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SONNO E SOGNI. Lezione 2

MASADA n° 1118. 9-4-2010

(Odilon Redon)

Parti del cervello e fisiologia del sonno – Onde cerebrali – Fasi e durata del sonno – Ritmi circadiani – Deprivazione del sonno e insonnia – Russare – Condizioni per dormire bene

PARTI DEL CERVELLO E FISIOLOGIA DEL SONNO

Quando sogniamo, quale parte di noi sogna?
É difficile dirlo, negli ultimi 30 anni le ricerche sul funzionamento del cervello sono avanzate, ma cervello e mente non sono la stessa cosa; la mente sembra essere molto più ampia del cervello, anche se non è facile separare i due concetti, vista la posizione organicistica della nostra scienza.
Malgrado ciò, possiamo dire di avere una mente sensoriale legata al corpo, una mente logica legata all’emisfero sinistro, una mente intuitiva legata all’emisfero destro, ma sappiamo che esiste anche una mente cellulare, e altre forme di intelligenza arcaica radicate in varie parti del corpo. Jung dice che c’è una mente anche nel fegato e i popoli primitivi attribuiscono proprio al fegato la chiaroveggenza o i sogni premonitori così come pensano che il fegato sia la sede dell’anima. In Asia invece si preferisce situarla presso l’ombelico e nel linguaggio comune parliamo del cuore, intendendo qualcosa di diverso da un muscolo. Forse tutte queste cose sono giuste allo stesso tempo. In fondo basta una cellula per clonare un essere vivente. Memoria e intelligenza possono essere dappertutto e i nostri concetti limitativi dovrebbero essere allargati.
Vediamo cosa dicono le neuroscienze.
Milioni di anni fa noi umani avevamo un cervello molto piccolo, detto ‘cervello rettile’ che ci serviva a tenerci in vita a un grado basso di sviluppo, era il cervello della sopravvivenza, che ci insegnava istintivamente prenderci quello che ci serviva, a difenderci dai nemici, ad appropriarci di un territorio.
Poi si formò un ‘cervello mammifero’, relativo all’accudimento, alla cura di una famiglia, alla protezione dei piccoli, alle relazioni di gruppo, probabilmente perché essere in due o in gruppo aiuta a sopravvivere.
L’ultimo a formarsi fu il cervello nuovo o ‘neocorteccia’, sede del pensiero vero e proprio, che ci trasse fuori dal regno animale.
La neocorteccia è divisa in due parti. Una è costituita dall’emisfero sinistro, capace di pensare, parlare, contare ed elaborare funzioni logiche. L’altra è l’emisfero destro, con capacità di intuire, immaginare, acquisire immagini o simboli, produrre arte o religione…
Dunque abbiamo un emisfero logico e uno intuitivo e potremmo dire che i sogni nascano in quest’ultimo.

Ma i sogni in realtà possono provenire da ogni parte di noi, anche dalle nostre funzioni più istintuali e animalesche; sognano i cani, i delfini.. sognano i bambini nella pancia della mamma… possiamo sognare con i nostri organi percettivi (sogni della vista o dell’odorato…), con le nostre funzioni digestive (sogni di stomaco o intestino…) ecc. Se un dente ci fa male, quel dolore può diventare un sogno ed è il dente che in qualche modo ha prodotto il sogno.
Ma l’organo sommamente preposto al sognare si dice sia quello relativo all’immaginazione e alla formazione di immagini, cioè l’emisfero destro.
Esso prende una causa: un oggetto, sensazione, dolore, ricordo, problema… e la elabora come fosse un’opera d’arte rivestendola di simboli e metafore.
Quando sogniamo lavoriamo con l’emisfero destro che è quello dell’arte, della poesia, della religione, dell’intuizione, dei miti, delle favole, della creatività, anche della parapsicologia. Sognare attiva le nostre antenne parapsicologiche, tanto che il 50% delle esperienze paranormali avviene in sogno. Questo perché, dormendo, i 5 sensi tradizionali funzionano a regime ridotto e si apre il sesto senso, che oltrepassa spazio e tempo. In sogno si manifestano anche le nostre capacità creative, di invenzione del nuovo, di ritrovamento di soluzioni insperate. L’emisfero destro è amico degli inventori e degli artisti, è un emisfero particolare che ha un proprio codice e una propria grammatica.

Ma perché vogliamo conoscere i nostri sogni? A cosa serve? Serve a conoscere meglio noi stessi, il senso di ciò che ci accade, il senso della nostra vita, e a cercare una guida segreta, sempre presente, che ci insegni a guardare ciò che ci accade da un’altra prospettiva ….
Il sogno può essere molte cose, anche una via verso l’interiorità, per la scoperta di nostre parti ignote, o di funzioni superiori o sottili. E può essere una via iniziatica e in questo modo è usato dagli sciamani di tutto il mondo, Ma, al di qua del sogno straordinario, anche il sogno più banale è utile a vivere la vita in modo più completo e migliore.

(Toti Scialoja. Il sonno)

FATTORI DEL SONNO

Dormire e sognare sono due stati mentali diversi con un funzionamento distinto del cervello. Il sonno occupa circa un terzo della nostra vita e non ne possiamo fare a meno. Se non si dorme si muore.
Il sonno è uno stato modificato di coscienza a carattere ordinario. Dormiamo tutti 7 o 8 ore per notte e sogniamo tutti 2 ore per notte, anche se il 20% delle persone non ricorda cosa ha sognato, e tuttavia il sonno, pur essendo un fenomeno naturale, resta strano e misterioso.
Dormendo, subiamo forti variazioni dell’attività fisiologica e mentale. Il cervello modifica la sua attività elettrica e produce onde elettriche particolari, dapprima molto basse e lente, poi improvvisamente rapide e frenetiche, quando sogniamo.
Durante il sonno possono presentarsi vari fenomeni anomali come il bruxismo, che consiste nell’arrotare i denti, l’enuresi o perdita del controllo urinario, tipica dei bambini piccoli o disturbati, il sonnambulismo, in cui il dormiente parla o cammina nel sonno, oppure movimenti mioclonici, scatti incontrollati di gambe e braccia, soprattutto in persone nervose e stressate, e infine il russare, che tutti sappiamo cos’è.
Dormendo certe funzioni rallentano, altre diventano più veloci, sia nell’apparato nervoso che in quello neurovegetativo.
Aumenta la secrezione di alcuni ormoni come la prolattina, o ormone della crescita, che stimola la sintesi proteica, consuma grassi per riparare tessuti e sostituisce le cellule morte.
Aumenta anche la melatonina, che regola il ciclo veglia/sonno (secreta proprio da quella che Cartesio nel 1600 chiamava ‘ghiandola pinealé, l’epifisi, che regola gli stati di eccitazione o sedazione).
Aumenta infine il livello di Tnf (una sostanza antitumorale) e quello della interleuchina 1, che fa alzare la temperatura corporea.

Il sonno può essere normale o presentare patologie; esiste anche una vera e propria malattia del sonno che è molto grave e può portare anche alla morte, o viceversa può comparire l’insonnia, che spesso accompagna stati depressivi o squilibri ormonali, ci sono poi gli incubi che segnalano qualche problema a livello psichico.
La cosa più curiosa del dormire è il sognare, perché quando sogniamo la mente ferma alcune delle nostre funzioni psicofisiche e ne attiva altre molto interessanti e strane.

 

FISIOLOGIA DEL SONNO

La veglia è lo stato ordinario di coscienza in cui si è quando siamo lucidi e attenti; nel sonno perdiamo l’attenzione agli stimoli esterni meno forti e subiamo un abbassamento delle frequenze mentali, e, accanto alla veglia, al sonno e al sogno ci sono poi stati straordinari di coscienza (stati modificati), come la trance, l’ipnosi, l’estasi, le allucinazioni, lo stato di meditazione ecc. In Occidente non sappiamo molti sugli stati modificati di coscienza e ne individuiamo solo 5 o 6. In Oriente invece già tremila anni fa le università indiane conoscevano e studiavano 70 stato modificati di coscienza.

(Sono rimasta interdetta quando a un convegno su sonno e sogno, l’illustre prof. Ambrosetto della Clinica neurologica di Bologna, richiesto di spiegare il sogno lucido, ha detto di non sapere nemmeno cosa fosse.)

La nostra medicina accademica è piuttosto limitata e spesso i nostri primari ignorano che vi sono altre vie di funzionamento della mente umana e, non conoscendole, le mettono in dubbio quando sono proposte. In Oriente, invece, l’attenzione alle esperienze più sottili della mente è sempre stata grandissima perché scienza e religione sono una cosa sola e l’approccio alla conoscenza è diverso. L’uomo non viene valutato solo come un meccanismo materiale che può deteriorarsi o ammalarsi, ma come uno strumento vivente di crescita ed evoluzione. Per questo la considerazione del sonno, del sogno e degli stati modificati di coscienza in Oriente entra in una metafisica e in un sapere lontani dal nostro quadro materialista e organicista.
La medicina occidentale è legata al corpo e alle sue funzioni, esclude la parte spirituale dell’essere umano, e non si lega nemmeno molto con la psicologia e la psicoanalisi che esistono ufficialmente ormai da un secolo.
Così accade che gli stati modificati di coscienza siano studiati raramente dalla scienza, e che le ipotesi su questi non siano ufficialmente bene accolte.
Al contrario, nei sistemi filosofici orientali o presso le civiltà più antiche come nei mondi esoterici o sciamanica, gli stati modificati di coscienza destano grande interesse e tra i sogni ve ne sono alcuni che sono considerati porte per altre dimensioni, ponti per altri mondi.

Ma perché siamo interessati ai sogni?

Perché vogliamo evolvere e i sogni ci possono aiutare.
E cosa vuol dire evolvere? Vuol dire passare dal più caotico al più armonico.

La fisica moderna ha trovato due grandi leggi dell’universo: l’entropia e la sintropia. L’entropia è la legge del disordine crescente, un po’ come se dicessi: ‘la camera di mia figlia tende a un disordine in aumento’. La sintropia invece è il contrario, una legge di ordine, come se dicesse: ‘il cuore di mia figlia tende a un ordine sempre superiore e a una crescente armonia e bellezza’.
La prima legge risale al 1824 (Carnot), la seconda al meraviglioso Prigogine; Carnot è un vecchio fisico francese, Prigogine è uno straordinario premio Nobel russo. Tutti e due partono dallo studio della termodinamica per postulare una grande concezione dell’universo.
Carnot osserva che un motore termico perde calore e afferma (seconda legge della termodinamica) che ogni sistema chiuso nel tempo tende a un maggiore disordine. Estende così la sua osservazione a tutto il creato. Non gli importa molto che il mondo vivente non faccia proprio così, e anche ai fisici successivi sfugge che la vita organica faccia eccezione.
Personalmente non apprezzo di essere paragonata a un motore termico, ma il materialismo ha questo vizio di materializzare tutto, compreso l’uomo e di ridurre l’universo a poche costanti.
Io trovo che il determinismo meccanicistico sia deprimente, frustrante. Einstein direbbe che è: “una teoria priva di bellezza”. D’altra parte per i positivisti lo spirito non c’è e così essi lo distruggono. Ma a me non piace qualcuno che mi dice: “TU non ci sei e dunque ti ammazzo”. E non mi piace essere considerata una macchina.
Mi sembra che i materialisti più che equiparare l’uomo alla macchina tendano a far diventare gli uomini delle macchine, il che non è molto bello anche se può essere usato come mezzo di potere. Non so perché tanta gente abbia repulsione per la possibilità che l’uomo abbia una parte spirituale, forse perché lo spirito è libertà e alcuni sui seccano se si parla di libertà.
I medium dicono che ci sono anche creature che nascono prive dell’anima, per cui dobbiamo accettare anche uomini che negano lo spirito perché forse non ne hanno.
In fisica per 150 anni dominò la brutta teoria meccanicistica, poi venne lo splendido fisico russo, Ilya Prigogine, che oltre a essere un fisico era anche un idealista (ci saranno idealisti anche in Russia) e rivoluzionò non solo la termodinamica ma la visione intera del mondo, dicendo: “Non è vero che andiamo verso il caos anzi, al contrario “La vita si evolve verso l’armonia”.
Mi piacciono questi idealisti perché aumentano la speranza.
I sistemi (viventi e non) – disse – sono ‘aperti’, cioè scambiano continuamente energia e informazioni con l’ambiente”. Con questo Prigogine ci dette un’intuizione bellissima: disse che siamo come vortici nella corrente di un fiume, fluttuanti e instabili, vortici di energia raggiunti continuamente da informazioni, le ricevono e ne danno, e in questo scambio consumano continuamente energia, sono cioè sistemi dissipativi. Ma questo scambio di stimoli/energia/informazioni li trasforma continuamente.
In certi momenti, però, questo flusso può diventare cosi forte da rompere il loro equilibrio. Quando il sistema aperto diventa troppo instabile, arriva a un punto critico (anche noi arriviamo ogni tanto a un punto critico) e può superarlo solo organizzandosi a un livello superiore (altrimenti perisce). .
Tutto questo è affascinante e può essere riportato anche a noi, al nostro equilibrio psicofisico, alle nostre informazioni strutturali; anche noi siamo vortici di energia, modificati continuamente dalle informazioni in entrata e in uscita, ma possiamo arrivare a un punto di crisi. Bene, non tutto è perduto, quello é il momento buono per fare un salto di qualità e passare a un livello più alto.
Il bello è questo: quando il sistema vivente arriva al punto critico, si raccoglie in sé come una cosa sola, sprigionando forze insperate di autorganizzazione superiore, come se ogni sua parte, anche la più piccola, si desse da fare. É una specie di SOS che coinvolge tutto l’insieme e lo porta ‘oltre’.
Il che vuol dire che quando nella vita arriviamo a un punto di crisi, ogni nostra particella è chiamata al salvataggio del tutto e possiamo farcela, anzi possiamo progredire su una scala evolutiva.
É vero che possiamo anche cedere, ammalarci, far crollare il sistema difensivo ecc., ma possiamo anche stringere le fila e far scaturire energie più alte, ed è a quel punto che arrivano sogni vividi di salvataggio.
Insomma o il sistema crolla o salta a un ordine superiore.
Il caos non è dunque più il fine dell’universo, ma uno stato che può essere produttivo di ordine crescente. Dal Caos può nascere vita meglio organizzata, perché la coscienza per sua natura tende a creare strutture sempre più coerenti e armoniche.
Ordine e disordine formano il mondo. Le culture antiche lo hanno sempre saputo.
In Egitto Horus e Seth rappresentano appunto Ordine e Disordine, come il Kaos e Logos greci, o il Brahma e Shiva indù.
Come dice il filosofo Bergson: “Tutto avviene come se un’ampia corrente di coscienza esistesse nella materia“.
Dunque tutto può farci crescere: anche le crisi, anche le mancanze, anche gli ostacoli, anche la sofferenza, tutto è materiale che possiamo elaborare bene o male per andare avanti o scivolare indietro.
Per questo ‘crisi’ nell’ideogramma cinese vuol dire ‘occasioné. Sta a noi far sì che ogni crisi sia un’occasione. Non per noi o a causa di noi, ma perché facciamo parte del mondo e ogni nostro progresso fa progredire il mondo.
In questa occasione i sogni hanno una funzione predominante.

Io qui vi do informazioni e dare informazioni è un compito complesso, perché ogni ‘informazioné è anche ‘formazione’, cioè particella di energia che entra nel grande flusso della nostra consapevolezza, per questo vi ho citato Prigogine; perché un certo tipo di informazione può alimentare una scala coscienziale che mira all’assoluto.
Ci sono esperienze conoscitive o di esperienza che sono evolutive. Ma nulla avviene per caso o perché lo vogliamo. Le cose avvengono quando siamo pronti e l’unico modo per essere pronti è lavorare.

Un giovane si era fatto allievo Zen per sapere cosa fosse Dio. Andò da un famoso maestro e questi gli disse di prendere le ciotole e lavarle nel torrente. Un giorno dopo l’altro il monaco lavò le ciotole e fece altri lavori umili e mai il maestro gli disse cos’era Dio. Il giovane era sempre più deluso e impaziente. Un giorno stava sconsolato vicino alla fontana, il maestro arrivò alle sue spalle, lo afferrò d‘improvviso e gli infilò la testa nella vasca. Il ragazzo si divincolava ma invano. Quando fu proprio sul punto di affogare, il maestro gli tirò fuori la testa dall’acqua e lui inspirò profondamente. “Ecco – disse il maestro- questo è DIO!”

Beh, io non vi metterò la testa nella fontana, ma qualcosa può darsi che succeda. Intanto comincerete a sognare di più. E, facendo attenzione ai sogni, aumenterete l’attenzione interiore, il che sarà di fatto già un inizio di autocoscienza.

(Alberto Zuccalà)

COSCIENZA E INCONSCIO

Abbiamo parlato di ‘coscienzà e il termine non è ben definibile. Gli psicologi la identificano con la consapevolezza, fare attenzione a qualcosa, sperimentare sentendosi soggetto di esperienza, distinguendo l’io che conosce dall’oggetto conosciuto.
La coscienza è un’unità ipotetica, un punto di focalizzazione, una specie di centralina che riceve continuamente un flusso di percezioni interne ed esterne.
La percezione può essere qualsiasi cosa: vedere il rosso come avere un pensiero o un ricordo o un’emozione, avere freddo come intuire qualcosa, fare un collegamento, provare paura o avere una illuminazione.
In genere gli psicologi fanno coincidere la coscienza ordinaria con l’essere in stato di veglia, essere ben svegli e attenti, ma questo stato non è continuo, è oscillante e copre solo una parte della nostra giornata.
In realtà, restando aderenti al campo organico, non sappiamo bene cosa determini la coscienza, però sappiamo che in situazioni limite il punto di coscienza può scomparire, attenuarsi, uscire dal corpo, allargarsi nell’ambiente, fare salti spazio-temporali, contattare altre dimensioni…e non è nemmeno detto che, ritornando nella situazione originaria, conservi poi memoria del viaggio.
In noi non c’è solo la coscienza, ma anche l’inconscio, insieme di contenuti di cui non siamo consapevoli ma che possono interferire col nostro comportamento cosciente. Per esempio possiamo aver dimenticato che qualcuno coi capelli rossi ci fece del male da bambini, ma proviamo paura di fronte a persone con i capelli rossi. In questo caso un ricordo spiacevole è stato rimosso, ma l’inconscio modifica le nostre reazioni, anche se noi non ricordiamo più perché. L’inconscio è come una parte della psiche di cui non abbiamo consapevolezza o controllo, ma che può agire potentemente proiettandosi nei nostri sogni.

ONDE CEREBRALI

Abbiamo parlato di attività elettrica del cervello, o meglio elettro-magnetica perché il cervello irradia onde, come fosse un faro. Queste onde possono essere rilevate con strumenti che separano le bande di emissione, rendendo visibili qualità, quantità e lunghezza.
Da Maxwell in poi la fisica moderna ci parla di onde e di elettromagnetismo; prima avevamo avuto la fisica delle particelle, poi la nuova fisica ha studiato la realtà secondo uno schema ondulatorio. EINSTEIN segna il discrimine tra la fisica newtoniana o corpuscolare e quella quantistica. In futuro, speriamo di avere una fisica con una nuova rappresentazione dell’energia che oltrepasserà tanto la fisica delle particelle che quella delle onde.
Uno degli studiosi dell’attività cerebrale è il prof. Montecucco di Milano col suo progetto CYBER. Montecucco è uno studioso di grande talento e anche un uomo simpatico e pieno di entusiasmo.
Noi crediamo che l’universo sia materiale, ma è un inganno dei nostri sensi e della nostra programmazione mentale, strumenti che ci danno una rappresentazione virtuale del mondo senza mostrarcelo come è veramente: una danza di energia.
La fisica ipotizza l’universo come un insieme di onde e di campi, i campi sono regioni dello spazio in cui agiscono forze. Tutto ciò che esiste è formato da onde. Onde e campi di forze sono le parole dell’universo, dove quelli che noi vediamo come oggetti non sono che connessioni più dense che entrano nella percezione umana. Un oggetto è una connessione, una peculiarità del campo. Noi stessi siamo una connessione di campi, cioè vortici di energia, come diceva il fisico russo Prigogine, che aveva intuito una visione identica all’antica immagine induista dell’uomo, formato da molti chakra, un vortice di vortici.
David FOSTER dice: “L’universo è una costruzione totale di onde e vibrazioni, il cui contenuto interiore è ‘il significato’”.
Tutto è onda, un sasso come il pensiero o la coscienza.
Il cervello irradia continuamente onde elettromagnetiche, non smette nemmeno quando dormiamo, e genera un campo elettrico, che si può misurare e rappresentare con un Elettroencefalografo. L’EEG registra un tracciato che rappresenta le fluttuazioni del potenziale elettrico del cervello.
Il tracciato tradizionale segna l’andamento di un solo tipo di onde, ma MONTECUCCO ha creato un programma per computer, con cui si collega il computer a elettrodi messi nel capo, e sul video si vede non un tracciato ma 64 gruppi di onde mentali, con una separazione che mostra quelle emesse dall’emisfero sinistro da quelle del destro, 64 bande vibrazionali.
Il numero 64 non è stato scelto a caso, perché Montecucco è uno studioso del pensiero orientale, ha studiato a lungo in India, e il 64, in India come in Cina, è un numero molto particolare, è la cifra dell’organizzazione dell’energia.
64 sono gli esagrammi dell’I Ching, il più antico sistema oracolare pervenuto, che sintetizza 64 configurazioni, cioè 64 situazioni psicologiche, che corrispondono a configurazioni cosmiche, e sono insieme psicogrammi e cosmogrammi. L’I Ching è un testo molto complesso, base del Taoismo e del Confucianesimo, che sono i due massimi sistemi filosofico-religiosi cinesi, perché in Cina religione, filosofia e scienza sono una cosa sola.
Le 64 linee di Montecucco sono divise in 8 bande, 8×8, noi vediamo dei raggruppamenti di sottili righe colorate che rappresentano otto livelli di coscienza, relativi a otto chakra, ovvero otto sistemi funzionali aurici (i chakra in realtà sono infiniti, il loro numero può essere 5 come per i nativi americani, 8 per gli Hindù, 9 per i lambisti…).
Montecucco ha scelto il numero 8, perché il nono chakra è fuori del corpo.
Il computer traduce 64 lunghezze d’onda del cervello nella frequenza cromatica corrispondente, perché ogni colore è un’onda con la sua vibrazione, e ha creato così una visibilità cromatica delle onde mentali divise in gruppi.
I chakra sono una ipotesi orientale che arrivò in Europa verso il 1929 grazie a Madame Blavatsky, una strana baronessa russa, studiosa di scienze orientali e sensitiva. I chakra rappresentano i varchi energetici dei i livelli frequenziali umani.
I Guru, in India come in Tibet, hanno visualizzato questi livelli come frequenze cromatiche, cioè colori, onde che variano da lente e basse ad alte e piene di picchi, salendo secondo la scala dell’iride: rosso, arancio, giallo, verde, azzurro, indaco e violetto, scala dei colori di Newton o Goethe.
Ad ogni colore corrisponde una frequenza. Il colore è una vibrazione, un’onda luminosa che l’occhio decodifica in modo cromatico, e sale da frequenze basse e lunghe (rosse) a frequenze rapide e brevi (violette).
Analogamente col Cyber le onde mentali sono state riunite in 64 righe e le loro frequenze sono state tradotte nei colori corrispondenti. Ogni colore è una precisa onda con la sua frequenza. La frequenza è il numero di picchi che si succedono in un secondo. Un ciclo è un movimento elementare completo in cui l’onda sale sopra una ipotetica retta, scende e vi torna, formando una sinusoide.
Col programma Cyber si rendono visibili le onde mentali sul video di un computer, per cui possiamo visualizzare le onde mentali di un soggetto, il loro equilibrio comparando l’attività elettrica dei due emisferi e valutando l’energia carica o scarica dei suoi chakra.

Dall’alto al basso troviamo:

-Fascia azzurra o onde BETA, veloci, da 21 a 14 picchi al secondo, correlate alle attività razionali e corrispondenti al lavoro della mente pensante in stato di attenzione o vigilanza. Stato di VEGLIA.

-Fascia verde o onde ALFA, (quarto chakra), meno veloci, da 14 a 7 cicli al secondo, legate all’intuizione e alla creatività, queste onde emergono quando la mente pensante si riposa ed entra in uno stato di tranquillità.
Entrare in stato ALFA vuol dire scivolare in una calma profonda e serena che equivale a uno stato di RILASSAMENTO, DORMIVEGLIA o MEDITAZIONE.
Le onde alfa sono onde molto belle, che emergono durante la meditazione o il processo artistico, e corrispondono alla pace dell’anima e alla creatività. Jung si è occupato particolarmente di questa fase, e nei nostri laboratori psicoespressivi tendiamo ad attivare lo stato ALFA: in esso sorgono bellissime immagini piene di simboli che possono riversarsi in musica, pittura, poesia, danza, invenzione, mistica, sogno, immaginazione, soluzioni esistenziali… o anche invenzioni e scoperte.

Via via che entriamo nel rilassamento, in modo sempre più profondo, diminuisce la frequenza delle onde mentali, spariscono le tensioni, i pensieri, le immagini, possiamo arrivare alla fase del puro colore o emozione tranquilla e distaccata o a uno stato di vacuità, senza immagini o sogni, di assoluta beatitudine, in cui ci apriamo a una saggezza più profonda.

-Sotto la fascia alfa abbiamo la fascia gialla, detta di onde TETA, onde di solito molto più lente, o del SONNO, che vanno dai 7 ai 4 cicli al secondo.

-Ancora più sotto c’è la fascia rossa di onde DELTA, del sonno profondissimo o dello stato vegetativo, cha vanno da 4 a mezzo ciclo. Qui troviamo l’ESTASI o il COMA.

Quando dormiamo il tronco encefalico dietro la nuca stacca l’attività muscolare del corpo, che diventa come morto, e si chiude anche la coscienza vigile, ma si apre di colpo un’altra attività mentale, frenetica come una tempesta, rapida come un fulmine, in cui l’attività elettrica del cervello cresce a dismisura e gli occhi si muovono veloci sotto le palpebre come se stessero vedendo scene e cose.

FASI DEL SONNO

Per studiare il sonno, si mettono degli elettrodi sulla testa della persona che fa da cavia e dorme, e si usano poi altri strumenti per misurare temperatura, pressione, battito cardiaco ecc.
Nel sonno emettiamo onde Teta. Ma cosa succede quando sogniamo? Nella fase del sonno troviamo un numero fisso e ricorrente di stadi cerebrali o fasi.
Appena la persona comincia a rilassarsi (dormiveglia), abbiamo una fase introduttiva detta ‘ipnagogicà, in cui cioè ‘cammina verso il sognò, che può presentare immagini così vivide da sembrare reali e così forti da svegliare del tutto il dormiente anche con grande spavento. In genere queste immagini non sono significative. E’ molto più interessante la fase in cui usciamo dal sonno, detta ‘ipnopompa’.

Marco raccontò che aveva disteso il braccio fuori del letto e aveva sentito una piccola mano che prendeva la sua. Ma poiché l’allucinazione era avvenuta al primo sonno, non le daremo molto significato. Nel primo sonno ci può essere di tutto, anche incubi orrendi che possono sembrare reali, e tuttavia non significano niente. Sono come esplosioni cerebrali. La prima fase del sonno è digestiva, e risente di tutti i disturbi possibili di una digestione fisica o psichica degli eventi della giornata, stanchezza, malessere, patologie in incubazione ecc.

Quando siamo svegli siamo in stato BETA. Nel primo stadio del sonno, scivoliamo in stato ALFA (cervello rilassato, poi dormiveglia ), seguono poi le onde THETA più lente, del sonno leggero che si chiama appunto SONNO ORTODOSSO (normale o ordinario) O SONNO A ONDE LENTE.
Ed ecco che di colpo, apparire frequenti scariche cerebrali esplosive, e sul tracciato vediamo bruschi salti detti FUSI, che corrispondono a spaccature profonde chiamate ‘complesso K’, e questo è il sonno.
Circa 20 minuti dopo che il ciclo del sonno è iniziato, i fusi e i complessi K sono sostituiti da onde più lente, il soggetto cade in una specie di pozzo profondo da cui non dovrebbe essere svegliato. A quel punto arriva il sogno vero e proprio detto SONNO PARADOSSO (assurdo, non conforme), di colpo le onde diventano rapidissime e, contro ogni logica, si scatena una vera tempesta cerebrale, come se la persona si svegliasse di colpo a qualcosa di molto interessante: aumenta la pressione del sangue, il polso accelera, e, per quanto il corpo abbia una paralisi muscolare simile a una paresi, (meno le mani, gli occhi, il viso e i genitali che hanno guizzi muscolari), le onde mentali sono rapide come se si fosse svegli e indicano che il cervello è attivo e gli occhi ruotano sotto le palpebre (REM=rapidi movimenti oculari).
La fase completa di un ciclo di sonno dura circa un’ora e mezzo-due ore, poi tutto ricomincia da capo per 4 o 5 cicli per notte.

Mentre dormiamo dimentichiamo la vita da svegli. Quando ci svegliamo dimentichiamo il 95% dei sogni o anche tutti, cioè la vita da addormentati.
Nelle 24 ore di una giornata saltiamo continuamente da una situazione mentale all’altra con brusche variazioni di fase.
KEYTH FLOYD ha notato le analogie tra onde cerebrali e proiezioni cinematografiche. Una pellicola sembra scorrere nello spazio e nel tempo purché si proiettino 24 fotogrammi al secondo (= ritmo delle onde BETA). Se si scende a 8 fotogrammi si percepisce un certo ondeggiare (= ritmo delle onde ALFA). Se si rallenta a 5, ogni fotogramma sta da solo (= onde THETA). Possiamo pensare che la nostra mente sia uno schermo in cui le percezioni si susseguono in modo analogo. Se in una proiezione rallento i tempi, appare il vuoto tra un fotogramma e l’altro. Posso riportare questo al cervello: rallentando le onde mentali con una meditazione sempre più profonda fino ad arrivare alla contemplazione estatica, i ritmi cerebrali diventano sempre più lenti e il tempo tende allo zero, il risultato è un senso interiore di pace, calma e beatitudine.
L’estasi corrisponde alla lentissima fase DELTA (frequenza 1,5). Ci
Quando gli intervalli tra le battute del ritmo temporale si diradano, affiora un intervallo? Cos’é se non quel vuoto di cui hanno sempre parlato i mistici, il superamento del tempo nell’eterno?

Il Cyber ci mostra se lavoriamo più sul lato affettivo-intuitivo o quello logico-razionale.
Quando l’andamento delle onde è armonico, il Cyber mostra un bell’alberello di righe colorate perfettamente simmetrico, simile a un albero di Natale, e si ha equilibrio della persona e benessere sia fisico che psichico. Quando abbiamo delle disarmonie o ci sono delle patologie, o dei funzionamenti sbilanciati tra i due emisferi, l’alberello non è più simmetrico ma mostra pesi diversi dall’una o dall’altra parte. Più il disegno è preciso, più c’è salute e vita; più è disarmonico più ci saranno sofferenze e malattie.
Ogni tipo di onda mentale con la sua frequenza e lunghezza indica una modalità della mente.
Nello stato ordinario di veglia, le onde non sono sincrone e presentano un piccolo caos, perché ogni neurone ha la sua onda di frequenza diversa, e tutte insieme formano un’orchestra dove ognuno suona per suo conto.
Nella meditazione, invece, è come se arrivasse un direttore che armonizza tutti gli strumenti. Allora le onde si sincronizzano, cioè creano picchi della stessa altezza nello stesso tempo. Se poi la meditazione avviene presso un grande guru, l’armonia aumenta prodigiosamente per l’interazione col suo campo mentale, che sincronizza tutti gli altri. La mente del guru funziona come un potente diapason che sintonizza le menti vicine, facendole entrare in fase.

(Hypnos, dio romano del sonno)

DURATA DEL SONNO

Tutta la nostra vita è scandita dal sonno. Il sonno è una fase periodica in cui non abbiamo coscienza, cioè vigilanza, e durante il quale rallentano i processi metabolici, il ritmo respiratorio e il battito cardiaco… si abbassa la pressione, i muscoli si rilasciano.
Nel cervello abbiamo dei centri, detti centri del sonno, i cui neuroni producono SEROTONINA, un ormone che dà sonnolenza (la serotonina è concentrata nell’intestino e la troviamo nella ghiandola pineale)
Ma quanto dormiamo? In genere dalle sei alle otto ore per notte, qualcuno più qualcuno meno. I bambini dormono molto, il feto nell’utero dorme da 16 a 20 ore anche se si muove continuamente e i neonati hanno un fabbisogno di sonno di 20 ore (in pratica mangiano, digeriscono e dormono), poi, crescendo, questo tempo diminuisce fino ad arrivare a nove o otto ore, tempo medio in un adulto; dopo i 50 anni le ore di sonno diminuiscono per giungere, negli anziani, a meno di 6.
Un neonato dorme molto a causa della SOMATROPINA, l’ormone della crescita, (secreto dall’ipofisi).
Un adulto dovrebbe dormire in media 7-8 ore, ma ci sono eccezioni, ci sono persone che hanno bisogno di dormire tanto e, se non possono, manifestano sintomi da stress, e altri che con solo 4 ore di sonno per notte stanno benissimo; infine, nel corso della nostra vita, possiamo passare dei periodi in cui abbiamo bisogno di dormire di più e altri meno.
Nella vecchiaia abbiamo, in genere, un fabbisogno minore di sonno notturno e non ce ne dobbiamo preoccupare, possiamo dormire un poco dopo pranzo, e sembra che questo faccia vivere anche più a lungo. Se uno teme problemi digestivi può appisolarsi su una poltrona, basta che tenga il busto eretto.

RITMI CIRCADIANI

Il nostro organismo possiede un orologio biologico che scandisce i tempi sonno-veglia. I tempi dell’orologio umano indicano ritmi circadiani, cioè che stanno entro le 24 ore (circa dies= entro il giorno). Le nostre funzioni biologiche nelle 24 ore descrivono delle onde con punte di massima e di minima. 24 ore sono il tempo necessario alla Terra per fare un giro di rotazione completo. Ma esperimenti fatti con geologi lasciati per lungo tempo sotto terra, in luoghi oscuri e senza un orologio, mostrano senz’ombra di dubbio che non siamo programmati sulle 24 ore, ma su 25, il che ci porta all’ipotesi curiosa che forse siamo originari da un pianeta più grande della Terra che impiegava appunto 25 ore per fare una rotazione completa e in cui il giorno era di 25 ore. E il nostro organismo è ancora calibrato su ritmi di 25 ore che poi si aggiustano spontaneamente con la luce solare.
Qualche volta l’orologio biologico si interrompe e si hanno gravi disturbi, come nella narcolessia, per cui uno si addormenta di colpo mentre è a metà di una frase o anche mentre fa all’amore, e il suo colpo di sonno manifesta una situazione patologica.
I tempi del sonno dovrebbero essere regolari e abitudinari. Invece in genere ci alziamo alla stessa ora ogni giorno feriale, poi il sabato sera tendiamo a stare alzati di più e cerchiamo di recuperare la domenica mattina, dormendo di più. Tuttavia, se ci strapazziamo troppo, non recuperiamo, e come risultato il lunedì mattina ci mancano due ore di sonno e abbiamo quella stanchezza che viene chiamata la depressione del lunedì.
Durante il sonno sogniamo più volte per un totale di 2 ore, un piccolo film a cui assistiamo tutte le notti sia che possiamo ricordare o no.
Un tempo il riposo era segnato dalla luce del sole. Si andava a letto al tramonto, ci si alzava all’alba, come le galline, e dunque dormivamo di più d’inverno e meno d’estate. La scoperta della luce elettrica e le abitudini della vita urbana (turni di lavoro, discoteche, ora legale ecc.) hanno cambiato questo ritmo naturale. Non siamo più dipendenti dalla luce solare, tuttavia ancor oggi d’estate modifichiamo il nostro ritmo sonno-veglia a causa del prolungamento della luce del sole, che può arrivare a 15 ore e influisce sull’EPIFISI, ghiandola che produce la MELATONINA, un ormone regolatore del sonno, che ha un’azione antidepressiva.
L’epifisi è una ghiandola le cui funzioni sono in parte ignote. Cartesio la chiamava ghiandola pineale perché ha la forma di una pigna e la considerava il punto di unione tra corpo e mente. Forse è come una bussola all’interno del magnetismo umano, in quanto è la sede di piccole particelle minerali.
La melatonina viene prodotta solo di notte col buio e influenza tiroide, surrenali e gonadi. La melatonina controlla l’orologio biologico sonno/veglia. Quando è prodotta crea sonnolenza; quando cessa di essere prodotta, ci sentiamo ben svegli.
Da qualche tempo si parla molto di melatonina anche con scopi impropri, all’inizio divenne di moda a causa dei voli transcontinentali che sconvolgevano i ritmi del sonno per i fusi orari (il get lag) e la melatonina era consigliata a grandi viaggiatori o piloti, poi le sono stati attribuiti poteri di ringiovanimento e di benessere psicofisico, per cui è stata presa anche per migliorare l’umore, in quanto riequilibra il ritmo del sonno e dà un certo benessere. Certo è che avere un sonno equilibrato porta bene alla salute e all’umore.
La melatonina non è considerata un farmaco ma un alimento, la dose giornaliera va da 3 mg a 6, la si prende dalle 10 alle 12. Ma a molti non fa nessun effetto. Possiamo dire che la pubblicità ha creato un placebo che ha convinto molti al di là degli effetti reali.
Dormire è una necessità fondamentale, che non può essere alterata senza danno. Se dormiamo poco o male si abbassa il sistema immunitario e diventiamo più vulnerabili a infezioni, infiammazioni e malattie…
Possiamo dire che in genere il sole col suo ritmo giorno-notte, luce-buio, scandisce sonno e veglia, ma sappiamo che i geologi che sprofondano per lunghi periodi nelle viscere della terra, se non hanno orologi, hanno uno scompenso nel ritmo sonno-veglia e perdono la nozione del tempo.
Nel nostro cervello abbiamo un orologio biologico che comanda ai nostri ritmi funzionali, esso è collegato ad altri orologi biologici distribuiti nel nostro corpo, anche a livello cellulare. Questi orologi sono stimolati da eventi esterni, per es. quello relativo al sonno/veglia è stimolato dall’alternanza luce/buio, per questo gli speleologi nel buio delle viscere della terra perdono a poco a poco l’ora giusta, si desincronizzano. Per lo stesso motivo le hostess, i piloti di aerei e i grandi viaggiatori quando hanno volato attraverso tre o più fusi orari presentano un disorientamento temporale e anche disturbi nei ritmi alimentari, digestivi, di sonno ecc. Questo fenomeno è detto JET LAG (lag è la sfasatura temporale, prodotta dagli aviogetti).
Nel DNA ci sono dei geni che comandano i ritmi biologici. Il jet lag si presenta con sintomi quali malessere, capogiro e insonnia. Si verifica quando l’orologio biologico del soggetto non coincide con l’ora del fuso orario in cui si viene a trovare e questo sconvolge i ritmi circadiani (sonno/veglia, cibo, digestione) con una desincronizzazione.
Quando la luce del sole entra nell’occhio, arriva un segnale all’ipotalamo, che segnala all’epifisi. Se è buio, l’epifisi secerne melatonina, provocando sonno e stanchezza; se c’è luce la secrezione di melatonina si blocca e la persona si sveglia.
Il jet lag è causato dai voli aerei soprattutto verso ovest e se attraversa tre o più fusi orari (il giorno si allunga) ma l’uomo non è calibrato proprio su 24 ore ma su 25 per cui regge meglio, il soggetto ci mette il 50% di tempo in più a riprendersi; se si vola verso est invece il giorno sembra più corto del normale. Per riprendersi dal disturbo, se si passano molti fusi orari, per esempio se si va dall’Italia all’Australia, occorrono anche due settimane.
Nel nostro cervello c’è un orologio principale che comanda per via chimica i segnali orari mandati al resto del corpo; negli anziani questo orologio principale non si sincronizza più con gli altri.

DEPRIVAZIONE DEL SONNO

Il sonno è una necessità biologica fondamentale, assolutamente necessaria, che va soddisfatta perché, se si allunga la mancanza di sonno diventiamo irritabili e siamo più vulnerabili per le malattie, andiamo in depressione, siamo meno concentrati, tutto l’equilibrio psicofisico resta perturbato e alla lunga si possono avere gravi forme di sofferenza psichica e fisica. Non a caso la deprivazione del sonno è stata usata dalle polizie segrete di tutto il mondo come una tortura. Viceversa proprio un buon sonno o un buon uso dei sogni possono essere un mezzo terapeutico sia per la psiche che per corpo per farci stare meglio e vivere meglio.
Dormire poco e male abbassa il sistema immunitario; chi dorme meno di 6 ore per notte, se è giovane, può aumentare del 40% il rischio di contrarre infezioni perché dimezza i linfociti B e T che devono combattere i virus e riduce le citochine, piccole proteine che stimolano la risposta immunitaria.
Un uomo stressato che dorme poco è un uomo che vive male e lavora male e prima o poi si ammala. Fanno eccezione pochi individui che hanno un fabbisogno minore di sonno. Gianni Agnelli dormiva 6 ore per notte e il miliardario Donald Trump solo 4 ma sono casi rari. In genere la riduzione di sonno non può avvenire senza danni, si può protrarre per periodi brevi ma non può diventare permanente, perché bisogna rispettare la natura e i suoi cicli.
Il sistema nervoso è connesso a quello immunitario e a quello endocrino, per cui chi dorme poco abbassa anche il livello sessuale e ha un calo del desiderio, cioè è meno attivo sessualmente. Insomma dormire poco è il contrario del Viagra. Chi dorme bene fa anche meglio all’amore.
Il metabolismo sonno-veglia è soggettivo, alcuni devono dormire almeno dieci ore (specie i bambini) altri stanno bene con sette o meno, e più si invecchia meno si dorme. Però teniamo conto che l’anziano fa spesso dei sonnellini durante la giornata e non può pretendere poi di dormire tutta la notte.
Ci sono momenti della giornata che inducono al sonno e sono detti porte del sonno, negli anziani si presentano anche dopo pranzo e nel tardo pomeriggio.

Il sonno è diviso in cicli di 2 ore, per cui se siamo abitudinari e andiamo a letto sempre alla stessa ora e una sera saltiamo l’appuntamento col sonno, è facile che dobbiamo aspettare due ore per tornare all’avvio del sonno. Comunque andare a letto alla stessa ora è un ottimo modo per dormire meglio, perché si abitua l’organismo ad automatismi protettivi, lo programmiamo. I bambini in particolare, per il loro benessere, hanno bisogno di ritmi di vita molto regolari, e dovrebbero andare a dormire sempre alla stessa ora, come svegliarsi o mangiare sempre alla stessa ora.



 

 

 

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