Summary: The emergence of a new existential philosophy. It’s growing a social phenomenon of great significance destined to symbolize the trend which will characterize the years to come: A great thought’s movement caracterized by a strong tendency to conscience’s growth, to the dilation of the human faculties bridled by the false dogmas of scientist positivism, to the self’s realization. It’s a counter culture which opposes that one, now worn, of modernity. It’s a new existential philosophy which refuses the mechanicistic, the deterministic and the analytic epistemology that is based on objectivity’s simulacrum, and, on the contrary, which favours the dimensions of emotion and of intuition instead of rationality. C’è un fenomeno sociale di grande portata che sta prendendo forma sotto i nostri occhi. Anche se ancora allo stato nascente è probabile che sia destinato a rappresentare il trend che più caratterizzerà gli anni a venire. Forse addirittura una sorta di riverbero del prossimo millennio in questo scorcio di secolo. Eppure è un fenomeno di cui siamo spettatori largamente inconsapevoli. Perché siamo portati a considerare separatamente le singole manifestazioni. E queste appaiono, sovente, di interesse circo-scritto o scarsamente rilevanti. Appare difficile trovare delle connessioni tra il vegetarianismo e lo Zen, il training autogeno e la macrobiotica, la medi-cina omeopatica e la danza kundalini, lo shatzu e le arti marziali, lo yoga e la pranoterapia, l’astrologia e le nuove sette religiose. Magari condividiamo, o predichiamo, alcune di queste manifestazioni. Altre invece, che ho accomunato a queste, ci fanno sorridere o, al limite, le condanniamo severamente. Sembrerebbe non esistere un tessuto connet-tivo in episodi tanto eterogenei. Se proprio siamo costretti a cercarlo è probabile che lo si liquidi alla stregua di manifestazioni di folklore, come espressione delle mode che importiamo dalla West Coast americana. O come anticipazione dei fenomeni millenaristici di irrazionalità che caratteriz-zeranno la fine del secolo. La ricerca, invece, di un possibile filo rosso si rivela eccezionalmente promettente. E se, per un istante, riusciamo a disfarci dei pregiudizi e dei condizionamenti, possiamo veder prendere corpo un’affascinante inter-pretazione soft del post moderno. Il comune denominatore è una forte tensione allo sviluppo della coscienza, alla dilatazione delle facoltà umane imbrigliate dai falsi dogmi di un positivismo scientista, alla pia realizzazione del sé. Al di sotto della varietà delle manifestazioni emerge, sia pure con contorni ancora sfumati, una controcultura che si contrappone a quella, ormai logora, della modernità. Prende consistenza un nuovo modo di concepire il benessere che trascende il tradizionale concetto di salute. La salute in queste concezioni non può che essere olistica: il rapporto del proprio corpo non è soltanto con la mente ma con la globalità del cosmo. Non solo la natura ma la stessa materia non è inerte, vibra di onde elettro-magnetiche e fa parte di noi. Troviamo in realtà, in questa apparente assi-milazione di episodi eterogenei, una stessa struttura latente: il prevalere dell’intuizione sulla ragione, delle emozioni sulla razionalità, di yin su yang, dell’emisfero destro del cervello su quello sinistro, della nostra componente femminile su quella maschile. La rivalutazione di paradigmi diversi del sapere e di prassi quotidiane elaborate in Oriente, la stessa valorizzazione delle religioni indù e buddista rientrano a pieno titolo nella stessa matrice. Ma anche il superamento di un concetto restrittivo di scienza e tecnica, il rifiuto di un’epistemologia meccanicistica, deterministica e analitica, fondata sul simulacro dell’oggettività. Eppure non vi è alcun atteggiamento pregiu-dizialmente antitecnologico. Ne è la riprova che le nuove «autostrade informatiche» rappresentano un canale per eccellenza per la trasmissione di questa cultura. È un grande movimento quello che sta nascendo. Si potrebbe obiet-tare che molti degli episodi ricordati hanno un cuore e pratiche antiche. La differenza è però che un tempo erano appannaggio di ristrette élite. Oggi hanno una diffusione di massa. I cultori di queste non sempre sono coscienti della reale natura e dell’ampiezza del fenomeno che stanno alimentando. Ma sono gli antesignani di una nuova filosofia esistenziale, di nuove prassi sociali e individuali. Che poi si chiami questa New Age o Età dell’Acquario o simili non ha importanza. Sembrerebbe che al declino dell’impegno politico tradizionale, dei grandi movimenti collettivi e delle ideologie stia subentrando una molteplicità di inediti e intimisti percorsi di emancipazione. Che potrebbero anche trasformarsi in una dirompente massa d’urto.
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