Uno degli autori che hanno indagato il fenomeno paranormale, pur non appartenendo alla comunità parapsicologica, è stato lo psicologo statunitense Julian Jaynes, autore de “Il crollo della mente bicamerale e l’origine della coscienza”, che ha cercato di spiegare come certe sensazioni percepite dalla mente umana non sono altro che reminiscenze di un lontano passato in cui l’uomo disponeva di un cervello non (o poco) interconnesso. In quell’epoca lontana la parte destra del cervello comunicava con la parte sinistra, pseudo-razionale, che agiva in funzione dei comandi istintuali che arrivavano appunto dall’interno. In questo modo era come se la voce interiore, attributa a un “dio”, desse ordini, istruzioni, avvertenze, che ortientavano i comportamenti, obbedienti ai comandi o ai segnali ricevuti.
Solo molto più tardi con l’evoluzione della conoscenza si manifestò una interconnessione fra i due emisferi, che consentiva sì di avvertire le sensazioni interne, ma anche di rapportarle ai segnali della natura e al portato dell’esperienza pratica, che indicava come realmente le cose fossero collegate tra di loro da una causa che produceva un determinato effetto. Crollò così la mente bicamerale, cioè la separazione netta delle funzioni mentali e l’uomo si ritrovò a percepire i propri pensieri, piuttosto che le paure o la volontà come fattori propri e non come eventi attribuiti all’entità esterna, il “dio” che guidava i comportamenti. Nel mondo attuale si assisterebbe, secondo Jaynes, agli effetti residui di tali vissuti.
Abbiamo perso antiche facoltà?
Le Percezioni Extra Sensoriali, soprattutto le voci interiori, non sarebbero altro che remote nostalgie del tempo in cui il dio comunicava con l’uomo. Questo concetto, anche se molto semplificato, è interessante perché consente una comparazione con quanto si assiste attualmente in termini di ricerche sulla mente e in particolare sui rapporti fra menti diverse. Esso risponde anche ad uno dei dilemmi della Parapsicologia: una volta eravamo dotati di facoltà superiori che nel tempo abbiamo perso? Oppure stiamo evolvendo, per adattamento alle esigenze dell’ambiente, creando nuove possibilità della mente? La discussione è meno peregrina di quanto si pensi; basti osservare nell’antichità quanta parte di attenzione fosse rivolta al divino, al soprannaturale, al sacro, al magico.
Oggi, tuttavia, ci sembra di poter dire che l’attenzione si è addirittura spostata dal singolo individuo per portarsi su concetti più allargati, che prendono in esame le esperienze di coppie o di collettività. Secondo le ipotesi della fisica quantistica, particelle che sono state in contatto tra di loro si comportano alla stessa maniera, indipendentemente dallo spazio che le separa, come se fossero unite e vivessero le stesse esperienze.
L’entanglement, così viene chiamato il fenomeno, rende possibile concepire ad esempio la telepatia, come un processo che caratterizza l’istantaneità dell’esperienza nei due soggetti in relazione (affettiva) tra di loro. Ampliando ancora la visuale si può supporre che nello stesso momento persone legate fra loro da uno stato di affettività (o comunque da un contatto realizzato nel passato) possano avvertire tutte insieme la stessa sensazione nello stesso momento.
L’unione fra tanti cervelli (menti) può generare effetti anche esterni, come sembra dimostrato dalle preghiere comuni che influenzano eventi sociali. Ad esempio gruppi numerosi di meditanti, legati fra di loro da una matrice comune, concentrati nello stesso momento sulla riduzione dei crimini in un particolare ambiente, hanno visto riscontri concreti nelle statistiche relative al tempo di meditazione comune. Lasciando spaziare i ragionamenti, si potrebbe pensare che una moltitudine di persone animate da un valore comune, ad esempio la pace, potrebbero influire in modo consistente sugli eventi sociali a cui inviano pensieri ed energie positivi. Non è certo e non è chiaro come il processo avvenga, tuttavia se a questo tipo di azione statisticamente corrisponde un risultato oggettivo, si può ragionevolmente collegare due fenomeni e trarre ispirazione per teorie innovative sulle potenzialità umane.
Potrebbero essere vero anche il contrario: la quantità di pensieri negativi che albergano le nostre giornate (media, TG, giornali, libri, riviste, film, ecc.) potrebbero alzare il livello della paura nella collettività ed innescare forze negative simultanee in larga parte della popolazione, facilmente influenzabile (gli esempi recentemente non mancano di certo).
Insomma, se il mondo primitivo rispondeva a voci interne “divine”, il mondo moderno risponde a voci esterne e se allora le esperienze potevano sembrare soprannaturali (almeno così erano percepite), ora le esperienze appaiono certamente più naturali (legge di causa-effetto che regola la razionalità moderna). Tuttavia, se allora la soluzione veniva dal di dentro, oggi potrebbe venire dall’interconnessione di tante menti che si sintonizzano nello stesso istante sullo stesso pensiero, sugli stessi valori, si potrebbe dire sulla stessa lunghezza d’onda, che può generare cambiamenti forti e importanti per la sopravvivenza umana (così come la voce del dio allora rassicurava sull’azione da intraprendere).
Il crollo della mente bicamerale forse non è in contraddizione con l’evoluzione che stiamo vivendo: il paranormale di allora si sta trasformando nel paranormale di domani, cioè in una nuova potenzialità umana.