate forti escursioni elettriche, sebbene avessero eliminato sistematicamente ogni possibile causa fisica ed avessero controllato il funzionamento di tutti gli strumenti utilizzati. La loro perizia conclude dicendo che <<non è possibile una descrizione dei fenomeni attraverso gli attuali principi della fisica>> e attribuiscono i fatti ad una non meglio precisata <<influenza meccanica senza causa apparente>> [Karger  e Zicha , 1968 in Roll, 1977  e in Bender 1972].

Qualcosa conosciamo invece del versante psicologico del fenomeno. Come dicevamo prima sull' "intelligenza del poltergeist", apparve  chiaro ai primi ricercatori (tra i quali Podmore, Lang e Barret della S.P.R.) che l' RSPK non fosse tanto legato al luogo o all' ambiente fisico, se così fosse il fenomeno sarebbe invece di tipo infestatorio. L' RSPK è piuttosto legato alla presenza di una persona, allontana la quale le manifestazioni scompaiono per magari riprodursi nel luogo ove la stessa si è trasferita [Biondi e Caratelli, 1993]. Pertanto l' RSPK si dice orientato all' individuo. Proprio constatando questa "intelligenza" dell' RSPK, questa non casualità delle manifestazioni, si è ritenuto che il poltergeist non fosse provocato da movimenti tellurici, da fenomeni bradisismici o di carattere idrogeologico [Inardi, 1973]. Così seguendo la relazione di Karger e Zicha, sappiamo che <<si è riscontrata una correlazione sorprendentemente esatta, ignota in fisica: le deflessioni anomale si registrarono solo quando una certa impiegata, la signorina Sch., si trova nelle immediate vicinanze. Poiché gli eventi avvengono esclusivamente in presenza di un dato essere umano, si determina un caso imprevisto in fisica>> [Karger e Zicha, 1968 in Moss, 1974]. Il soggetto agente psicocineticamente sull' ambiente, in modo inconsapevole, è detto focus, o agente focale, o soggetto focale del fenomeno.

Si osservò che tale agente focale era, nella maggioranza dei casi, un adolescente, la cui età media era intorno ai 15 anni. Non solo, da estese indagini medico-psicologiche risultò che il 79% di questi giovani agenti focali accusavano disturbi mentali di più o meno grave entità [statistica per il periodo 1950-74 in Roll, 1977]: in generale una psicodiagnosi  rilevava la presenza di  conflitti psicologici intensi, a forte connotazione affettiva di tipo aggressivo. Alan Owen scrisse, nel 1970, che <<anche se non si può affermare con certezza che i fenomeni poltergeist coincidano con il periodo della pubertà, pensiamo che si scatenino non per effetto di un' energia fisiologica, ma a causa dell tensione emotiva che può crearsi in questo delicato periodo della vita di un individuo>>.

 

FODOR: L' ESPRESSIONE PSICOCINETICA DELL' AGGRESSIVITÀ

Lo psicoanalista ungherese Nandor Fodor scriveva, nel '48: il poltergeist <<se lo si osserva non si può dubitare in alcun modo che dietro di essi infurii una tempesta inconscia>>.

Fodor fu il primo a suggerire che il comportamento dei soggetti induttori dell' RSPK poteva essere fatto risalire ad una esteriorizzazione dei loro impulsi aggressivi repressi: <<Esso [l' attività del poltergeist] è antisociale, dà sfogo ad un odio violento, è causa di distruzione >>,aggiungendo che <<si tratta di repressioni proiettate>> [Fodor, 1945].

Su questa linea interpretativa si è pervenuti a riscontrare la tonalità emotiva che costantemente si cela dietro al fenomeno RSPK: l' aggressività; tant' è che, come dato invariato ed acquisito dalla ricerca parapsicologica, in ogni testo specializzato si può leggere che  il poltergeist è "causato" dall' aggressività, più o meno manifesta, di una persona, generalmente in età adolescenziale, che scaricherebbe questa sua rabbia in maniera psicocinetica e involontaria su uno specifico individuo o sull' ambiente in generale. RSPK:  aggressività  esteriorizzata tramite l' azione psicocinetica. Comunque, <<anche prima dell' era della psicoanalisi, gli osservatori aveva notato che molti fenomeni di poltergeist, come gli assalti con pietre, vasellame e cosi via, sembravano rivelare un' ostilità latente verso qualche individuo. In altri casi sembra chiaramente che i fenomeni stiano "perseguitando" il presunto agente >> [Broughton, 1991].

Studi psicologici  successivi hanno cercato di avvalorare queste intuizioni di Fodor, senza però null' altro apportare di particolarmente originale sul piano teorico.

Psicologi, psichiatri e parapsicologi che in prima persona si sono occupati di casi di RSPK, spostando la loro attenzione dal fenomeno in sé all' ambiente nel quale si presenta, hanno definito oppressivo e limitante il clima psicologico nel quale l' agente focale vive.

Un dato statistico particolarmente interessante è quello riguardante il fatto che almeno nel 41% dei casi i fenomeni RSPK compaiono in momenti in cui erano avvenuti nella famiglia cambiamenti e/o problemi che potevano avere influito sull' agente focale. William G. Roll ha individuato i seguenti eventi ansiogeni connessi all' RSPK: l' insorgenza del fenomeno compare quando la persona focale e la famiglia si trasferiscono in un altro luogo, quando essa è ammalata o sottoposta a insolite tensioni psicologiche, quando un genitore o un' altra persona significativa sono lontane da casa,  oppure l' RSPK comincia immediatamente dopo la morte di un parente o di un amico [Roll, 1977].

In seguito a queste ed altre constatazioni Roll pervenne a conclusioni che possiamo così riassumere: l' RSPK è collegato ad una persona focale, generalmente giovanissima, i cui rapporti con la famiglia, o con un familiare, o con qualcuno con cui è in continuo contatto, hanno trovato particolari difficoltà assumendo un carattere patologico. Il poltergeist è di norma associato a intime tensioni del soggetto, il quale esprimerebbe attraverso la fenomenologia paranormale la sua aggressività e ribellione.

A questo punto, approfondendo l' analisi, c'è da chiedersi da dove provenga questa aggressività.

Senza necessariamente adottare una prospettiva patolocizzante, possiamo affermare che l' RSPK si configura come una sindrome, ovvero un insieme di sintomi che designano uno specifico stato patologico; idea condivisa anche da William Roll [1972]. L' operazione necessaria consiste nel fare di queste manifestazioni non dei sintomi psichiatrici, segni di sé stessi, ma dei sintomi analitici, elementi simbolici metaforizzabili. E' dunque pienamente condivisibile il pensiero di Enrico Marabini che parte dal concetto che ogni evento paranormale s' iscrive all' interno di un Sistema Fenomenico Paranormale, << questo perché i fenomeni psi rappresentano la risultante finale, cioè l' effetto, di un complesso processo interattivo che si realizza tra parti, o elementi, o unità di sistemi diversi>>, aggiungendo che <<ogni rapporto interattivo realizza nel soggetto un evento informativo; acquista cioè la connotazione di una comunicazione significativa>>, inoltre, riguardo specificatamente il poltergeist: << proprio in funzione della sua forte connotazione di  interazione sociale, ritengo che possa essere considerato un vero e proprio evento di comunicazione non verbale ad estrinsecazione extracorporea>> [Marabini, 1992 in AA.VV., 1992]. L' RSPK è la conclusione di una evoluzione (o forse di una regressione): la psicocinesi devastante del poltergeist si presenta come il sintomo di un complesso processo psicologico, l' operazione analitica consisterà nell' apporto di un senso, di una intelligibilità, mirando al movente inconscio [Perfetto, 1995]. Fodor affermava chiaramente che << senza scoprire il linguaggio cifrato del "poltergeist" non potremmo mai comprenderlo>> [Fodor, 1945]. Ritengo che tutta la dinamica psicologica che sottende ai fenomeni RSPK è magistralmente sintetizzata in queste parole di Fodor che  riferendosi al caso della signorina Whalen scriveva  <<la sua libido era sfuggita per vie collaterali e la sopraffaceva come se si fosse trattata di un fantasma, consumando le sue forze vitali in un vano tentativo di trasmettere un messaggio: allo stesso modo come, in altri casi, avrebbe fatto un sintomo nevrotico sulla persona>> [Fodor, 1948].

Fu probabilmente proprio Nandor Fodor a dare impulso a quella particolarissima materia scientifica a cui poi Rhine diede il nome di parapsicopatologia, designando con essa lo studio delle turbe mentali che si manifestano in modo paranormale. Fodor scrisse, nell' introduzione al suo articolo sul caso della signora Forbes, che un medium oppure, aggiungeremmo noi, un sensitivo o un qualunque soggetto psicomiletico <<può produrre apprezzabili fenomeni psichici come un nevrotico manifesta i suoi sintomi>> [Fodor, 1945; vedi anche AA.VV., 1992].

Quindi, l' RSPK va inquadrato nell' ambiente nel quale si presenta. E' da porre in primo piano il campo costituito dalle relazioni interpersonali: l' agente focale risponde al clima psicologico che gli sta attorno manifestando il proprio disagio attraverso una particolarissima classe di sintomi, la psicocinesi, segni privi di simbolizzazione per l' arcaicità dell' esteriorizzazione del pensiero. Sulla questione della  psicodinamica dell' RSPK Emilio Servadio scrive: << La psicoanalisi ha mostrato come i conflitti inconsci possano assumere caratteristiche assai primitive ed estreme, lo stesso si può ipotizzare nei riguardi dei conflitti, e delle energie che li alimentano, relativi ai giovani in questione. L' enigma del Poltergeist consiste per altro nella eccezionalità e paranormalità del manifestarsi dei conflitti: i quali, in modi e per canali ignoti, danno luogo a fenomeni parafisici nell' ambiente, anziché originare sintomi, o sogni>> [Servadio, 1986].

La psicocinesi del poltergeist si presenta come il sintomo di un complesso processo psicologico. Il sintomo ha  carattere d' estraneità rispetto al soggetto, l' operazione analitica consisterà nell' apporto di un senso, o di una intelligibilità, mirando al movente inconscio. Davide Gilletti così si esprime: <<Possiamo analizzare gli eventi caratteristici del Poltergeist come simboli di una psiche allargata, elementi di un sogno che si traduce nella realtà fisica circostante, fuoriuscendo dalla mente del sognatore stesso. Così come gli elementi di un sogno tessono la trama all' interno della quale l' inconscio si esprime, allo stesso modi gli eventi paranormali possono essere interpretatati>>; e sulla stessa linea ermeneutica Gilletti aggiunge che <<partendo dall' ipotesi che ogni evento sia anche un "racconto", si tratta di applicavi certe griglie interpretative ordinariamente utilizzate per l' analisi semiologica è nostra ipotesi che tutto quanto avviene nel campo di indagine della parapsicologia ubbidisca alle stesse leggi che sono proprie della creazione onirica>> [Gilletti, 1988].

 

INDAGINI PSICOLOGICHE SUGLI  AGENTI FOCALI

Possiamo citare a titolo esemplificativo l' esito psicodiagnostico  del   tredicenne  agente focale del poltergeist di Neudorf del 1952. Bender scrive che l' esame << mise in evidenza una struttura della personalità quale in seguito abbiamo ritrovato anche in altri giovani coinvolti in casi di poltergeist: tensioni e conflitti non superati in rapporto con la pubertà, forte frustrazione e aggressività tendente a scaricarsi in maniera esplosiva >> [Bender, 1972]. Oppure a proposito del caso di Brema del 1965, nel quale il focus era un garzone di un reparto di porcellana di 14 anni, sempre Bender scrive: <<quando la tensione conflittuale intrapsichica raggiungeva un alto grado di intensità, si poteva addirittura prevedere che ci sarebbero state altre scariche psicocinetiche >> [Bender, 1972], analogamente si esprime uno psicologo che seguì un caso italiano di poltergeist: egli <<notò che la situazione del soggetto [focale] era comunque matura per un' esplosione di tipo psicologico e ritenne evidente una correlazione tra la massima tensione psichica e la comparsa di fenomeni apparentemente paranormali>> [Bononcini e Martelli, 1982].

Il caso di Miami, del 1966-67, studiato da Roll e Pratt, è piuttosto famoso. In un negozio di chincaglierie si cominciò a manifestare la tipica fenomenologia dell' RSPK. Nel magazzino lavoravano, oltre al proprietario, due impiegati e un commesso di nome Julio. Julio, un diciannovenne rifugiato cubano, fu individuato quale agente focale; fu sottoposto dal dottor John Altrocchi, docente di psicologia medica e professore associato di psicologia presso la Duke University, e dal dottor Randall Harper a una serie di test psicologici che comprendevano il Test di Rorschach, il Minnesota Multiphasic Personality Inventory (MMPI), il Thematic Apperception Test (TAT) e un test di associazione di parole. Si riscontrò in Julio << segni evidenti di rabbia, ribellione, senso di non riuscire a far parte dell' ambiente sociale, di non ottenere quello di cui aveva bisogno (...). Aveva una vita molto ricca di fantasia unita a emozioni instabili. Di queste le più notevoli si rivelavano nei molti esempi di sentimenti e impulsi aggressivi che lo disturbavano e sono per lui inaccettabili. Lui cerca di impedire la diretta espressione di questi sentimenti; in realtà non solo non controlla l' espressione di impulsi aggressivi che possono essere fondamentalmente ... distruttivi, ma sente anche la necessità di controllare impulsi di una natura piuttosto autoaffermativa che aggressiva... Gran parte della sua fantasia deve essere sostanziata da motivi aggressivi e dalle sue espressioni immaginarie, e spesso egli è consapevole della sua rabbia>>. [Roll, 1972].

Come già accennato, spesso fenomeni di RSPK compaiono in concomitanza con eventi emotivamente significativi per il soggetto focale. Poco prima della manifestazione RSPK si acutizzarono alcune difficoltà in casa di Julio, la matrigna gli aveva detto che voleva lui si trasferisse fuori di casa. Inoltre Julio aveva nostalgia della madre e del nonno che erano rimasti a Cuba. Gertrude Schmeidler, professoressa di psicologia alla City University di New York, condusse anch'essa una serie di indagini sulla personalità di Julio, rilevando che le sue risposte  denotavano tenerezza familiare nell' infanzia, educazione ad alti livelli morali, senso di indegnità, di colpa e di reiezione, complessi di inferiorità, sviluppo di tratti della personalità tendenti alla passività, tendenze dissociate in relazione alle espressioni di aggressività. Comparve anche dell' aggressività verso il padrone: <<Tale risentimento sarebbe stato esercerbato da un padrone che veniva considerato come falso e menzognero, e cioè come la figura di un padre che esige la virtù ma non la merita per il suo basso livello morale. L' esprimersi delle tendenze dissociate in forme aggressive, la reazione morale alle condizioni di lavoro e la miseria del lavoro stesso, si sarebbero allora rivelate come un' aggressione dissociata (poltergeist) contro le proprietà del padrone, unità ad una acquiescenza esteriore alla richieste del lavoro... La risposta al controllo parentale era l' immaginaria realizzazione di un' aggressione o di un atteggiamento passivo-aggressivo nel quale egli sembra capitolare, ma in qualche modo indiretto riesce a mostrare resistenza ostile>> [Roll, 1972].

I disturbi di poltergeist sembrano molto spesso manifestare tensioni familiari. Così per esempio nella storia TAT  di un altro agente focale <<il motivo era una ostilità fra padre e figlio. Le risposte Rorschach presentavano immagini di missili, bombardamenti e di animali in lotta. Tutta l' aggressività che faceva sorgere queste immagini non era sentita dal soggetto come proveniente da se stesso ma come esistente nella situazione esterna. Nella sua personalità vi era una barriera che deviava le emozioni dirette contro i genitori così che egli era inconsapevole della sua ostilità>> [Roll, 1972].

 

SISTEMA

In definitiva la ricerca psicologica nel campo del poltergeist non è andata sostanzialmente molto oltre la psicologia di Fodor:  si è girati intorno all' ultimo termine: l' aggressività.

Studiando diversi resoconti di casi di RSPK particolarmente quella ventina nella quale comparivano anche indagini psicologiche, ho avuto sempre più la conferma che l' RSPK si configura non tanto come evento paranormale a se stante, ma come  un sistema dinamico di relazioni. Tale punto di vista permette di inquadrare il poltergeist quale Sistema Fenomenico Paranormale, considerando la manifestazione paranormale come la risultante di un rapporto interattivo tra uno o più soggetti e l' ambiente [Marabini, 1994].  I fenomeni psi, così come ogni altro comportamento, le caratteristiche della personalità, i sintomi e le difese assunte, sono l' espressione dell' interazione dell' individuo col suo ambiente, una risposta a un rapporto interpersonale. Un tale approccio sistemico risulterà utile ai fini di una psicoterapia dell' RSPK.

Hans Bender ritenne che per produrre massicci fenomeni psicocinetici, come quelli dell' RSPK, fosse << necessaria una situazione molto tesa dal punto di vista affettivo e forse interazioni inconsce di parecchie persone coinvolte >> [Bender, 1972]. L' RSPK si presenta essenzialmente come una sociopatia: più che di una patologia individuale ci troviamo di fronte ad un sistema familiare le cui relazioni sono psicologicamente disturbate [Cassoli. 1994].

William Roll e John Altrocchi, nel loro studio sui poltergeist, pervennero alla conclusione che <<le relazioni fra i membri della famiglia erano significativamente più patologiche di quanto non fossero i componenti delle singole personalità.... In generale gli incidenti di poltergeist sembrano essere sintomi di relazioni interpersonali patologiche piuttosto che di personalità individuali patologiche... Nel caso di Julio, la sua forzata separazione dalla madre, l' avversione che aveva per lui la matrigna e l' arrendevolezza del padre alla volontà di lei devono avere prodotto tensioni inconsuete. Nel caso di Virginia Campbell, studiato dal dott. Alan Owen vi era pure una recente storia di separazioni familiari. Questo si verificò in proporzioni anche più vaste nel caso di Heiner, il ragazzo di Brema studiato da Hans Bender. Traumatiche relazioni interpersonali e familiari emersero anche in altri due casi di cui mi sono occupato. Nell' uno il padre della persona poltergeist aveva chiesto il divorzio dalla madre... Nell' altro vi era stata una tragedia familiare traumatizzante...>> [Roll, 1972].

 

SISTEMI DUALI:  CONFIGURAZIONI DESIDERIO - AGGRESSIVITÀ

La tesi che sostengo è che dietro alla manifestazione aggressiva dell' RSPK si celi il desiderio. L' aggressività diviene comprensibile a partire da un termine in apparente contrapposizione: il desiderio.

Seguendo la prospettata impostazione sistemica (l' agente focale studiato all' interno di un sistema di relazioni da cui non è separabile) osserviamo che "il contenitore" dell' RSPK è un rapporto intercorrente fra due persone: da un lato abbiamo il soggetto agente focale e dall' altro un individuo-oggetto focale. Tale rapporto duale, ovvero tra i due elementi del sistema, si iscrive all' interno di una complessa dialettica desiderio-aggressività.

Di questi sistemi, analizzando la letteratura, sono giunto ad individuarne alcune configurazioni tipo, pervenendo a possibili spiegazioni sulle cause latenti dell' aggressività nella psicocinesi spontanea ricorrente.

 

DESIDERIO-FRUSTRAZIONE-AGGRESSIVITA' E REGRESSIONE

Gran parte degli studiosi, relativamente ad una possibile eziologia dell' RSPK, tende ad indirizzarsi su due termini: frustrazione e aggressività.

Emilio Servadio scrive che nei casi di poltergeist può esservi  molto spesso un' attivazione, a livello inconscio, dell' aggressività, specie se nell' ambiente c' è una persona che, a torto o a ragione, viene sentita come limitante o oppressiva [Servadio, 1986].

Dalle indagini compiute sui giovani agenti focali è emerso che l' aggressività è associata ad una scarsa tolleranza alle frustrazioni.

Per non rimanere incastrati nel circolo vizioso dei significanti, frustrazione  e aggressività, è necessario precisarne il significato e specificarne la loro psicodinamica.

Nel 1939 un gruppo di psicologi della Yale University pubblicarono un interessante studio intitolato Frustrazione e aggressività [Dollard, Miller, Dobb, Mowrer, Sears, 1939; vedi anche Mummendey, 1988] che diede l' avvio a tutta una serie di ricerche sperimentali sul comportamento aggressivo nell' ambito della psicologia delle relazioni sociali. Col termine frustrazione gli autori intendono la condizione soggettiva che sorge quando il raggiungimento di un fine incontra un ostacolo o, in altri termini, la frustrazione è rappresentante d' un evento che interferisce col comportamento diretto a una meta. L' aggressione è invece un' azione comportamentale che ha lo scopo di danneggiare o nuocere un altro individuo. Il legame fra questi due concetti è espresso dalle seguente asserzione: la frustrazione conduce sempre a qualche forma di aggressività e l' aggressività è sempre conseguenza della frustrazione: la frustrazione è la causa dell' aggressività, che ne è l' effetto. Un altro effetto della frustrazione consiste nella regressione [Nuttin, 1968].

Ritornando al Sistema Fenomenico Paranormale in oggetto, l' RSPK, possiamo ragionevolmente ritenere che il poltergeist è causato dal fatto che qualcuno ha frustrato l' agente focale (o più in generale il soggetto focale subisce le limitazioni imposte dall' ambiente), e quest' ultimo reagisce a tali frustrazioni con intenti aggressivi espressi in forma psicocinetica; così il processo si esaurirebbe in un meccanismo behaviorista stimolo-reazione.

Una tale analisi può essere soddisfacente in prima approssimazione, ma non rende pienamente ragione della ulteriore dinamica psichica che cela. Per esempio, seguendo il modello, sorgono almeno un paio di quesiti: qual' è, in generale, la meta a cui tende l' agente focale? E' possibile che l' aggressività espressa dall' agente sia fine a se stessa?

Le analisi psicodinamiche dei parapsicologi sull' RSPK si fermano sempre allo stadio della semplice registrazione di una espressione di aggressività, ma difficilmente si coglie il fatto che quest' ultima è solamente una formazione reattiva data dalla frustrazione di un desiderio. La frustrazione sorge quando il soggetto focale si vede rifiutare il soddisfacimento di una domanda pulsionale. In quest' ottica l' RSPK è prodotto dal fatto che l' altro, la persona-oggetto focale, frustra il desiderio del soggetto focale e da qui l' esteriorizzazione dell' aggressività psicocinetica. La meta, spesso inconscia, se così possiamo semplicemente definirla,  del giovane agente focale dell' RSPK è vitale: essere (riconosciuto) l' oggetto del desiderio dell' altro.

 

OLTRE LA PSICOLOGIA DELLA FRUSTRAZIONE: IL MANCATO RICONOSCIMENTO DEL DESIDERIO  

E' nostra ipotesi che l' aggressività psicocinetica del poltergeist sia solo la reazione data da una frustrazione del desiderio, desiderio non riconosciuto dall' altro.

Fodor, nonostante abbia maggiormente portato l' accento sulle emozioni negative delle manifestazioni RSPK, accennò anche all' ipotesi che la causa del poltergeist potesse essere attribuibile <<alla fuga di tempestose energie sessuali>> dei soggetti che entravano nella pubertà [Fodor, 1945].

Questa questione del desiderio, indipendentemente dall' economia dell' agente focale, va precisata. Di fatti è il desiderio che poniamo all' apice, quale causa prima, del processo che sta alla base della sindrome RSPK.

Secondo Freud è il desiderio che mette in moto e da direzione all' apparato psichico. Freud sul modello del sogno ha mostrato come il desiderio sia reperibile anche nella formazione dei sintomi (formazioni di compromesso)... e, come abbiam detto, l' RSPK si configura parapsicopatologicamente come un complesso di sintomi.

Qualunque desiderio è desiderio di essere riconosciuto dall' altro e desiderio di imporsi all' altro nella stessa maniera.

<<Lo stesso desiderio dell' uomo si costituisce sotto il segno della mediazione, è il desiderio di far riconoscere il proprio desiderio. Esso ha come oggetto un desiderio, quello d' altri, nel senso che l' uomo non ha oggetto che si  costituisca per il suo desiderio senza una mediazione >> [Lacan, 1966]. Dialettica della coscienza del sé espressa hegelianamente: << In breve, in nessun punto appare più chiaramente che il desiderio dell' uomo trova un il suo senso nel desiderio dell' altro, non tanto perché l' altro detenga le chiavi dell' oggetto desiderato, quanto perché il suo primo oggetto è di essere riconosciuto dall' altro>> [Lacan, 1966].

Ciò che l' uomo desidera è che l' altro lo desideri, essere ciò che all' altro manca, essere causa del desiderio dell' altro. Nell' Edipo il bambino aspira ad essere l' oggetto del desiderio della madre.

L' aggressività sorge in quanto vi è un mancato riconoscimento del desiderio del soggetto da parte dell' altro.

<<La paura dell' insoddisfazione, e l' effettiva castrazione che ogni esperienza desiderante implica, generano dei comportamenti tanto aggressivi quanto di rifugio>> [Cariou, 1973].

<< L' aggressività deriva da una spinta istintuale naturale o da una reazione di fronte all' impossibilità degli altri a soddisfare: cioè a riconoscerci? ... Di fatto le due cose si implicano e si rinforzavano reciprocamente>> [Cariou, 1973].

L' inserimento della categoria del desiderio all' interno del discorso parapsicologico non è un' operazione particolarmente nuova, per esempio già Ehrenward la introduce in particolare nell'analisi dei sogni ESP, ma nel nostro Paese è da menzionare l' originale e lodevolissima opera teoretica di Daniele Camoletto. Nella psicanalisi degli eventi psi Camoletto introduce la categoria ermeneutica del desiderio: <<questo desiderio inconscio viene considerato in modo deterministico ed impiegato proprio dove si parla di caso... mettendo del senso nell' insensatezza>> [Camoletto, 1996], pervenendo ad affermare (del tutto  indipendentemente e simultaneamente a me) che << possiamo supporre che i fenomeni metapsichici sono legati ad una domanda di amore e riconoscimento>>, o ancora: <<la metapsichica si occupa ugualmente della proiezione attiva nel mondo materiale o percettivo di un desiderio inconscio>> [Camoletto, 1995].

Il movente del mancato riconoscimento del desiderio da parte dell' altro, con reattività aggressiva psicocinetica, è rinvenibile nel già citato caso di Rosenheim,  nel quale l' agente focale era un' impiegata diciannovenne di nome Annemarie Sch. L' esame psicodiagnostico di Annemarie Sch. rilevò: presenza di conflitti attuali, labilità psichica, elevata eccitabilità di breve durata e una bassa tolleranza alle frustrazioni [Bender, 1972]. Nella documentazione fornita da Bender compare nel sistema duale un' autentico compiacimento del desiderio dell' altro: << Fu analizzato il problema della motivazione [del poltergeist]. Un esempio interessante è fornito dalle improvvise rotazioni dei quadri. Prima di partire per un viaggio l' avvocato Adam aveva detto in presenza della signorina Sch.: "Adesso manca soltanto che i quadri si mettano a muoversi alle pareti !". Poco dopo si manifestò questa variante! Il riferimento all' avvocato Adam risultò evidente quando ... al suo ingresso nella stanza un quadro compì una rotazione, obbedendo quasi ad una sorta di "ansia di realizzazione" psicocinetica >> [Bender, 1972]. In questo caso compare chiaramente il fatto che la giovane agente focale aveva investito il suo desiderio sul suo capo. Nel racconto  Bender accenna brevi annotazioni su questa dinamica, per esempio: Annemarie << aveva fatto sua la battaglia dell' avvocato Adam, che doveva difendersi dalle diffamazioni della stampa e anche di certi ambienti della città di Rosenheim. Si diceva infatti che questi strani fatti altro non erano che manipolazioni e imbrogli>> [Bender, 1972]. Di fatto Bender giunge alla conclusione che i fenomeni di Rosenheim erano dovuti allo costituirsi di uno specifica dinamica affettiva all' interno del "campo psi" [Dèttore, 1986]: <<La specifica situazione creatasi nello studio legale, in particolare l' interesse particolarmente intenso dell' avvocato per i fenomeni, insieme al trasporto che la signorina Sch. aveva per il suo principale, aveva creato il "campo affettivo" che è sempre necessario per la manifestazione dei fenomeni psi>> [Bender, 1972].

 

L' AMBIVALENZA

La concezione freudiana dell' aggressività ha subito nel tempo una serie di riformulazioni teoriche e tuttora questo tema presenta ancora problemi d' inquadramento metapsicologico.

Freud dopo la svolta del 1920, con l' articolo Al di là del principio del piacere, introduce il concetto di pulsione di morte, e da questo punto di vista l' aggressività altro non sarebbe che la manifestazione di una pulsione di morte rivolta all' esterno, la cui meta è la distruzione dell' oggetto. Questa concezione dell' aggressività quale "istinto primario" ha però sollevato una moltitudine di perplessità.

Nella clinica le condotte aggressive, più o meno coscienti, non sembrano in realtà legate connesse con fini puramente distruttivi, ma appaiono in qualche modo associate a qualcosa che è dell' ordine della sessualità e del piacere.

La psicoanalisi ha messo in evidenza il gioco complesso dell' aggressività nel suo impasto e disimpasto con la libido. Adler parlava di Triebverscharankung, intreccio pulsionale, e di leghe pulsionali. Freud addotta il termine di ambivalenza per indicare quelle situazioni nelle quali il medesimo oggetto è al contempo investito sia dalla libido che dalla pulsione aggressiva o, in altri termini, vi è una coesistenza sullo stesso piano di amore e odio.

Nell' RSPK il soggetto focale, nella sua relazione oggettuale con l' altro, instaura un investimento pulsionale che va nella doppia direzione di un simultaneo sentimento di amore e odio. In questa configurazione,  l' RSPK è causato dal fatto che l' agente focale ha investito in modo ambivalente l' individuo oggetto focale. Questa ipotesi è in accordo con alcune opinioni espresse da Emilio Servadio quando scrive che data la giovanissima età dell' agente focale << si suppone che nella predetta età critica, si svolgano nell' inconscio del giovane protagonista conflitti particolarmente intensi, inerenti all' attivarsi degli impulsi sessuali e delle difese, o controcariche, relative >> [Servadio, 1986]. In parecchi casi di poltergeist <<è stato accertato che le manifestazioni avevano a che fare con la "crisi puberale" di un ragazzo o di una giovinetta, ed erano in qualche modo connesse con certi loro conflitti inconsci, e con la relativa mobilitazione, altrimenti inespressa, di potenti cariche sessuali ed aggressive >> [Servadio, 1963].

Per i suoi caratteri anomali e per la sua complessità abbiamo ritenuto di inserire in questa categoria il caso di poltergeist di Milano del 1976 seguito dall' Avv. Luigi Occhipinti e dallo psicologo Angelo De Micheli [Occhipinti, 1978]. Il caso evidenzia abbastanza bene il gioco di impasto e disimpasto delle pulsioni aggressive  e della libido di cui abbiamo prima parlato.

In realtà, come vedremo, in questo come nei successivi altri casi riportati, compaiono sovrapposizioni con alcune altre configurazioni. Infatti mentre il modello psicodinamico sulla classificazione delle eziologie della sindrome RSPK qui esposto presenta configurazioni tipo, per così dire pure, sul campo si osservano frequentemente configurazioni miste.

Lo scenario della manifestazione RSPK è una casa abitata da una coppia di greci, entrambi ventisettenni: Enrica e Costantino. Enrica fa l' impiegata presso il Consolato di Grecia, guadagna discretamente e possiede un appartamento. Costantino è studente di architettura ed <<ha in mente soltanto i viaggi, un desiderio irrefrenabile di vedere luoghi lontani e la passione per oggetti di antiquariato>>. E' ospite di Enrica. Aveva comprato da un rigattiere un vecchio cappello inglese dell' 800, una bombetta, e in concomitanza con questo acquisto cominciano a verificarsi una serie di manifestazioni poltergeist: spostamento di oggetti, fenomeni di autocombustione e incendi, colpi e rumori vari, fornelli a gas e apparecchi elettrici che si accendevano da soli, etc. Gli esperti parapsicologi si misero a indagare nella vita dei due giovani, cercando di comprendere eventuali loro  problemi, specialmente d' ordine sentimentale: <<le loro famiglie erano al corrente e d' accordo sulla loro convivenza? Si, avrebbero anzi desiderato che si sposassero. Enrica sarebbe stata disposta. Costantino un po' meno. Litigavano spesso? Si. Specialmente in questi ultimi giorni, perché Enrica era molto gelosa>>. Nel resoconto Occhipinti elenca una lunga serie di eventi parafisici eccezionali soffermandosi su uno: la bombetta si bruciò carbonizzandosi per autocombustione stando appoggiata su un cartone da imballaggio, <<ma su questo cartone non vi era la minima traccia né di bruciato, né di sporco di carbone: eppure, mentre tentavo di afferrare il cappello con una pinza, erano  caduti per terra frammenti carbonizzati.... Che cosa poteva rappresentare quell' oggetto, che tutto congiurava ad indicare come il "mezzo" attraverso il quale si scatenava la misteriosa forza psichica causa dei fenomeni?>>. Le conclusioni di Occhipinti sul caso furono che entrambi i giovani potevano essere all' origine dei fenomeni <<data la coesistenza di sentimenti intensi, spesso contrastanti, e date le loro caratteristiche psicologiche... Ciò spiegherebbe l' imponenza e l' intensità del poltergeist... è fuori dubbio, a mio avviso, che l' elemento scatenante almeno all' inizio, va ricercato nella psiche di Costantino che a 27 anni non aveva forse ancora trovato una maturità e un equilibrio psicologico, e che si trovava combattuto tra l' affetto per Enrica, la comodità di una bella sistemazione, con la possibilità di proseguire i suoi studi di architettura, e la profonda ansia di evadere, di viaggiare... Sono inoltre convinto che il cappello inglese abbia giocato un ruolo determinante nell' insorgere e nel declinare dei fenomeni, anche se solamente come elemento catalizzatore. Simbolicamente, esso rappresentava per Costantino tutto il resto del mondo, al quale si contrapponevano radicalmente Enrica e le comodità>> [Occhipinti, 1978]. Il dottor De Micheli attraverso colloqui con i due giovani e l' indagine col test proiettivo di Rorschach pervenne a questi riscontri. Enrica presentava un' affettività egocentrica e possessiva che riusciva difficilmente a gestire e controllare, affettività disturbata da ansia e un pronunciato senso di sicurezza derivata da una raggiunta indipendenza economica che rinforzava il suo egocentrismo e possessività, <<l' affetto nei confronti del ragazzo è morboso e assolutista, possessivo, decisamente fuori dalla norma. Il giovane è per la ragazza un elemento che la completa, parte di se stessa di cui vorrebbe disporre incondizionatamente>>. <<La ragazza sembra non prendere coscienza delle problematiche dell' altro>> evidenziando <<un conflitto inconscio di vaste proporzioni>>. La domanda d' amore di Enrica era prepotentemente assoluta e totalizzante, per cui è possibile che la bombetta rappresentasse per lei un oggetto frustrante aggressivamente investito, quale simbolo degli investimenti libidici e degli interessi che Costantino non rivolgeva a lei, con conseguenti ansie di perdita; o, come dice anche Piero Cassoli, il cappello <<era in quel giorno il simbolo delle aspirazioni del giovane: desiderio del giovane di viaggi in terre lontane, attrazione per l' antiquariato, aspirazioni che lo portavano a posizioni molto distanti da quelle della ragazza, che voleva soprattutto sposarsi>> [Cassoli, 1990]. Dall'altra parte Costantino è tutto compreso nella sua indecisione e ambivalenza affettiva, la sua valutazione psicodiagnostica rileva essere una personalità decisamente insicura, <<esprime un perenne senso di insoddisfazione e di instabilità... l' affettività è profondamente contraddittoria... una personalità difficile, in particolare sul piano dei rapporti interpersonali... l' instabilità affettiva lo porta ad un desiderio di abbandono e di solitudine che si realizza con viaggi all' estero; manifestazione tangibile di questa sua ricerca di interessi... necessità di un appoggio e pertanto della sua insicurezza. Le difficoltà economiche limitano la possibilità di realizzazione di queste aspirazioni>>. L' RSPK quindi può avere avuto per lui, lungo il versante aggressivo della sua profonda ambivalenza, la funzione di ribellarsi alla possessività affettiva di Enrica o, come dice Sergio Conti, quella casa era divenuto uno stimolo frustrante per Costantino, simbolo di tutti i condizionamenti e delle limitazioni a cui inconsciamente si ribellava [Conti, 1990]. Questo caso ci appare uno di quelli rari in cui sono presenti due agenti focali: focus non sono tanto i singoli membri del sistema, "esplosivamente poltergeist" è la loro relazione: <<il rapporto di vita in comune di questi giovani>> è retto da <<situazioni di tensione non risolte verbalmente, di scontro e di conflitto>> [De Micheli 1978, in Occhipinti, 1978].

Fra i casi di RSPK che possiamo classificare come eziologicamente collegato a degli investimenti di tipo ambivalente vi è quello studiato da Anna Maria Bononcini e Aldo Martelli, poltergeist che ebbe quale agente focale un ragazzo quindicenne.

In  questo, come nei successivi altri casi riportati, compaiono delle sovrapposizioni con alcune altre configurazioni. Ci tengo a sottolineare che il presente modello psicodinamico sulla classificazione della sindrome RSPK illustra delle configurazioni prototipiche, inevitabilmente nella realtà si osservano frequentemente delle configurazioni miste.

<<Il ragazzo (che indicheremo con A.B.) all' età di due anni circa fu con altri fratellini abbandonato dai veri genitori, che tennero con se solo uno dei figli, ed affidato ad un istituto dove rimase per circa sette anni. Possiamo ipotizzare che per lui sia stato uno shock l' abbandono dei genitori e la preferenza data al fratello rimasto in famiglia e che un secondo trauma sia stata la separazione dall' altro fratello inizialmente ricoverato con lui perché questi gli fu di nuovo preferito, essendo stato adottato molto prima di lui dalla stessa assistente che li curava. Quando fu adottato a sua volta da una coppia di mezz' età, i signori C., il ragazzo, a nove anni, presentava grossi problemi psicologici)>>. Nella casa adottiva c' erano anche i due nipotini dei signori C.,  A.B. manifestò nei loro confronti gelosia tramutatasi in un vero e proprio odio. Prima del manifestarsi del RSPK, A.B. fu seguito da uno psicologo, il quale riferisce che il ragazzo aveva sicuramente problemi psicologici di natura affettiva ed era molto inibito ed insicuro. Inoltre il ragazzo manifestava comportamenti ribelli e di rifiuto. Dai colloqui con questo psicologo, postumi al poltergeist, emerse che A.B. si sentiva rifiutato dall' ambiente che lo circondava; questi vissuti di frustrazione avevano anche una base di realtà: una parente confidò agli autori che la notte di natale A.B. fu lasciato senza regali, a differenza dei due nipotini, e mandato a casa sua dalla madre desiderosa di tranquillità. Nel soggetto focale <<erano presenti conflitti di carattere sessuale (tipici dell' età, ma esasperati dalla emarginazione e dalla mancanza di rapporti interpersonali, soprattutto con le ragazze), l' aggressività era introiettata e solo raramente aveva libero sfogo. I problemi di A.B. erano comunque centrati sull' ambiente familiare, sulla tensione psichica cui era sottoposto con discussioni, rimproveri>>, tensioni che si esternavano in violenti scoppi d' ira. <<Nei confronti della madre esisteva evidentemente un reciproco rapporto di odio-amore. La zia del ragazzo ci disse che questi fingeva di essere sempre stato figlio dei signori C. e ricordava alla "madre" il tempo in cui era stato nel suo ventre e successivamente ella lo fasciava, chiedendole i particolari. Costei lo assecondava in tutto ciò . Dopo l' incendio dell' appartamento dei signori C., i parenti ci dissero che la madre, evidentemente molto scossa, una sera aveva dato un coltello al ragazzo gridandogli di ucciderla per farla finita>>. L' indagine psicodiagnostica del caso si concentrò sui <<complessi rapporti tra A.B. e la madre che è personaggio carico di ambivalenza nei confronti del figlio e del poltergeist stesso>>, dall' esame della madre <<traspare una notevole ambiguità. Riguardo ai fenomeni essa sembra temerli e desiderarli ad un tempo. Riteniamo che, essa ne favorisca il verificarsi in quanto oggetto di amore per A.B. (e quindi da accontentare) che come bersaglio dei suoi impulsi aggressivi>> [Bononcini e Martelli, 1982].

Dei vissuti di perdita, e angosce di separazione, possono essere sorte nel giovane dalla consapevolezza che i signori C. intendevano riaffidarlo a qualche istituto, perché ritenuto dal padre responsabile, seppur inconsapevole, dell' RSPK, inoltre la madre gli rinfacciava aspramente d' essere un buono a nulla.

 

L' ANGOSCIA DI SEPARAZIONE

Alla base di moltissimi poltergeist vi si ritrova come movente psichico l' angoscia di separazione o di perdita, esperita dal soggetto focale come vissuto abbandonico [Perfetto, 1995].

Per illustrare questa configurazione mi servo di un caso esemplare, quello studiato dalla psicologa Chiara Brillanti insieme ad una équipe del Centro Studi Parapsicologici di Bologna. [Brillanti, 1991]. L' RSPK, avvenuto nel 1990 in un paesino del trevigiano, coinvolse una famiglia formata dai genitori, dal figlio maggiore Carlo e dal fratello quindicenne Alberto. Il fenomeno ha inizio immediatamente dopo la partenza del figlio maggiore per la leva militare. L' agente focale, immediatamente individuato, è Alberto, <<ragazzo difficile, molto sensibile e introverso>>, sottoposto a un prolungato periodo di tensioni che si esprimevano in crisi nervose. Dai vari colloqui emerse quanto per Alberto fosse essenziale la figura del fratello maggiore, tanto amato ed ammirato: era Carlo che di fatto lo guidava, lo proteggeva, lo seguiva negli studi. Il giorno in cui Carlo doveva presentarsi alla visita medica per il servizio militare, Alberto cercò di nascondere la cartolina precetto; <<Alberto aveva subito un grosso shock psicologico per la partenza del fratello che, sicuramente, aveva creato fragilità e insicurezza nella sua sfera psichica>>. I fenomeni non si sono più ripresentati dal giorno in cui Alberto ha saputo del ritorno  a casa del fratello, ritorno favorito dal subbuglio che avevano provocato le manifestazioni psi-cinetiche. Appare chiarissimo in questo caso che l' origine psichica dell' RSPK  è da far coincidere con la separazione forzata di questi due fratelli, vissuto di perdita non tollerato dall' economia psichica di Alberto. Inoltre tale vissuto abbandonico fu doppiato dall' atteggiamento della madre  che nell' acme del poltergeist <<in preda allo sconforto e alla disperazione, caccia addirittura Alberto di casa ingiungendogli di non ritornare più. Il ragazzo ritorna in casa Airaldi [i vicini] con la tremenda consapevolezza che i suoi non lo vogliono più con loro>> [Brillanti, 1991].

L' angoscia di separazione, o di perdita, sembra anche essere alla base di molti fenomeni di psicocinesi spontanea [Piccinini, 1980].. Tipicamente l' agente dei fenomeni psicocinetici inconsciamente percepisce extrasensorialmente che una persona alla quale è legata da vincoli affettivi sta attraversando una situazione di grave percolo.  A titolo esemplificativo citiamo un caso raccolto da Graziella Piccinini: <<Mio padre era ricoverato in ospedale per un incidente avuto dieci giorni prima. Ero in casa da sola. Ero appena entrata in soggiorno quando vidi cadere un quadro, di circa 80 per 50 cm., che raffigurava la vecchia casa paterna. Il quadro era appeso con due chiodi. Cinque minuti dopo mi telefonarono dall' ospedale per dirmi che mio padre si era improvvisamente aggravato ed era moribondo. Avvisai mio fratello e mia cognata ... e andammo di corsa all' ospedale. Arrivammo che c' era il prete per l' estrema unzione. Poi per fortuna il papà si riprese e non morì >> [Piccinini, 1980].

 

IL MECCANISMO DELLA PERSECUZIONE PARANOICA E LA PSICOSI

Secondo lo schema freudiano, nel delirio di persecuzione <<la persona agognata diventa il persecutore e il contenuto della fantasia di desiderio diventa il contenuto della persecuzione>> [Freud, 1911].

Ciò che appare di preferenza nel delirio è l' esaudimento di desideri, inconsci.

Per difendersi dall' amore lo psicotico non ha altro mezzo che spostare la persona e distruggere l' amore stesso convertendolo in odio, l' emozione, infatti, lo implicherebbe in un a relazione col desiderio dell' altro di cui sente tutta la carica mortifera.

Abbiamo già detto che l' RSPK ricorda molto le reazioni pantoclastiche degli psicotici, oppure anche i passaggi all' atto. Già Fodor considerò il poltergeist una manifestazione a strutturazione psicotica, sottolineando la natura persecutoria delle manifestazioni [Fodor, 1945], egli scrive: << Io le considero quali manifestazioni (...) di un grave disturbo mentale di tipo schizofrenico, e non come il prodotto di alcunché di "soprannaturale". Mi sono convinto che tali manifestazioni possono essere capite soltanto nei termini della psicologia dinamica, fondata dalle scoperte di Freud>>. [Fodor, 1948].

Nell' atto psicocinetico c' è la perdita del simbolo. L' RSPK è un passaggio all' atto psicocinetico senza la mediazione simbolica del pensiero o della parola; <<negli agenti esaminati da Roll è emerso un fattore costante. Gli agenti di poltergeist hanno normalmente scarsa attitudine all' espressione verbale>> [Rogo, 1974]; emozioni arcaiche che non si articolano nella parola, che non hanno una ricaduta eleborativa superiore, meccanismo, questo, non molto diverso dalla telepatia.  Anche la telepatia è regressivamente psicotica dal momento che desimbolizza la parola per veicolare comunicazioni arcaiche di rappresentazione/affetto o immagine/emozione. In questo senso l' RSPK è un' apertura psicotica, tanto regressiva da escludere l' ordine del simbolico. L' RSPK funziona sul registro dell' onnipotenza dell' azione, tanto quanto dell' onnipotenza del pensiero.

Già Camoletto individuò le proiezioni persecutorie e paranoiche che stanno dietro al poltergeist: <<anche questi fenomeni giungono sempre dall' Altro: le pietre non partono dall' agente, ma gli arrivano dall' esterno in modo persecutorio, per lui o per i suoi familiari>>, nel poltergeist <<possiamo anche parlare di stato conflittuale e l' intento persecutorio, se è presente, soddisfa e punisce al contempo il desiderio ostile che non può essere cosciente al momento della sua realizzazione psicocinetica>> [Camoletto, 1995].

Accenniamo al fatto che addirittura nella stessa biografia di Schreber sono riportati piccoli eventi parafisici: <<Schreber lamenta un' insonnia, e descrive dei piccoli fatterelli, sui quali temo che non ci sia mai soffermati: degli scricchiolii nella parete della sua camera da letto, rumori disturbanti che gli impedivano di addormentarsi. Raps dunque, e dal contesto si deduce che la moglie doveva condividerne l' ascolto>> [Schreber, 1903 in Camoletto, 1995]. Allucinazioni di uno psicotico o psicocinesi involontaria di un noto magistrato?

Rileggeremo il noto caso, analizzato da Fodor, della signora Forbes alla luce di quest punto di vista [Fodor, 1945]. Abbiamo già detto che per Fodor il poltergeist è una manifestazione che si iscrive all' interno dei disturbi psicotici. Vari elementi che emergono dallo studio di questo caso fanno pensare che alla base della struttura psichica del soggetto focale, la signora Forbes appunto, vi siano elementi paranoidi.

Nella casa dei signori Forbes a partire dal febbraio del 1938, si manifestarono i tipici eventi dell' RSPK: esplosione e cadute di tazzine e bicchieri, spostamento nell' aria di uova, tappeti, tegami e altri oggetti. Fodor individuò immediatamente quale persona focale del poltergeist la signora Forbes che giudicò essere <<vittima di una grave dissociazione mentale>>, stimando che il fenomeno avesse origine in gravi conflitti inconsci presenti nella donna. Iniziò una prima indagine anamnestica dalla quale emerse che la donna si era sposata precocemente, a diciassette anni, senza alcuna educazione sessuale, e che tre anni prima del poltergeist aveva <<tentato di colpire suo marito alla schiena con uno scalpello, scappando in strada in vestaglia e gridando: all' assassino, al fuoco! Tutto questo indicava una repressa aggressività verso il marito>>. Più avanti Fodor scopre l' esistenza di una dinamica aggressiva, parlando di questa proiezione sul marito, al limite dell' intento omicida.

La personalità patologica della signora Forbes si era strutturata a partire da traumi e  aggressioni sessuali avvenuti nella prima infanzia [Caratelli, 1993]. Il carattere distruttivo e persecutorio di gran parte della fenomenologia RSPK  si poteva far risalire a conflitti inconsci irrisolti, a uno stato di estrema tensione psichica e ad aggressività verso il marito. Altre manifestazioni, come la produzione di fenomeni olfattivi paranormali, <<nonché la maggioranza degli apporti, per Fodor erano influenzate, determinate da motivazioni e desideri inconsapevoli, delle quali rappresentavano una deviazione e un' espressione simbolica>> [Caratelli, 1993].

Nandor Fodor scrive che divenne <<evidente che la Signora Forbes soffriva di un grave stato di dissociazione>>. Questo e altri aspetti della psicosi sono evidenti nel seguente stralcio di un colloquio nel quale la donna dice: <<Qualche volta sento di non essere qui, di non essere realmente viva. Sento come se fossi morta... Mi sembra come se un' altra persona avesse possesso del mio corpo. Mi si dicono spesso cose, credendo che io le sappia, mentre non le so. Dicevo spesso a mio marito, dopo la mia operazione ai reni, che non era realmente qui, che ero morta e lui non lo sapeva, che non poteva realmente udirmi.. Quando cammino spesso mi sento al di sopra del terreno, mi sento galleggiare. Sogno spesso di essere in una grande stanza piena di bare... Io cerco di destarmi e di ritornare nel mio corpo, ma non posso>>. Immediatamente dopo Fodor afferma: questa <<confessione fa pensare ad un incipiente schizofrenia della paziente>>. I sintomi psicotici sono abbastanza evidenti: vissuti di derealizzazione, alterazione dello schema corporeo, depersonalizzazione, allucinazioni uditive... Gli aspetti  paranoidi sono ancora più chiari in queste parole di Fodor: vi si delinea la fantasmatica immagine del persecutore: <<Odiava suo marito per un' azione di cui egli era del tutto innocente, ed essa non sapeva di odiarlo. Nella sua prima notte di matrimonio essa gridava ... ed ebbe uno svenimento. Il suo rapporto sessuale riattivò il suo dramma di stupro, e nella confusione mentale risultante dalla mobilitazione dei vaghi orrori, del passato, essa identificò suo marito col suo primo assaltatore e ne fece l' oggetto dei suoi sentimenti di vendetta>> [Fodor, 1945].

Fodor studiò anche un altro caso di poltergeist, quello della signorina Whalen, ed anche in questo caso parlò oltre che di conflitti e frustrazione, anche di  <<regressione schizofrenica... i fenomeni intorno a lei venivano ad inserirsi nella categoria di quelli schizoidi>> [Fodor, 1948].

Marianna Bolko riporta un insolito caso tedesco [Bolko, in AA.VV., 1992]. Una famiglia costituita da sei persone riferirono di percepire pizzichii, crampi e dolori di vario genere alle gambe. Possiamo parapsicologicamente considerare questo fenomeno  quale l' emergenza di un' azione psicocinetica coinvolgente vie somatiche. Il probabile agente fu la madre, diagnosticabile come paranoica: <<Il delirio della signora era legato alla famiglia che abitava nell' appartamento soprastante. All' inizio si trattò solo di sospetti che ben presto si trasformarono nella sicurezza che gli abitanti dell' appartamento mandavano radiazioni elettriche nella loro casa durante la notte. Queste radiazioni erano responsabili dei dolori che provava di notte alle gambe>>. Il marito vedeva inspiegabili movimenti degli indicatori di elettricità. Nell' abitazione vi erano i due figli <<dei quali il primo con un legame molto stretto con la madre, tanto che il desiderio di andare a vivere da solo fece precipitare il vissuto delirante della madre>>. Naturalmente gli psichiatri ricondussero tutti i fatti a sindromi psicotiche, sulla scorta della macchina influenzatrice del Tausk. E' difficile dire se il caso dovesse essere di competenza del parapsicologo o dello psichiatra, o d' entrambi. Chi lavora con pazienti psichiatrici conosce bene il fatto che "eventi paranormali" costituiscono un tema ricorrente nei discorsi deliranti. Ma questo caso è rilevante per il fatto che ben sei persone, tra cui una psicologa  imparentata con uno dei figli della signora, riferirono tali accadimenti paranormali.

 

IL SISTEMA  A CONFIGURAZIONE  TRIANGOLARE

Finora abbiamo visto nel campo dell' RSPK l' interazione fra un agente focale e un oggetto-l' altro: configurazioni duali. Nella mia rilettura della casistica sul poltergeist  ho però anche osservato una diversa configurazione del sistema interpsichico, ove gli attori possono raffigurarsi disposti ai vertici di un triangolo. Generalmente il soggetto è una famiglia: una madre, un padre e il figlio,  che di solito è in fase pre-adolescenziale. Non è importante che nella realtà esistano veramente tali persone rappresentanti la tipica famiglia nucleare, ciò che è essenziale è la posizione simbolica che assumono nella triangolazione. Infatti intendiamo con essi precise posizioni simboliche rispetto al soggetto, così ad esempio la figura paterna può essere assunta da un fratello allo stesso modo  come una zia può assumere un' imago materna. Stiamo ovviamente riferendoci  alla triangolazione di tipo edipico. Tale triangolo si configura a partire dalla dialettica del desiderio assunta dal soggetto focale, designato come figlio, che ha ruolo attivo nei confronti della Madre, verso la quale va il suo desiderio, aspira a esserne causa e oggetto. A tale domanda si oppone il Padre che interdice  tale godimento. E' essenziale  la presenza nel sistema delle reciproche relazioni delle figure simboliche: così non è essenziale che l' agente focale dell' RSPK sia cronologicamente alle prese con il suo complesso edipico, allo stesso modo la figura parentale del padre potrà essere assunta da chiunque eserciti una fantasmatica interdizione-castrazione, cosi come l' imago materna può essere assunta dall' altro, quale oggetto del desiderio.

L' emergere di una tale psicodinamica alla cui base sta una tale configurazione edipico-triangolare non è nuova nella teoresi parapsicologica, già Marie Coleman parlò, nel 1958, di un  "triangolo paranormale".

Alla base di molti poltergeist vi sono sistemi di relazione che riproducono una configurazione tipicamente edipica.

Un chiarissimo esempio di RSPK alla cui base vi è una dinamica edipica è il caso di poltergeist di Roma del 1975, brillantemente studiato, e "curato", da Giorgio Salvadori [Salvadori, 1975 e 1977] con la supervisione di Emilio Servadio [Caratelli. 1993]. L' RSPK si presenta in una agiata famiglia romana costituita da: padre, medico, che seppur ginecologo non ha mai affrontato con i figli problemi di carattere sessuale creando, nel contesto familiare, <<dei tabù sui quali non si ammette in alcun modo di parlare>>;  madre, donna dal carattere dominante che tiene i figli sotto un costante controllo, <<non si rende conto che sono cresciuti e li considera ancora come bambini piccoli>>; figlio maggiore che <<è un po' il "cocco" della mamma, che non riesce a nascondere il suo compiacimento e la sua predilezione per lui>>, ed infine Federico, il quindicenne agente focale, che a causa delle  difficoltà nello studio ha sempre avuto bisogno di aiuti esterni, cosa che gli viene spesso rinfacciata dalla madre, la quale <<fa continui paragoni col fratello maggiore,... questa difficoltà è più una mancanza di voglia (ribellione) che una vera difficoltà>>. Federico <<chiede pochi soldi al padre, che non glieli nega mai>>, <<frequentemente, quando il padre dorme in clinica, egli ottiene il permesso di dormire nel letto con la madre, cosa che fa piacere ad entrambi, e che non avviene più per il fratello maggiore>>, <<dando così una emblematica soddisfazione alla sua non ancora superata situazione edipica>>. Dai colloqui di Salvadori con la famiglia, nei quali traspariva l' invasività materna, si era <<constatato che tutti erano convinti che la causa dei fenomeni avvenuti era da localizzarsi in Federico. Il primo ad esserne convinto era lui, e ne era piuttosto preoccupato, come se le cose stessero andando oltre l' accettabile (cioè il desiderato) e gli sfuggissero di mano>>. A questo punto, dopo aver studiato la dinamica degli eventi, Salvadori interviene con una sorta di consulenza psicanalitica familiare: <<Quando ho enunciato che la causa di tutto, più che in Federico, ritenevo fosse nel comportamento degli altri membri della famiglia nei suoi riguardi, ho destato la più ampia meraviglia. Ho allora spiegato che il disinteresse del padre nel campo educativo, aveva certo fatto nascere nel figlio un complesso di abbandono, che aveva fatto insorgere in lui il bisogno di richiamare su di sé l' attenzione degli altri. Che l' esagerato amore materno, quasi soffocante, lo aveva fatto restare ad uno stadio arretrato del suo sviluppo affettivo con le conseguenti manifestazioni ... del desiderio di dormire nel letto della madre (complesso edipico non ancora risolto), e col desiderio inconscio di dimostrare invece i suoi poteri eccezionali, anche in confronto alle migliori capacità di studio del fratello maggiore>>. L' RSPK <<si era risolto in una forma di ribellione aggressiva che aveva raggiunto lo scopo desiderato>> cioè quello di portare a soluzione i conflitti inconsci di Federico. Salvadori analizzerà anche due sogni ricorrenti del soggetto focale. Il primo: <<Mi sembra di cadere dentro un pozzo buio e non raggiungere mai il fondo, sul quale so esserci un lupo feroce che certo mi aggredirà. La cosa strana è che non ho paura della caduta, che non ha nulla di angoscioso, ma molta del lupo che mi azzannerà>>. Il secondo sogno: <<Mi sembra di percorrere una strada lunghissima e diritta, fiancheggiata da case continue, senza traverse, con un cielo plumbeo che la chiude in alto e la rende buia. In fondo alla strada vedo la Basilica di San Pietro>>. Seguono le associazioni del soggetto sul significante San Pietro: <<il Papa... massima autorità infallibile>>. Salvadori, rigorosamente freudiano, interpreta: <<Questi due sogni, pur diversi nel loro significato manifesto, si assomigliano nel loro significato profondo. Infatti appare in essi il desiderio di penetrare e percorrere un condotto lungo e oscuro, manifestazione che, pur passata al vaglio della censura, dimostra il desiderio di un rapporto sessuale. Questo rapporto viene però inibito dal divieto paterno rappresentato dal lupo che minaccia di azzannarlo (paura della castrazione) o dalla semplice visione del padre quale massima indiscussa autorità su di lui. Anche da questi sogni appare in Federico una componente erotica importante, che si tramuta in una forte aggressività, come spesso succede quando la fase edipica non è bene superata e risolta, aggressività rivolta contro la figura del padre... Nel caso di Federico questa aggressività si esplica attraverso mezzi paranormali che acquistano anche un significato di affermazione narcisistica nei riguardi del fratello maggiore che gode la stima del padre e della madre>>. L' intervento psicologico di Salvadori consisterà nel promuovere in Federico un' indipendenza affettiva dalla coppia genitoriale, il cui esito sarà l' estinzione dell' RSPK [Salvadori, 1975 e 1977].

Un tale sistema a configurazione triangolare è ad esempio quello che si può ritrovare in un caso di RSPK avvenuto a Milano nel 1989, studiato da una équipe di medici [Gagliardi, Garzia, D' Ambrosio, Margnelli e Fattore, 1990]. L' undicenne agente focale, M. G., fu sottoposto, insieme ai genitori, ad accurati ed approfonditi esami psicodiagnostici e psicofisiologici. Riportiamo qui di seguito alcuni stralci della relazione presentata sul caso. Si osserverà che la psicodinamica aggressiva dell' RSPK è connessa alla domanda di riconoscimento affettivo che M. G. rivolge alla madre, attraverso quello che gli autori individuano come la ricerca di un' identificazione positiva. L' esame psicologico dell' agente focale evidenzia la presenza di un disturbo ossessivo-compulsivo, forte aggressività verso i genitori, scarso rapporto con la realtà e rifugio nel proprio mondo fantastico interno, inoltre il soggetto << vive la coppia genitoriale in modo idealizzato: papà e mamma li vorrebbe disponibili ma li sente lontani>>. Per quanto riguarda l' ambiente familiare sono presenti: forte tensione interpersonale, ménage familiare fortemente compromesso e frammentario e l' anamnesi mette in risalto fallimenti individuali, dell' attività lavorativa individuale, della vita familiare e sentimentale delle figure parentali.  <<Durante i colloqui emergerà anche che il ragazzo, non identificandosi con un padre scarsamente presente, cercherà nella madre un' identificazione, indossando i suoi vestiti, collezionando una serie di profumi, prediligendo tinte pastello. C'è una chiara richiesta rivolta alla madre di essere contenuto, le richieste alla madre sono forti, la mamma gli deve solo cose buone, solo così può crescere, ed ecco che mima i suoi atteggiamenti: uso dei profumi, dei vestiti, ma non per essere gay, solo per un' identificazione; la madre è pertanto sopraffatta da queste richieste>>. In M. G. si evidenziarono chiare ritorsioni specialmente contro il padre, <<nel corso dell' anamnesi M. G. aveva rivelato paura di un padre violento nei suoi sbalzi d' umore ed inesistente per una identificazione>> [Gagliardi, Garzia, D' Ambrosio, Margnelli e Fattori, 1990].

In questa configurazione edipico-triangolare è classificabile anche il caso della famiglia Lemerle: RSPK seguito  psicoterapicamente da Djohar Si Ahmed [Si Ahmed, 1990]. In questa vicenda di poltergeist << ci troviamo davanti a un groviglio confuso di affetti e pulsioni >> retti dal desiderio edipico, e a tensioni psichiche familiari <<non elaborate a causa dell' intensità degli affetti in gioco>>. L' agente focale è il figlio maggiore dei Lemerle: Sebastien di 12 anni. La patologia familiare si struttura sul rapporto tra il ragazzo e la madre. Quest' ultima si palesa essere una donna molto depressa, con una vita sessuale inesistente, che <<da sfogo al suo sentimento, alle sue angosce e alle sue preoccupazioni d' ogni specie su Sebastien che si sente depositario e responsabile di questo enorme carico che la madre gli affida>>, <<atteggiamento della madre che fa di lui un confidente, un compagno, un sostituto del padre>>. Il padre, una figura sostanzialmente inesistente e passiva, è descritto nel suo <<stato di uomo castrato>>, disturbato dai rumori del poltergeist che gli impedivano di dormire la notte e che lo obbligavano  a lasciare il letto coniugale per fare il giro della casa alla ricerca della sorgente del fracasso. Poi c'è la sorellina di 9 anni che <<trasforma in recite isteriche molti dei suoi comportamenti, del resto lei non ha ha altre soluzioni davanti ad un padre assente... e a una madre che ha instaurato una relazione così privilegiata col figlio. Relazione confermata da una massiccia e reciproca espressione di affetti>>. Per l' inconscio di Sebastien, <<schiacciato dal peso della depressione materna che deve contenere, preso tra il desiderio di morte e di restaurazione dell' immagine paterna, attanagliato ugualmente da desideri di morte, con grande fatica rimossi, nei confronti della sorella>>, la produzione dell' RSPK ha la funzione di <<impedire ogni riavvicinamento sessuale tra il padre e la madre, preso com'è da una carica di eccitazione pulsionale fortemente sollecitata dalla distanza cosi "ravvicinata" della madre nei suoi confronti>> [Si Ahmed, 1990].

 

COMPARAZIONE TRA  MINI-GELLER E AGENTI FOCALI

Anna Maria Bononcini sottopose a test psicologici di tipo proiettivo (Rorschach, TAT, etc.) alcuni mini-geller studiati da Bersani e Martelli. I soggetti presentavano una fenomenologia mista: oltre a produrre fenomeni di torsione dei metalli (metal-bending) si trovarono coinvolti in manifestazioni di tipo RSPK [Bononcini e Martelli, 1982]. I risultati della ricerca sono tutti in accordo con le ipotesi fin qui formulate! Nel complesso i soggetti rivelarono tutti coartazione emotiva e problematiche psicologiche connesse con l' espressione dell' aggressività.

Nel caso di O.B., 18 anni,  emerge chiaramente la questione del desiderio e della domanda d' amore e di riconoscimento rivolta all' altro. Il soggetto manifesta: profondi impulsi di tipo aggressivo largamente rimossi, figura materna vissuta come rigida e dominante, <<vivo spirito di opposizione nei confronti dell' ambiente ed al sentimento che, da tale ambiente, il soggetto non potrà mai essere accettato pienamente ed amato. Da qui la necessità di inibire i sentimenti di amore e di bisogno, con la conseguenza di una notevole coartazione emozionale. Siamo dell'' opinione che la paranormalità di O.B. sia un modo di rispondere alle aspettative materne, oltre che uno sfogo occasionale per l' aggressività repressa. Paranormalità come mezzo per sentirsi al centro dell' attenzione>>.

In G.D. compaiono configurazioni psicodinamiche miste connesse a frustrazioni, conflitti edipici e relazioni ambivalenti: << sul piano emotivo troviamo una personalità coartata, gelosia e spirito di emulazione nei confronti del fratello maggiore e del padre ed un forte legame ambivalente con la madre, testimonianza di un' imperfetta risoluzione del nodo edipico. Il soggetto è stato fortemente incoraggiato nel su essere paranormale dalla madre. Riteniamo che in questi caso la paranormalità possa essere almeno motivata dal forte livello di aspirazione frustrata e nel rapporto di emulazione col più brillante fratello>>.

In fine l' altro adolescente, P.G. che manifesta coartazione emozionale, basso livello di resistenza alle frustrazioni, << ricerca di contatto affettivo. Gli affetti, comunque, risultano frenati da inibizioni ed angoscia, configuratasi come angoscia di castrazione, faceva sospettare  di rapporti turbati con con la figura paterna>>, a sostenere la sua paranormalità vi era un bisogno di rivalsa nei confronti del gemello, la necessità di soddisfare le altrui aspettative e <<desiderio di accontentare un padre che ha sempre fortemente stimolato il ragazzo a produrre fenomeni e a migliorare>> [Bononcini e Martelli, 1982].

 

NOTE NOSOLOGICHE GENERALI

In generale possiamo dire che la struttura psichica dell' agente focale può essere desunta in base alla relazione oggettuale che si instaura fra l' Io dell' agente focale e l' altro significativo del rapporto; relazione oggettuale che rinvia alla questione del desiderio. Finché siamo nell' economia di una semplice frustrazione del desiderio, oppure una triangolazione edipica, l' RSPK si configura nel campo di una reattività nevrotica ove in ultima analisi l' angoscia è sempre di castrazione. Se domina una relazione analitica associata ad angosce di perdita o di separazione possiamo essere nel quadro di un disturbo di personalità borderline. Più schiettamente se la relazione oggettuale è di tipo fusionale-simbiotico siamo nel registro di una psicosi, più specificatamente ove predomina persecuzione attraverso le difese della doppia negazione e della proiezione la struttura è paranoica.

 

INDICAZIONI  PSICOTERAPEUTICHE PER  UN INTERVENTO SULL' RSPK

Il dialogo sembra costituire in se stesso una rinuncia all'aggressività

Jacques Lacan, Scritti, 1966.

Dobbiamo ricordare che il poltergeist è l' espressione di un profondo disagio psicologico, e che è sintomo è di sofferenza.

Come la libido anche l' aggressività può essere sublimata, trasformata in "energia psichica" al servizio dell' Io e resa socialmente accettabile: elaborata terapeuticamente essa si manifesta allora come iniziativa, dinamismo, intraprendenza, capacità di affrontare gli ostacoli e di superarli.

Scott Rogo ritiene che un metodo sicuro per attenuare ed estinguere i disturbi poltergeist sia un intervento sulla famiglia: <<l' agente implicato può essere analogo al paziente designato nella terapia familiare e, come tale, può non essere tanto la vera sorgente della patologia, quanto piuttosto la vittima [Ullman, 1977].

In un  approccio di tipo sistemico l' intervento non sarà esclusivamente diretto verso un' indagine degli eventi remoti (inconsci, conflittuali...) della parapsicopatologia, bensì cercherà di comprendere cosa sta accadendo in quel dato sistema di relazioni interpersonali, indicando il modello di interazione patologico.

Fodor mostrò per primo come l' esplorazione dell' inconscio, per mezzo della tecnica psicoanalitica, e la presa di coscienza da parte dell' agente focale-paziente di taluni conflitti e desideri inconsci possa determinare una "guarigione dalla sindrome RSPK" [Caratelli, 1993]: <<debellare il fantasma attraverso una catarsi>> [Fodor, 1948].

Una psicoterapia del poltergeist, oltre ad interessare le interazioni interpersonali, dovrebbe mirare ad una soggettivazione del desiderio da parte dell' agente focale. Lo psicologo favorirebbe la scoperta del desiderio attraverso, oltre all' analisi delle dinamiche profonde scatenanti l' RSPK, con un lavoro sul sogno (come fece il Salvadori) piuttosto che l' associazione libera. Questo tipo di lavoro ha un effetto soggettivante. Il terapeuta promuove una sorta di responsabilità d' assunzione del desiderio del paziente-focus, lavoro sicuramente molto complesso poiché come abbiamo visto, il desiderare implica l' accettazione della mancanza e la presa di coscienza del riverbero metonomico della domanda, il che naturalmente rinvierebbe ulteriormente alla questione della castrazione. Un' obbiettivo della cura dovrebbe mirare ad una sovversione del soggetto, agevolando nel paziente l' assunzione di un ruolo in cui vi si reperisca quale soggetto cosciente del desiderio.

Nell' RSPK vi è un desiderio che non passa nell' ordine simbolico della domanda, che lega i due membri, soggetto focale e persona-oggetto focale, fra i quali il veicolo è un' arcaica onnipotenza dell' azione. Una possibile funzione del terapeuta potrebbe proprio essere quella di assumere una posizione di terzo simbolizzante, rompendo la diade, triangolizzando la relazione, introducendo il veicolo della parola, spostando ed articolando il desiderio, in particolare normalizzando situazioni più gravi di sistemi psicotici desimbolizzati.

 

[Chi fosse interessato alla bibliografia può richederla all'indirizzo di posta elettronica di Metapsichica]

 

 

RIASSUNTO

L' articolo segue l' indirizzo  psicanalitico che, partendo dal sintomo manifesto, giunge all' individuazione del movente inconscio, pervenendo alla costruzione di un modello psicodinamico sulle cause psicologiche che stanno alla base della "sindrome RSPK" (o poltergeist).Particolare attenzione viene posta sull' agente focale inserito nel suo sistema di relazioni interpersonali, dato che l' RSPK non si presenta tanto come  evento paranormale in se, ma come un sistema di rapporti patologici. La tesi sostenuta è che dietro ad ogni manifestazione RSPK è presente un desiderio inconscio dell' agente focale.  Si individuano alcune  cause psicologiche del poltergeist inserite in configurazioni sistemiche. L' RSPK è causato dal fatto che qualcuno ha frustrato l' agente (o più in generale egli sente le limitazioni imposte dall' ambiente) e reagisce a tali frustrazioni con intenti aggressivi espressi tramite la PK. Tale meccanismo rivela che l' aggressività è solamente una formazione reattiva prodotta dalla frustrazione di qualcosa di molto preciso: il desiderio. L' aggressività psicocinetica sorge quando l' agente focale si vede rifiutare il soddisfacimento di una domanda pulsionale, o quando vi è un mancato riconoscimento del suo desiderio: la meta dell' agente focale è sempre quella di essere riconosciuto come l' oggetto del desiderio dell' altro. In altri casi l' agente focale instaura una relazione di tipo ambivalente, in un contemporaneo sentimento di odio e amore; altra causa è l' angoscia di separazione, vissuta dall' agente come un vissuto di abbandono; inversione affettiva dei meccanismi paranoici. Infine vi può essere una dinamica edipica nella quale ad un investimento libidico su una figura materna si oppone l' interdizione di una figura paterna.L' articolo si conclude con l' esposizione di alcune indicazioni psicoterapeutica per un intervento sull' RSPK: promuovere una sublimazione dell' aggressività trasformandola in energia socialmente accettabile al servizio dell' Io; comprendere le dinamiche interpersonali patologiche; reperire il senso inconscio della manifestazione, elaborando i complessi; infine il terapeuta dovrebbe mirare ad una soggettivazione e ad una responsabilità d' assunzione del desiderio da parte dell' agente focale.

 



 

 

 

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