MATERIALIZZAZIONI DI CORPI SPIRITUALI. PERCHÉ E COME SONO POSSIBILI di Salvatore Capo Sono stati descritti diversi casi in letteratura in cui soggetti in stato di veglia vedono dei defunti che sembrano avere un corpo materiale, o perché viene toccato, con la netta sensazione di aver toccato un corpo materiale, o perché essi compiono un’azione che richiede un corpo materiale, come aprire una porta, spostare un oggetto o emettere una voce che viene udita. Solo qualcosa di materiale, infatti, può spostare un oggetto materiale; e solo qualcosa di materiale può produrre una voce. Perché venga prodotto un suono vocale udibile è necessaria una vibrazione delle corde vocali, che produce uno spostamento delle molecole dell’aria, che si trasmette a quelle adiacenti, generando alternativamente una zona in cui l’aria è compressa e una zona in cui l’aria diviene rarefatta, cioè un’onda sonora, che raggiunge una membrana timpanica. E vi sono due dati che dimostrano che si tratta di defunti reali e non immaginati. Il primo è costituito dal fatto che in diversi casi tali defunti sono sconosciuti. In alcuni casi il loro corpo viene toccato 1, in altri casi compiono un’azione che richiede un corpo materiale 2, in altri casi ancora parlano e la loro voce viene udita 3. Non può trattarsi di racconti inventati, perché solo dopo che il soggetto ha descritto il defunto altre persone lo riconoscono come tale, e non glielo avevano mai descritto in precedenza. Il secondo dato sono i casi in cui i defunti vengono visti da diverse persone contemporaneamente e hanno un corpo materiale che viene toccato 4 o compiono un’azione che richiede un corpo materiale 5 . Non può trattarsi di allucinazioni visive o uditive, perché la stessa allucinazione non può aversi in diverse persone contemporaneamente. Per spiegare l’esistenza di defunti con un corpo materiale si deve partire dall’idea che i defunti abbiano normalmente un corpo spirituale, avendo una propria visibilità, una propria individualità e una propria coscienza, come mostrano tra l’altro, e a centinaia, le esperienze di pre-morte. Il corpo spirituale di un defunto è in grado di trasmettere un’immagine che è uguale a quella che veniva trasmessa dal suo corpo materiale, quando la percezione visiva era generata dal fatto che le onde elettromagnetiche riflesse dagli atomi e le molecole di quel corpo giungevano all’occhio e alla retina. Dunque, dev’esserci qualcosa che consente a entrambi i corpi sia di essere visti, sia di essere visti con la stessa forma; ed è il fatto che da essi proviene un insieme di onde elettromagnetiche molto simile. Chiamerò questo insieme “corpo fotonico”, con la specificazione che non si tratta propriamente di un corpo, ma di ciò che produce l’immagine di un corpo. Che il corpo spirituale emetta fotoni sembra confermato da diversi dati: i casi in cui, in stato di veglia, viene visto un defunto che ha un corpo circondato da luce 6; i casi in cui da un globo di luce emerge la figura di un defunto, che avvengono sia durante una NDE 7, sia in stato di veglia 8; il rilevamento di anomalie del campo elettromagnetico in un seminterrato dove è stato visto più volte, nel 1994, il corpo di una donna morta da qualche anno 9. La mia ipotesi è che un corpo materiale possa generarsi a partire dalle onde elettromagnetiche emesse dal corpo spirituale. Ma perché ciò avvenga occorrono due condizioni. La prima è che il corpo spirituale di un defunto si trovi all’interno del mondo materiale. La seconda che esso incontri lo Spirito che Dio dona continuamente agli uomini, che contiene anche onde elettromagnetiche (nel mio libro Perché abbiamo un’anima, Armando, 2015, ho cercato di spiegare perché). Quando i fotoni incontrano la materia, si possono produrre, come è noto, tre meccanismi: 1) l’effetto fotoelettrico, che si ha quando un fotone, urtando un elettrone, trasmette ad esso tutta la sua energia e si annichila; l’elettrone, acquistando energia, fuoriesce dall’atomo in cui si trovava, che diventa uno ione positivo; e poiché dev’essere conservato il momento angolare tra stato iniziale e stato finale, l’atomo ionizzato rincula e devia; 2) l’effetto Compton, che si ha quando un fotone urta un elettrone, ma non si annichila, bensì perde energia e viene deviato, mentre anche l’elettrone viene deviato; 3) la produzione di coppia, che si ha quando un fotone altamente energetico urta un nucleo; il fotone si annichila e produce una coppia di elettroni e antielettroni. Inoltre, quando il corpo spirituale di un defunto contatta lo Spirito divino contenente fotoni anche ad alta energia, aumenta la quantità e la frequenza dei fotoni del corpo fotonico che esso emette. E questo può produrre un quarto meccanismo: 4) i fotoni ad alta frequenza ed energia del corpo fotonico urtano tra di loro, producendo coppie di elettroni ed antielettroni. Può anche accadere che gli elettroni generati da questi meccanismi urtino gli antielettroni prodotti dal terzo e dal quarto meccanismo (e ciò avviene nel giro di nanosecondi) e si abbia l’annichilamento degli elettroni e degli antielettroni e la nascita di coppie di fotoni (che rialimentano tutti i meccanismi), di coppie di quark e antiquark, di gluoni e di bosoni, cioè dei costituenti della materia. È così che, verificandosi le due condizioni che abbiamo visto, un corpo fotonico può dar origine a un corpo materiale. Questo meccanismo può spiegare, tra l’altro, perché i corpi dei defunti si manifestano molto spesso di notte, o quando c’è poca luce, e solo raramente di giorno. Di giorno, infatti, la gran quantità di fotoni provenienti dal sole incontrano i fotoni del corpo fotonico del defunto e deviano le traiettorie di buona parte di questi ultimi prima che essi incontrino gli atomi dell’aria; e ciò impedisce o limita fortemente la possibilità che il corpo fotonico del defunto diventi il suo corpo materiale. Si può ipotizzare che un passaggio dal corpo fotonico a un corpo materiale si abbia anche nei casi di bilocazione, nei quali un soggetto viene visto in un luogo nello stesso momento in cui altri lo vedono in un altro luogo molto distante. Il corpo visto nel primo luogo non si muove, è in trance o in stato di sonno, mentre quello visto nell’altro luogo si muove, parla e agisce, dunque è materiale. La bilocazione ha riguardato diversi santi e mistici (Clemente, Antonio da Padova, Lidwina, Francesco di Paola, Francesco Saverio, Maria di Agreda, Alfonso Maria de’ Liguori, Giovanni Bosco, Pio da Pietrelcina, Teresa Neumann, Yvonne-Aimée Beauvais de Malestroit, Natuzza Evolo). Diversi casi di bilocazione che non hanno riguardato i mistici sono riportati in un libro di E. Bozzano (7 casi) 10, in uno di V. Pilloni (5 casi) 11 e in uno di P. Roland (5 casi) 12. In tutti questi casi, che avvengono durante uno stato estatico o durante un sogno, si può pensare che il corpo spirituale si sia staccato temporaneamente dal corpo materiale e abbia contattato lo Spirito divino; i fotoni del corpo fotonico emesso sono aumentati, è aumentata la quantità di quelli ad alta energia e si è prodotto un corpo materiale. Il meccanismo che ho descritto può spiegare anche, a mio avviso, i casi di poltergeist (“spirito chiassoso”). In molti di essi i fenomeni sono associabili alla presenza di una certa persona: allontanata questa da quel luogo, i fenomeni cessano. In questi casi si può pensare che il corpo spirituale di quella persona si stacchi dal suo corpo materiale (ciò può avvenire in sogno mentre dorme, o in stato di trance) ed emetta un corpo fotonico, che produce, col meccanismo che ho descritto, un corpo materiale, o spesso solo una parte di esso, come le mani, che dà luogo ai fenomeni, dei quali ovviamente quella persona non è cosciente. Quest’ipotesi può essere supportata dal rilevamento, negli ambienti in cui i fenomeni si verificano, di anomalie dei campi elettromagnetici 13, che potrebbero essere dovute ai fotoni del corpo fotonico. Ma in alcuni casi i fenomeni non sono associabili a nessuna persona particolare, perché accadono in presenza di persone diverse che non si conoscevano, e anche a distanza di secoli. E in questi casi spesso viene vista una figura umana che è associabile a quella di un defunto che ha vissuto in quel luogo. Si deve allora ammettere che il corpo spirituale di un defunto sia tornato nel mondo materiale, o spontaneamente, o perché “chiamato” dal corpo spirituale di uno dei presenti staccatosi durante un sogno; e il suo corpo fotonico, con i meccanismi che abbiamo visto, abbia generato un corpo materiale, responsabile dei fenomeni. I fenomeni sono molto spesso ripetitivi, infantili, incomprensibili, illogici: colpi ripetuti e violenti, oggetti scagliati in aria o rotti, tavoli e sedie spostati, ecc. Ciò accade perché il corpo materiale che li produce nasce dal corpo fotonico e non è il corpo spirituale, che metterebbe in atto comportamenti diversi. Rimane da spiegare come mai in molti casi viene visto, e da più persone insieme, un oggetto che si sposta da un punto a un altro, ma non viene visto nessun corpo materiale, o parte di esso, che lo tenga e lo sposti. Normalmente, quando i fotoni provenienti dal sole o da un’altra fonte incontrano un corpo materiale, vengono da esso assorbiti e/o riflessi, e quelli che giungono agli occhi di un osservatore danno inizio al processo che genera l’immagine di quel corpo. Ma quando i fotoni generati da una fonte incontrano un corpo materiale generato in loco da un corpo fotonico con un gran numero di fotoni interagenti, essi possono, subito dopo il loro impatto col corpo materiale, venire deviati da tali numerosissimi fotoni, e così non produrre alcuna immagine in un osservatore. L’ipotesi che ho proposto spiega, dunque, un gran numero di fatti, che sono stati osservati in stato di veglia, sono stati riferiti più volte in diversi tempi e luoghi, sono innegabili e sono tuttora inspiegati. NOTE 1 Bozzano E., Dei fenomeni di infestazione, seconda edizione aumentata, Tipografia “Dante”, Città della Pieve (PG), 1936, pagg. 47-49; Colucci P., Fili sottili quasi invisibili. Notizie e comunicazioni dall’aldilà, Dehoniane, Bologna, 2002, pag. 67; Mackenzie A., Hauntings and apparitions, Heinemann, London, 1982; trad. it., Apparizioni e fantasmi, Mediterranee, Roma, 1983, pag. 73; Haraldsson E., The Departed Among the Living: An Investigate Study of Afterlife Encounters, White Crow, Guildford, 2012; trad. it., Incontri dopo la morte, Armenia, Milano, 2013, pagg. 117.260. 2 Carrington H., True ghost stories, J. S. Ogilvie, New York, 1915; trad. it., Fantasmi. Storie vere, Golem, Roma, 2014, pag. 79; Bozzano E., Dei fenomeni di infestazione, seconda edizione aumentata, cit., pagg. 47-49; Mackenzie A., Hauntings and apparitions, Heinemann, London, 1982; trad. it., Apparizioni e fantasmi, Mediterranee, Roma, 1983, pagg. 157-58; Haraldsson E., trad. it., Incontri dopo la morte, cit., pagg. 109.117.191. 3 Carrington H., trad. it., Fantasmi. Storie vere, cit., pagg. 65-66; Bozzano E., Dei fenomeni di infestazione, seconda edizione aumentata, cit., pagg. 47-49; Pilloni V., La bilocazione. Esperienze e testimonianze, Edizioni Mediterranee, Roma, 1978, pagg. 106-07; Mackenzie A., trad. it., Apparizioni e fantasmi, cit., pagg. 157-58; Morse M., Perry P., Closer to the Light, Villard Books, New York, 1990; trad. it., Più vicini alla luce, Sperling & Kupfer, Segrate (MI), 1991, pagg. 138-39; Colucci P., Fili sottili quasi invisibili. Notizie e comunicazioni dall’aldilà, Dehoniane, Bologna, 2002, pagg. 67.74; Haraldsson E., trad. it., Incontri dopo la morte, cit., pagg. 53.127.191.257.260. 4 Barrett W., Deat-Bed Visions, Methuen & Co, London, 1926; trad. it., Visioni in punto di morte, Mediterranee, Roma, 1991, pagg. 83-84; Mackenzie A., trad. it., Apparizioni e fantasmi, cit., pagg. 254-55; Fenoglio M. e A., Fantasmi, spettri e case maledette, Key Book, RL Gruppo Editoriale, Santarcangelo di Romagna (RN), 2008, pag. 15. 5 Lombroso C., Ricerche sui fenomeni ipnotici e spiritici, UTET, Torino, 1909; ed. Et al., Milano, 2010, pag. 350; Carrington H., trad. it., Fantasmi. Storie vere, cit., pagg. 122-23; Bozzano E., Le visioni dei morenti, Editrice Europa, Verona, 1947, pag. 102; Fenoglio M. e A., Fantasmi, spettri e case maledette, cit., pag. 132; Haraldsson E., trad. it., Incontri dopo la morte, cit., pagg. 71.229-30. 6 Flammarion C., Les maisons hantées, Flammarion, Paris, 1923; trad. it., Le case infestate, Armenia, Milano, 1978, pagg. 215-16; Barrett W., trad. it., Visioni in punto di morte, cit., pag. 83; Bozzano E., Le visioni dei morenti, cit., pagg. 154-55.167-68; Morse M., Perry P., trad. it., Più vicini alla luce, cit., pagg. 138-39; Colucci P., Fili sottili quasi invisibili. Notizie e comunicazioni dall’aldilà, cit., pag. 76; Fenoglio M. e A., Fantasmi, spettri e case maledette, cit., pagg. 40.48; Haraldsson E., trad. it., Incontri dopo la morte, cit., pagg. 72.164-65.170.175.230.245. 7 Delacour J.-B., trad. it., Aus dem Jenseits zurück, Econ Verlag, Düsseldorf und Wien, 1973; trad. it., Di ritorno dall’aldilà, Armenia, Milano, 1976, pag. 37; Cariglia F., La luce e la rinascita. Nuove esperienze nei “territori oltre la vita”, Mondadori, Milano, 2009, pag. 125; Vaccarin D., NDE. Visioni premorte, Editoriale Programma, Treviso, 2011, pag. 101-02. 8 Osis K. Haraldsson E., At the Hour of Death, Avon, New York, 1977; trad. it., Quello che videro nell’ora della morte, Armenia, Milano, 1979, pagg. 166-67; Jakoby B., Wir sterben nie, F. A. Herbig Verlagsbuchhandlung GmbH, München, 2007; trad. it., Non moriamo mai, Armenia, Milano, 2008, pag. 68; Fenoglio M. e A., Fantasmi, spettri e case maledette, cit., pag. 132. 9 cfr. Biondi M., Misteriose presenze: Viaggio tra case infestate e luoghi maledetti, Mondadori, Milano, 2005, pagg. 48-49. 10 Bozzano E., Dei fenomeni di bilocazione, seconda edizione aumentata, Tipografia “Dante”, Città della Pieve (PG), 1934, pagg. 44.45.47.53.54-55.63-65.70-71. 11 Pilloni V., La bilocazione. Esperienze e testimonianze, cit., pagg. 39.66.72-75.113-15.115-16. 12 Roland P., Ghost, Arcturus Publishing Limited, London, 2014; trad. it., Ghost, L’Airone, Roma, 2014, pagg. 82.83.84.84-85.89-90. 13 Biondi M., Misteriose presenze: Viaggio tra case infestate e luoghi maledetti, cit., pagg. 182.187.
|