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Giuseppe Perfetto
Morte e trasfigurazione di una scienza di Giuseppe Perfetto

Morte e trasfigurazione di una scienza di Giuseppe Perfetto

Sei anni fa, quando, giovanissimo, cominciai ad occuparmi di parapsicologia, com’è naturale, rimasi affascinato da questa insolita materia. Quattro anni fa compresi che la parapsicologia era una scienza difficile. Un paio d’anni fa mi resi conto che questa è una scienza disgraziata....., di recente queste opinioni hanno trovato conferma.
Da quello che ho capito, per fare i parapsicologi bisognerebbe essere un po’ masochisti, o quantomeno votati al marti-rio: nel nostro campo scarseggiano i mezzi, non ci sono finanziamenti, gli oggetti di studio del parapsicologo sono instabili e non si lasciano facilmente imbrigliare dalla legge della ripetibilità. Inoltre imparai che è bene non dire troppo in giro che si coltiva questo insolito interesse: si corre il rischio, o di passare per scemi, o tutt’al più i maggiormente benevoli potrebbero avanzarti la richiesta di fargli un consulto cartomantico.
L’amico Giroldini , saggiamente, avverte che: la para-psicologia è il settore più avaro di gratificazioni fra tutte le scienze.
Ho visto colleghi di sventura che, dopo un decennio di ricerca psichica, hanno raggiunto un livello di motivazione che rasenta il sopore. Insomma, si ricaverebbe quasi l’impressione che sia inutile impegnarsi più di tanto: alla fine ci si ritrova sempre con un pugno di mosche. La tiritera pessimistica, questo piangersi addosso, diventa un leitmotiv di molti incontri più o meno formali di parapsicologi, raggiungendo il parossi-smo quando si fa corale il grande interrogativo: “Ma la para-psicologia è una scienza?”.
Io che solo di recente ho mosso i miei primi passi in pa-rapsicologia applicata, non ho vissuto come i “veterani” l’esordio entusiasmante della parapsicologia sperimentale degli anni ‘40 e ‘50, non ho visto l’ottimismo e il boom degli anni ‘60 e ‘70, ho vissuto e vivo solamente il periodo della depressione, della crisi o, addirittura, dell’agonia che, con onda lunga a par-tire, dal ‘79 interessa la parapsicologia contemporanea.
In questo attuale clima, poco mi servono le avvilite parole che Garzia  laconicamente rivolse ai nuovi “cadetti” della para-psicologia: “Ragazzi, ci abbiamo provato, abbiamo fatto del nostro meglio ma non abbiamo capito un accidente su come si origini questo paranormale. Diamoci da fare: qualcosa da cui partire almeno l’avete. Auguri! ”  Grazie!
Opinione diffusa fra i cattedratici è che la parapsicologia è una disciplina d’incerta cittadinanza e di dubbia fama, che designa ogni sorta di generalità di stampo occultistico-superstizioso, al massimo considerata una pseudo-scienza vaga ed imprecisa, priva di oggetto definito . Gran parte del discorso fin qui fatto, chiaramente ruota intorno al fatidico interrogativo se la parapsi-cologia sia una scienza oppure no. Quante volte nei nostri libri, nei nostri periodici, abbiamo letto o sentito questa domanda, diventando ossessiva, monotona, ma che senz’ombra di dub-bio riveste un ruolo fondamentale.
Potere del pensiero positivo o semplice entusiasmo gio-vanile; io, come molti altri coetanei che come me si interessano di paranormale con passione (ragazzi di varie regioni con cui ho uno stretto rapporto epistolare), ritengo che la risposta sia affermativa: Sì! La parapsicologia è una scienza sperimen-tale.
A chi dubita della realtà della fenomenologia psi (o para-normale), o che per ignoranza o malafede ci dice che in oltre un secolo di ricerche la parapsicologia non è riuscita a dimo-strare l’esistenza di una sola manifestazione paranormale, co-stui è in errore, e noi possiamo portargli tutto il peso di una non trascurabile ed attendibile documentazione scientifica che, da Rhine a Hortonon, ha contrassegnato la storia della nostra di-sciplina .
Il punto è un altro, piuttosto. A tutt’oggi non sappiamo spiegare né interpretare i fenomeni psi, come non ne cono-sciamo i progressi intervenienti e le cause efficienti , su questo versante la parapsicologia non è riuscita a raggiungere il suo obiettivo, ma non per questo si può dire che la parapsicologia sia una scienza fallita. A questo proposito è interessante citare come il grande ricercatore Charles Honorton  ha risposto a chi, come Hyman, asseriva che la parapsicologia è segnata da “un secolo di fallimenti”: prontamente Honorton precisa innanzi tutto che “ricerche sistematiche di laboratorio non comincia-rono che all’inizio degli anni ‘30”, successivamente sottolinea che se si dovesse applicare l’argomentazione del “un secolo di fallimenti” si dovrebbe concludere che “anche la psicologia ha fallito la sua missione: dopo cento anni di ricerche ben sov-venzionate continuano vivaci controversie su argomenti basi-lari come la memoria, l’apprendimento e la percezione (...) mentre è generalmente riconosciuto che la coscienza è un prodotto dell’attività cerebrale, né la psicologia né la fisiologia hanno generato, negli scorsi 100 anni, un modello compren-sibile di come dei processi biochimici possano essere trasfor-mati in un’esperienza cosciente. La psicologia e la fisiologia sono scienze fallite? Di certo no. Le scienze del comporta-mento hanno a che fare con sistemi biologici estremamente complessi che possiedono questi ed altri attributi individuali. Ciononostante, queste scienze hanno ottenuto molti risultati, così come ne ha ottenuti la parapsicologia, anche se ha do-vuto sopravvivere ai bordi della scienza ufficiale” .
Quanto sin qui detto ci introduce a considerare un tema fondamentale in parapsicologia: il ruolo della ricerca di labora-torio; qual è, infatti, quell’elemento primario che fa di una di-sciplina una scienza? Il metodo sperimentale. Non a caso, per esempio, la psicologia divenne scienza (autonoma) nel 1879 quando, a Lipsia, Wundt fondò il primo laboratorio di psicologia sperimentale, e nel 1969 la parapsicologia ebbe riconosciuto il proprio statuto di scienza quando la Parapsychological Asso-ciation fu accolta dalla Associazione Americana per il Pro-gresso delle Scienze, allorché Douglas Dean presentò qual-cosa come oltre venti chili di relazioni scientifiche ineccepibili.
Per fare scienza c’è un unico modo, consistente essen-zialmente “...nel fare esperimenti ed osservazioni, nel trarre conclusioni generali da essi per mezzo dell’induzione e nel non ammettere, contro le conclusioni, obiezioni che non siano derivate dagli esperimenti o da altre verità certe” . Il senso di queste parole di Newton dovrebbe essere un dato acquisito nello schema cognitivo d’ogni parapsicologo, ma in realtà così non è.
È innegabile che in parapsicologia convivono due cor-renti: da una parte ci sono i parapsicologi scientisti (o rigoristi) e dall’altra i parapsicologi spiritualisti (o umanisti). I primi pon-gono al centro delle loro indagini la mente, in ossequio alla scienza ufficiale ignorano i fattori spirituali ed utilizzano la mo-derna metodologia scientifico-sperimentale nell’indagine dei fenomeni psi; i secondi, viceversa, ravvisando i limiti del me-todo scientifico, credono che la causa di numerosi fenomeni paranormali vada attribuita ad enti spirituali, trascendenti la materia.
A mio modo di vedere, i parapsicologi spiritualisti stanno contaminando la parapsicologia con elementi spuri di chiara matrice spiritistica, creando strane commistioni. Spiritismo e parapsicologia sono intrensicamente e strutturalmente incom-patibili: lo spiritismo (dove medianità e spiritualismo si mi-schiano) si interessa dei misteri dello spirito (e nel migliore dei casi, del sé transpersonale), e siamo oltre il dominio dell’indagine scientifica; la parapsicologia si occupa delle atti-vità psicologiche, sotto svariati punti di vista (psicodinamico , neurobiologico, eccetera).
Adottare un orientamento spiritualistico in parapsicologia, per me, equivarrebbe al disconoscimento di tutta quella infra-struttura scientifico-metodologica che ci ha permesso di com-piere i più significativi passi in avanti nella nostra materia. Questo fu il significato del passaggio storico dalla vecchia me-tapsichica (ben definita da Conti: “...disciplina di studio che si proponeva di inquadrare gli studi sulla paranormalità verso soluzioni extra psichiche in sfere preterumane, cioè alla ri-cerca di spiegazioni basate su speculazioni filosofico-religiose e non su ricerche scientifiche” ) alla parapsicologia sperimen-tale moderna.
Il messaggio che vorrei fosse compreso pienamente, senza essere frainteso, è, sicuramente, che il parapsicologo può anche essere un convinto spiritista (e perché no, even-tualmente interessarsi anche di esoterismo ) ma dovrebbe scindere le due cose, soprattutto in sede di ricerca, poiché la dottrina spiritica poggia su convinzioni fideistiche e ciò cozza contro i fini di una ricerca scientifica quale è quella condotta in parapsicologia. Come dice Servadio: Lo spiritismo, per la para-psicologia, è da considerarsi  una interpretazione non neces-saria di certi fenomeni paranormali, ed è pertanto una “opinione possibile”.
Ribadire qui il ruolo centrale che occupa la sperimenta-zione in parapsicologia mi pare cosa importante, sennò si corre il rischio di cascare in affermazioni come questa: “...è dimo-strato che la parapsicologia, pur essendo fonte di importanti conoscenze per l’uomo, difficilmente si presta ad essere inda-gata con i metodi rigorosi delle scienze esatte, (...) il feno-meno paranormale (...) sfugge quasi sempre a qualsiasi no-stro sistema costrittivo”  ; certamente questa è una semplice constatazione dei fatti reali, che deve però necessariamente indurci a migliorare le nostre prestazioni di ricercatori in labora-torio. Parallelamente una strategia vincente sarebbe l’istituzionalizzazione di un gruppo unico si parapsicologi ita-liani (aspirazione più volte prospettata ma mai realizzata prati-camente) i cui membri, coordinandosi, eseguirono un identico disegno sperimentale, con particolare attenzione alla metodo-logia da attuarsi.
Priva di atteggiamento “rigorista” quale parapsicologia ne risulterebbe? È facilmente immaginabile.
Una parapsicologia che abbia rimosso ogni traccia di scientificità, priva di preoccupazioni empiristico-sperimentali, sarebbe formata da una buona dose di aneddotica relativa a quei piccoli e grandi eventi misteriosi della vita quotidiana, da un po’ di fenomenologia spontanea, da un bel pezzo di specu-lazioni filosofiche e metafisicheggianti, qualche goccia di occul-tismo qua e là ed ecco pronta una disciplina di studio a cui francamente preferirei sostituire il nome di parapsicologia con quello, più congeniale, di “Magia del Nuovo Millennio”... un’antologia con questi contenuti sarebbe di sicuro successo editoriale! Questa sì è la disciplina a cui si riferiscono Vicario e McBurney , questa è la parapsicologia a cui pensano i catte-dratici, come dicevo all’inizio.
Ma la parapsicologia è cosa seria.

La parapsicologia del futuro (oltre a ribadire la sostanziale funzione della ricerca in laboratorio) dovrà esser capace di rin-novare i propri generali fondamenti esegetici. Ma un discorso di questo tipo ci porterebbe evidentemente ai confini di una epi-stemologia parapsicologica .
In sintesi, precisando, ritengo che la telepatia potrà pie-namente essere conosciuta quando comprenderemo i sotto-stanti meccanismi fisiologici di essa: concordo pienamente con l’opinione del russo Saradzev quando nel ‘61 sosteneva che la trasmissione-ricezione dell’informazione telepatica “...debba avvenire attraverso un qualche recettore od organo di senso, e non direttamente da cervello a cervello...” . Sono consape-vole che, così com’è, l’ipotesi è campata in aria; conto nell’immediato futuro di pubblicare queste mie ipotesi in forma più sicuramente più accurata. Comunque sia, la telepatia do-vrà essere inquadrata nell’ambito della neurobiologia. Fra l’altro, se si aspira alla scientificità, è utile disfarci completa-mente del vocabolo “percezione extrasensoriale” (largamente ancora in uso e non sempre soppiantato dal più appropriato “fenomeni psi-cognitivi”), esempio di “termine per esclusione”, ESP è incomprensibile per lo scienziato: com’è possibile una percezione senza sensorialità? È un non sense.
Chiaroveggenza e precognizione potranno essere com-prese e spiegate solamente entro l’ambito della Nuova Fisica, in un quadro teoretico che supera l’ormai sorpassata conce-zione d’un universo cartesiano .
Per quanto riguarda le interazioni misteriose mente-materia (psicocinesi), spiegazioni credo verranno dalla biologia e, ancora, dalla fisica. Tutto ciò implicherebbe sottrarre alla pa-rapsicologia i propri specifici oggetti di studio destinandoli alle cosiddette “scienze forti”. Ciò non sarebbe un gran male! Anche se in realtà auspico una più produttiva integrazione fra parapsicologia e scienze forti.
L’approccio psicodinamico , che da tempo costituisce il modello interpretativo predominante nella parapsicologia (italiana), tutto sommato non è stato in grado di produrre risul-tati soddisfacenti.
Fino ad ora, gran parte di tutto quello che gli psicoanalisti potevano dirci, per meglio comprendere i fenomeni paranor-mali, lo si può trovare in un articolo di Emilio Servadio datato 1950 Sarebbe quindi anche l’ora che la teoresi parapsicolo-gica si aggiornasse.
Si sentono spesso dire frasi come “La telepatia è una forma di comunicazione inconscia”, “spontanei fenomeni psi-cocinetici sono da attribuire a conflittualità inconsce”, oppure “la precognizione è possibile grazie alla a-temporalità dell’inconscio”. Contro queste semplicistiche spiegazioni faccio rilevare alcune contraddizioni.
Tralasciando il fatto che la nozione stessa di inconscio non è suscettibile di verifica empirica, sta di fatto che l’inconscio, per definizione, non è direttamente conoscibile, come Freud stesso ravvisa: “In sé e per sé i processi inconsci sono inconoscibili” , perciò, per me, è erroneo spiegare ciò che è fenomenologicamente sconosciuto (la psi) con ciò che è psicologicamente oscuro (l’inconscio). Questo è un altro non sense.
Ma poi, anche secondo logica, come possiamo attribuire le cause di due fenomeni così lontani come la precognizione e la psicocinesi ad un’unica istanza?
Si ha come l’impressione che in psicologia dinamica (e di riflesso in parapsicologia) ogni comportamento che non trovi una immediata e coerente interpretazione, alla fine vada nel capiente contenitore con l’etichetta “Inconscio”. Lo psicanali-sta Robert Lanfs scrive: “Il pensiero psicoanalitico classico ha definito come inconsci una moltitudine di fenomeni: - la po-stura del corpo, il funzionamento degli organi interni, la per-cezione, alcuni processi mentali, le implicazioni non registrate delle nostre comunicazioni, fantasie e metafore isolate, e la spinta verso un’illecita soddisfazione dei nostri desideri, (...) la psicoanalisi ha raggruppato insieme, in un’unica categoria ca-ratterizzata dall’avere un contenuto inconscio, vari processi mentali che in realtà funzionano in maniera abbastanza di-versa” .
Con questo non voglio dire che l’approccio psicodinamico alle questioni che la parapsicologia solleva sia del tutto da buttare, dico che, se la parapsicologia vorrà rimanere a passo coi tempi, è bene che gli studiosi (che in buona parte proven-gono dall’area psicologica) superando la metapsicologia freu-diana si modernizzino. Oggi i processi mentali sono indagati in termini di attività psicofisiologica, neurochimica, cognitiva, ci-bernetica, psicolinguistica, eccetera, delineando quello che è l’attuale assetto della psicologia contemporanea.
Il parapsicologo Nuovo (e qui sta il senso del titolo: “Morte e trasfigurazione di una scienza”) sarà uno studioso che ra-gionerà in termini di neurocognitivismo  dove i moti dell’animo diventano processi di elaborazione, il pensiero diventa infor-mazione, i sentimenti schemi cognitivo-affettivi, la vita della co-scienza attività cerebrale... Un quadro complesso ed affasci-nante, forse un po’ desolante perché in esso non c’è spazio per lo Spirito, ma a mitigare le cose ci saranno sempre i filo-sofi .
Alla luce di quanto sopra detto possiamo cogliere l’importanza di continuare ad occuparci di parapsicologia. La parapsicologia è l’espressione di quelli che sono i più oscuri enigmi della psicologia. Possiamo, ad esempio, cogliere tutta la portata della ricerca psichica considerando il fenomeno dell’OBE  relativamente alla disputa sul problema mente-cervello : qui abbiamo un principio immateriale individuale autocosciente che si “stacca” dal corpo e diviene funzional-mente indipendente dalla materia cerebrale! Verificare speri-mentalmente ciò sarebbe un enorme passo avanti nel pro-gresso scientifico.
La telepatia, quale sconosciuto canale di comunicazione, i più generali fenomeni psi-cognitivi che paiono trascendere i limiti spazio-temporali percepiti normalmente, o la sconcertante attività psicocinetica, come fa la cosiddetta scienza ufficiale a disinteressarsene? Questo è un mistero!
Concludendo con un’ultima riflessione. Sembra che la comunità dei parapsicologi (italiani e stranieri) sia quasi inte-ramente costituita da una schiera di opinionisti e commentatori piuttosto che da sperimentatori, solamente cinque anni fa, in occasione di una tavola rotonda sul tema “Parapsicologo: ricerca di una identità” (già questo la dice lunga sulla nostra statica situazione) si pronunciarono parole solenni: ”Si spreca gran parte del tempo e delle energie disponibili in verbosità per convincere il popolo del paranormale che è giusto, che è santo, che è importante fare parapsicologia, senza però ac-compagnare tutto ciò con altrettante ricerche. Ci si accontenta di parole”
Questo è un monito per me, per i cadetti, per i veterani parapsicologi... e per l’Autore stesso.
Chissà se tra una dozzina di anni ci sarà ancora un giovane parapsicologo che si chiederà: “Ma la parapsicologia è una scienza?”.
 

Note:
Con le espressioni “Psicologia Dinamica” o “Psicodinamica” ci si riferisce ad una interpretazione o visione dei processi mentali in termini psicoanalitici, evidenziando l’aspetto inconscio di essi.

References

Tavola Rotonda: “Il parapsicologo: ricerca di una identità” “Bollettino n.19” del CSP di Bologna, pag.17. - Ottobre 1989.

McBurney D.H. “Metodologia della ricerca in psicologia”, Edizioni Il Mulino, 1986, e Vicario G.B. “Psicologia Generale”, CLEUP Editore, 1988;

“L’Universo della Parapsicologia” a cura di Wolman B.B., Armenia Editore, 1979.

Rao K.R. “Parapsicologia Sperimentale”, Astrolabio Editore, 1967.

Honorton C. “Lo stato impoverito dello scetticismo” in “Scienza e Paranormale”, CICAP n.2/3, Ottobre/Gennaio 1993-1994.

Newton I. “Optics” III-I da Abbagnano N. “Dizionario di Filosofia”, UTET, 1964.

Conti S. “Dizionario Enciclopedico della Parapsicologia”, Mondadori Editore, 1989, pag. 109-110.

Biondi M. e Ravaldini S. “Panorama storico della ricerca parapsicologica dal 1882 ad oggi” in “Proposte per una Parapsicologia alternativa: manifesto dei parapsicologi umanisti” a cura di Piancastelli C., Edizioni Mediterranee, 1988.

McBurney D.H. “Metodologia della ricerca in psicologia”, , e Vicario G.B. “Psicologia Generale”, vedi nota 5.

Rossi P.A. “Aspetti epistemologici della parapsicologia” , Atti della Quarta Giornata Parapsicologica Bolognese, tratto da “Quaderni di Parapsicologia” del Centro Parapsicologico di Bologna, anno 1987.

Vasiliev L.L. “Esperimenti di suggestione mentale”, Mondadori Editore, 1978, pag. 217.

Schena Sterza D. “Fenomenologie anomale e Nuova Fisica”, Di Renzo Editore, 1992.

Langs R. “Psychoanalisis as an Aristotelian Science”, Contemp. Psycoan., 1987.

Rossi P.A. “Aspetti del rapporto fra Teoria dell’Informazione e Scienze dell’uomo”, Atti della Quinta Giornata

Parapsicologica Bolognese, in “Quaderni di Parapsicologia”, 1987; Biondi M. “Percezione extrasensoriale e localizzazioni cerebrali” da “Metapsichica” dell’AISM, Milano, 1981

Horgan J. “Può la scienza spiegare la coscienza?” in “Le Scienze” n.313, settembre 1994, pag.80-86.

Servadio E. “La percezione extra sensoriale” in “Nuovi problemi di metapsichica”, 1950, edito dalla Società Italiana di Metapsichica, Roma (è uno scritto bellissimo di cui consiglio vivamente la lettura).

Freud S. “L’inconscio” del 1915, tratto da “Opere” vol.8, Boringhieri Editore.

Garzia P. “Dilemmi sparsi”, dalla Tavola Rotonda: ”Il parapsicologo: ricerca di una identità”, vedi nota 2.
 
 
 
 
 
 
 

Summary:

CONSIDERATIONS OF A LITTLE RESERCHER OF PARAPSYCHOLOGY:
DEATH AND TRASFIGURATION OF A SCIENCE
by Giuseppe Perfetto

Starting from his personal experience, the author outlines the present picture of italian parapsychology wich seems to be undermined from a widespread pessimism, from an immobility of ideas and from a general stillness of the situation, where a considerable lack of experimental research is complained.
Giving as acquired the objective demonstration of the existence of psi phenomena, the author concentrates his attention on the pistemology side.
The psychodynamic approach (freudian origin paradigm), which is the predominant explanatory model in the italian parapsychology has not been able to produce satisfactory scientific results. Therefore the author hopes that the parapsychology, in the near future, will be able to renew its own fundamental heuristic schemes, according to the present scenery of contemporary psychology: a change which allows a new investigation of the paranormal phenomena in the frame of the “hard sciences” (physics, neurophysiology, experimental cognitive psychology).
It’s emphasisez the fundamental role of the laboratory research against the spiritualistic approach whose adoption would represent, for the author, a refusal of the scientific methodology which made possible to carry out the most important progress in the history of parapsychology.



 

 

 

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