PARAPSICOLOGIA. LEZIONE 2. LA VITA E’ PIENA DI SEGNI MASADA n° 1206. 5-10-2010.
(Appunti per un corso tenuto dalla prof. Viviana Vivarelli)
Come un pescatore che getta l’amo non può pensare di raccogliere tutti i pesci del lago solo alcuni si avvicinano alla lenza o condurranno se stessi verso altre mete Così sono le anime Non tutte sono pronte a sentire la verità Il POETA (scrittura automatica di Donatella)
La vita è ciò che vediamo, ciò di cui ci accorgiamo. Se non stiamo attenti, possiamo vivere dormendo alla vita oppure possiamo svegliarci a una nuova vita, perché, per chi vede, la vita è piena di segni. Guardare non è vedere. “Occorre l’intento” diceva Castaneda. L’intento è una specie di sintonizzatore, di nuovo un concetto unitario. Mettersi in sintonia vuol dire aprirsi alla ricezione oltre l’ego. C’è un ascolto esteriore che approda alla superficie delle cose, selettivo che riporta tutto a sé, in cui l’io prende quello che gli serve, che nutre il mio potere personale, e c’è un ascolto sottile che si apre al fuori, inspiegabile per chi non l’ha provato, che fa di me uno strumento del mondo. E’ come essere stupidi o intelligenti. C’è una differenza di qualità. C’è un vedere e un guardare. Un mistico diceva: “Lo spirito è materia vista da dentro. La materia è spirito visto da fuori.” Forse la natura è noi e solo l’ego spezza ciò che è unitario. Per chi vede oltre a guardare il mondo è pieno di segni. I segni sono tutte le infinite cose che ci accadono, l‘infinita serie di contrattempi che ci impediscono di prendere il treno che poi deraglierà, o l’aereo che cadrà, o ci fanno conoscere l’uomo della nostra vita solo svoltando un angolo invece di un altro, gli stimoli coatti che ci fanno cambiare occasione, gli oggetti che spariscono e poi improvvisamente sono lì dove li abbiamo cercati mille volte, gli incontri inspiegabili, l’interconnessione con le cose, i messaggi dagli animali o quelli fuori dalla vita… Se siamo attenti, vediamo che un’infinita serie di piccoli eventi straordinari accadono in ogni nostra giornata, microfenomeni paranormali, micro eventi psi, apparentemente senza spiegazioni che spesso accantoniamo seguendo forme difensive che ci semplificano la vita, in questo modo la giornata diventa meno inquietante ma perde anche spessore, profondità. Capita a tutti di avere piccole forme telepatiche, pensiamo a qualcuno improvvisamente e il telefono suona o lo incontriamo casualmente per la strada, oppure con un familiare cominciamo insieme uno stesso discorso, diciamo la stessa parola, uno fa una domanda mentale e l’altro risponde, sentiamo improvvisamente che sta per succedere qualcosa e succede, a volte i tempi sono così brevi e i fenomeni così piccoli che non ci facciamo neanche caso, oppure ci capita qualcosa e sentiamo di aver sognato esattamente la stessa cosa di quel momento come vivessimo l’esperienza due volte. La coscienza vigile spesso è un censore così rapido che organizza e sistema l’elemento misterioso, facendogli perdere ogni carattere perturbante, e se così non fosse passeremmo la vita in una continua meraviglia, come i bambini che accettano tutto e non selezionano niente. Ma sono anche più felici i bambini. In fondo lo stupore è il modo più naturale di sentirci vivi. Aprirsi al paranormale significa solo fare maggiore attenzione, attivare l’ascolto, senza passare oltre, senza sbrigare frettolosamente l’evento riducendolo ai minimi termini. Qualche volta l’evento si fa notare perché si ripete. Rifiutarlo può essere il risultato della paura o della disattenzione. Quante volte sento dire: queste cose non le voglio nemmeno sentire! Il mondo dunque è più ampio di quello che la nostra testa decide e le relazioni con ciò che è fuori o dentro di noi sono più complesse del nostro ordine rassicurante e protettivo.
Qualche volta le cose sembrano manifestare volontà loro proprie. Io ho un fascio di fogli di scrittura automatica che appare e scompare a piacer suo. In genere li caccio in una libreria e poi tra i libri pressati non li vedo più. Dopo un trasloco le pagine sono andate perdute. Un giorno durante un pisolino ci stavo pensando e ho visto di colpo una libreria bianca e dove erano, mi sono alzata dal letto, ho allungato la mano ed erano proprio lì. Poi li ho persi di nuovo. Cerca e cerca, niente! Passano anni. Poi viene un signore per un colloquio, un signore che poi è diventato mio amico e si chiama Maurizio, e che fa lo scrittore. Lo faccio entrare e i fogli sono in mezzo al tavolo. Com’è possibile? E perché?
Jung diceva che le cose hanno una loro anima e quando non si vogliono far trovare hanno una loro ragione che noi non vediamo e dobbiamo lasciar perdere. Non è giornata. E’ difficile crede all’intenzionalità delle cose, ma in un universo di energia, tutto in fondo è uno, animato e inanimato. Forse l’intelligenza è più ampia di quello che noi crediamo. E le nostre distinzioni sono forme istituzionalizzate con cui arginiamo la nostra paura.
Vediamo ora un segno collegato alla morte. Manuela ha uno zio a cui vuole molto bene. Lo zio muore e lei è lontana. Sa del funerale ma arriva in Certosa troppo tardi quando ormai la tumulazione è avvenuta. E’ col marito e sta camminando nei corridoi della Certosa verso l’uscita, è un po’ triste, le dispiace tanto di non aver potuto dare l’ultimo saluto allo zio, continua a pensare che avrebbe voluto vederlo un’altra volta, solo un’ultima volta per salutarlo. Dall’altra parte del corridoio vede venire un vecchio signore, distinto, vestito di grigio chiaro, via via che si avvicina vede che somiglia a suo zio come una goccia d’acqua, è sbalordita, anche il marito lo vede. Il vecchio signore le passa vicino, le sorride, le fa un cenno di saluto col capo, la oltrepassa lentamente. Quando lei si gira non c’è più nessuno. Quando chiede ai parenti come era messo lo zio defunto, tutto è così, anche l’abito corrisponde.
Di fronte agli eventi paranormali non ci sono parole, diciamo: Chissà! Come diceva Mastro Eckart: “Possiamo solo dire che una cosa è, non che cosa è”. Ascoltiamo i racconti come se ascoltassimo delle favole, ma poi, quando qualcosa accade a noi, restiamo turbati come se una forza profonda e enigmatica ci avesse sfiorati e non riusciamo a negare il nostro turbamento e nemmeno a inquadrarlo in qualcosa di logico.
Il padre di Elisa viveva a Riolo Terme in una casa con giardino. Poi i genitori di Elisa sono morti e la casa è stata chiusa, lei vi torna raramente. Un inverno accade un fatto strano: in una seduta medianica Elisa si sente dire che deve tornare a casa. Quando arriva alla casa dei suoi genitori eccezionalmente è nevicato, cosa rara a Riolo, il giardino è tutto bianco, in mezzo al giardino la pianta di rose è piena di rose fresche fiorite. E’ un tipo di rosa rifiorente in cui però il fiore dura un giorno, ma è inverno, sulla pianta non c’è nemmeno una foglia, mentre in genere d’inverno qualche foglia resta, ma la pianta è tutta in fiore e le rose spiccano sulla neve bianca. Quando Elisa entra in casa, invece di trovarla fredda, trova le stanze così tiepide che deve toccare i termosifoni per sentire se siano accesi. Gli abitanti del paese hanno chiamato questa fioritura invernale “le rose di Zuanin”= le rose di Giovannino. Sempre Elisa in una seduta col tabellone si sente dire dalla guida che la figlia passa un brutto momento e lei chiede un regalo per consolarla, un mazzo di fiori. Quando la figlia entra nella propria casa, trova nell’ingresso un gran profumo di fiori di tutte le qualità, il profumo è solo nell’ingresso e non c’è nulla nelle stanze che possa giustificarlo, né piante né fiori. Un regalo delicato che arriva chissà da chi.
IL PROFUMO Il profumo fa parte del paranormale, è la più sottile delle sensazioni materiali, quella più smaterializzata, è anche la prima che si avverte quando si apre il mondo sottile. Molti eventi straordinari sono legati al profumo, spesso è un profumo legato a un defunto e lo preannuncia. E’ qualcosa che presenta una sottigliezza inafferrabile ma tuttavia reale e indica dunque bene la presenza spirituale o la natura dell’anima. La cosa curiosa è che anche persone solitamente poco sensibili agli odori possono avvertire nitidamente questi profumi speciali, che oltrepassano la soglia dell’olfatto e del fiuto ordinari.
A Franca muore un carissimo amico, la notte si sveglia e sente nella stanza, perfettamente distinguibile, l’odore della sua lavanda.
Quando una persona lascia la nostra stanza, la nostra vita (è forse una stanza la vita?) può restare il suo profumo, come una traccia di memoria. I morti a volte appaiono così, con una sottile traccia mentale che evoca una presenza, rarefatta presenza che crea sogni.
Anche Donatella sente a volte il profumo del medico che è stato suo maestro in vita e che ora lo è in forma più sottile, profumo di gardenia o di sigaretta, anche suo marito a tratti sente questo odore accanto a lei. Una volta sono in auto sono con due amici e quattro sentono di colpo il profumo che improvvisamente arriva. Gardenia e sigaretta, quei tre pacchetti al giorno che alla fine lo hanno ucciso.
Qualche volta solo uno sente il profumo, altre volte questo è avvertito anche da un’altra persona, molto raramente da tutti, proprio perché si tratta di un profumo particolare che richiede un altro tipo di senso, diverso da quello ordinario.
“Quando arrivai a Bologna dieci anni fa, abitavo in San Felice, uscivo da sette anni di depressione ed ero piuttosto scossa da questo trasloco che avrebbe poi aperto una fase nuova e migliore nella mia vita. Già al momento dello scarico degli oggetti accadde una cosa strana, avevo la casa ingombra di scatoloni, in camera presi uno scatolone pesante e lo posai in mezzo al letto, per tre volte lo scatolone balzò in aria e finì a terra, il che forse era spiegabile con la distribuzione dei pesi interni, ma la cosa era avvenuta in modo strano. Poi per tre giorni sentii un forte odore di incenso, un profumo molto intenso che penetrava tutta la casa e prendeva anche la prima rampa della scala, pensai che si trattasse di qualche sostanza aromatica diffusa da chi puliva le scale ma lo sentivo solo io e la cosa era strana perché l’odore era molto forte. Poi arrivò da me Laura bruna e la prima cosa che disse fu “Mamma mia ! Che odore d’incenso”. Laura bruna è una bella signora molto dolce e timida, piena d’amore per ogni cosa, credo sia una delle persone più amorevoli che abbia mai incontrato. Le sue doti di percezione sono naturali e non cercate. Quando si stende sul letto per un riposino ha delle piccole trance in cui entra in uno stato di grazia, percepisce estasi allo stato puro. A volte queste alienazioni di coscienza avvengono anche mentre è sveglia. Un giorno è per strada diretta in un posto preciso, perde coscienza e si trova dopo un po’ di tempo dove voleva andare ma le manca il tempo di mezzo, come se avesse dormito e questo la spaventa.
Molti stati modificati di coscienza coinvolgono le nostre onde mentali, c’è un abbassamento nella frequenza dell’attività elettrica del cervello. Il nostro cervello funziona come una radio che si sintonizza su altre bande di realtà, abbandona la stazione in cui solitamente siamo sintonizzati e entra in altre realtà, qualche volta le ricordiamo altre volte non c’è comunicazione tra una banda e l’altra. In quei casi Laura non ricordava parti del suo tempo ed era spaventata perché aveva attraversato strade, aveva camminato a lungo, ma tutto era cancellato. Anche il medium in trance a volte non sente nulla di quello che dice o fa in stato modificato di coscienza e anche sotto ipnosi si possono fare e dire cose che sono poi cancellate quando torna la coscienza.
Io ho avuto una perdita simile per pochi secondi, il tempo di attraversare una strada, prima ero di qua, poi ero di là, ma mancava il tempo dell’attraversamento. La cosa mi ha spaventato. In realtà il tempo è solo quello della coscienza, noi prendiamo atto del nostro esistere solo quando siamo coscienti, la coscienza è una lampada che esiste solo quando è accesa, ma quando la coscienza è spenta cosa accade?
Quanti modi di essere abbiamo? Quanti modi di conoscere? Forse la morte è solo uno spostarsi, da uno stato di coscienza a un altro e forse ognuno produce il suo velo di Maia, la sua costruzione di un mondo apparente. In questo produciamo la visione del nostro corpo e della materia, in altri sarà diverso. Ma in nome di una comunicazione universale che può esistere tra livelli diversi di coscienza e dunque di essere, i rapporti interdimensionali possono esistere. In teoria tutto è possibile. In pratica strane cose accadono.
Laura bruna è una persona deliziosa, è un’artista spontanea e naturale, scrive poesie, sogna, fa quadri che vincono premi alle mostre, c’è in lei una assoluta semplicità. Dalle cose della sua vita trae comunque una lezione di fiducia e d’amore. Nella sua casa c’è una entità sottile, i cui segni sono a volte percepiti anche dalla figlia, Laura lo avverte come odore, è un odore piuttosto terreno, un miscuglio di tabacco e olio da motori, possiamo pensarlo come un ex meccanico, qualcuno che lavorava in un’officina. Deve essere uno spirito allegro perché quando arriva le accende la radio, mette su musica vivace, in verità accende tutto quello che si può accendere, traffica con gli elettrodomestici e li attiva, accende per es. il ventilatore, e muove le tendine. Passa avanti e indietro in modo rapido e Laura lo sente come un vento veloce. Anche la figlia ha assistito con stupore alla serie di piccoli fenomeni. Laura ha simpatia per questa energia invisibile e molto attiva, dice che le fa compagnia, che è amichevole. Una volta mentre stava accanto al marito davanti alla televisione, il suo amico sottile le è passato di lato così velocemente da farle uno sfregamento doloroso sulla guancia. Laura ha fatto “Ahi!” e il marito ha chiesto cosa avesse, ma lei ha detto che era un crampo, è andata in bagno e ha visto allo specchio che aveva la guancia rossa, allora si è irritata e ha detto mentalmente al suo amico che se doveva fare così era meglio che non venisse più. Quando è tornata accanto al marito ha sentito qualcosa che le accarezzava una caviglia in segno di scusa. Non solo lo spirito le accende la radio attaccata al filo di giorno e di notte, ma una volta di notte ha messo in funzione una piccola sveglia senza pile come se avesse una energia elettrica tutta sua. Così Laura sentì il profumo d’incenso che sentivo anch’io Vide anche, un giorno, l’intera stanza dove eravamo in gruppo tutta attraversata da girandole luminose silenziosissime che apparvero e sparirono improvvisamente, nessuno se ne accorse ma io e lei sì.
“Nella prima casa di Bologna non sentii solo odore d’incenso, una volta sulla soglia tra l’ingresso e il salotto sentii, nitidissimo, odore di cane bagnato, sentivo che era un cane nero bagnato, potevo quasi vederlo e ne ero disgustata come fosse l’odore del demonio, avevo la pelle d’oca e un profondo orrore. L’odore si sentiva solo in un tratto piccolissimo sulla soglia, bastava che spostassi di poco la testa e spariva ma in quel punto era forte e inquietante. Questa casa era vicina a un palazzo dove qualche anno dopo sarebbe stato trovato la sede dei bambini di Satana. C’era un punto in un corridoio dove non guardavo mai per paura, una volta venne in questa casa il primo fidanzato di mia figlia che aveva doti particolari e quando arrivò nello stesso punto del corridoio, si bloccò e disse che c’era qualcosa di cattivo annidato lì, io lo zittii perché non volevo che mia figlia sentisse e si spaventasse, dal momento che abbiamo vissuto insieme varie esperienze negative inquietanti.
Queste percezioni a volte sono nitidissime, a volte sono sottili come se ci fosse una leggera differenza per es. tra un profumo reale e uno di questi, potrei dire che a volte sembra di percepire i profumi, come altre cose, col naso o con i sensi, a volte con la mente. Potrei chiamarli sensi mentali.
Ogni anno io vado a Riccione in primavera per il convegno su “L’uomo e l’ignoto” tenuto dalle Edizioni Mediterranee, mi interessano le conferenze e mi interessa il pubblico che mi fa fare sempre qualche incontro strano e pittoresco. Una volta ero seduta nel cinema prima dell’inizio e si siede accanto a me una signora distinta, cominciamo a parlare, è una insegnante di lettere siciliana, le chiedo se si dice Màndala o Mandàla perché le pronunce dei nomi orientali non è mai molto chiara e lei comincia a parlare del Tibet e mi dice che ci va continuamente, io credo che parli di viaggi reali ma sono viaggi dello spirito (viaggi astrali li chiama qualcuno) attraverso cui tuttavia lei afferma di avere la conoscenza completa di questo paese. Dice che è superstite di una tragedia familiare, marito e figlie morti e così i genitori, dice che “solo un’energia che la tira dall’alto le permette di tenere su la testa”. Mentre parla pianamente raccontandomi la sua odissea, sento d’improvviso nel cinema polveroso un forte e fresco profumo di rose, come quando si esce al mattino in un roseto bagnato dalla rugiada. Nel frattempo sono arrivate anche due sue amiche che le si sono sedute a fianco. Io dico “Com’è che sento odore di rose?”. Le amiche ridacchiano e mi spiegano che la signora ha la caratteristica di creare profumi. Io penso a delle boccette, ma loro dicono “No, no! I profumi vengono creati dal nulla!”. “Come? dico io “Anche un profumo di incenso?”, non finisco di dirlo che l’odore di rose si trasforma in profumo di incenso, mentre tutte ridono di me e del mio stupore.
Padre Pio, lo sanno tutti, era un santo che effondeva profumi. Le piaghe che ebbe per 50 anni avrebbero dovuto mandare cattivo odore ma nessuno di quelli che gli baciò le mani lo sentì, anzi l’odore che sentirono era in genere profumo di violette. Ancora oggi alcuni dei fedeli che vanno nella chiesa dove egli pregò e passano dal suo banco sentono odore di viole o di rose, lo stesso accade a volte a chi lo prega di lontano, anche i miracoli che gli si attribuiscono sono spesso preceduti da un profumo di fiori. Molte storie di Padre Pio sono collegate ai profumi. Si dice che il profumo sia il primo modo che abbiamo di contattarci col soprannaturale perché è la più sottile delle nostre percezioni fisiche, liminare, quasi un ponte tra una dimensione e l’altra. Il profumo che viene sentito non è sempre lo stesso, per Padre Pio sembra ci sia un vero e proprio codice legato alle caratteristiche umane e temperamentali del ricevente, cioè il profumo è un vero e proprio linguaggio. -il profumo di bergamotto: è sentito da chi ha spirito sveglio e non teme il male, dagli intraprendenti, -la rosa mista a garofano è per le anime belle ma iraconde che quando diventano furenti e coprono la loro anima con un velo nero, -il gelsomino è per le persone ingenue che vogliono essere guidate, -la violetta è sentita da chi vuole credere alle cose divine ma non vi riesce bene perché è bloccata dal risentimento o dal dolore e avrebbe bisogno di un grande pianto di liberazione, -la canfora e fenolo indicano una malattia grave prossima o già iniziata.
Citiamo alcuni casi di miracoli preceduti da profumi. Luigina Suppa, 52 anni, torinese, aveva un tumore maligno alla spina dorsale, la imprigionarono in un busto di acciaio che doveva portare anche a letto. Pregò davanti a una statua di Padre Pio. Improvvisamente sentì un profumo di rosa. Si sentì meglio, era guarita.
1974, Giovanni Ventura, con distrofia muscolare avanzata, a Pompei sentì uno strano profumo. Qualcuno vicino a lui disse: “Questo è il profumo di Padre Pio, Vai a Pietrelcina!” A pranzo sentì di nuovo quel profumo. Tre giorni dopo, di notte, una voce disse: “Va’ a ringraziare la Madonna per quello che hai ricevuto!” Era guarito.
Maria Rosa Laigueglia: una bambina che dall’età di 4 anni era malata gravemente al fegato, finché cominciò a gonfiare e a deformarsi. In punto di morte le si mise un’immagine di Padre Pio sotto il cuscino scrivendo un espresso al frate. Nella camera fu sentito un profumo di rose, la bambina smise di lamentarsi e chiese da mangiare completamente guarita. Il profumo è un’onda che agisce sottilmente sul sistema nervoso, sul cervello e su qualcosa che sta oltre, producendo una strana alchimia chimica e psichica. Potremmo dire che Padre Pio comunica e guarisce anche attraverso i profumi, che essi sono terapeutici. Se vogliamo analizzare il profumo di violette, così connesso a padre Pio, la viola del pensiero ha cinque petali e il 5 simboleggia l’uomo, indica l’uomo come essere pensante e spirituale, e dunque la riflessione e la meditazione. Il colore viola è una miscela di rosso e blu, terra e cielo, sensi e spirito, amore e saggezza, indica la temperanza, l’arcano 14 dei Tarocchi, un angelo che tiene in mano due vasi, uno rosso, uno blu tra i quali scorre l’acqua della vita. Viola è la veste del vescovo. Gesù indossa la veste viola durante la Passione, essa simboleggia il sacrificio nel momento della massima unione a Dio. Gesù uomo porta la veste rossa e il mantello blu, ma quando si riunisce a Dio porta un abito viola. Di viola si veste il coro delle chiese il Venerdì Santo. Anche l’Apollo greco porta un mantello viola su veste arancione (le antiche statue erano colorate). Il violetto è anche il colore dell’obbedienza e della sottomissione. Tutti questi valori simbolici: meditazione, sacrificio, passione, energia che guarisce, unione a Dio, obbedienza e sottomissione furono al massimo grado in Padre Pio. Giustamente egli odorava di viola.
Nel caso di Roberto Setti, il famoso medium del cerchio 77 di Firenze, quando comparivano le guide che si incorporavano in lui dando messaggi di alta spiritualità, si avvertiva per ogni guida un profumo diverso. Per es. Dali era preannunciato da profumo di viola, Teresa di sandalo. Quando veniva un odore, quello precedente scompariva. Non c’era saturazione dell’ambiente. Questi profumi a volte restavano sulle mani e sugli abiti dei presenti per giorni ed erano sentiti da estranei. Questo crearsi di profumo avveniva anche quando Roberto era in ufficio e lavorava.
Un altro odore che si avverte a volte nelle sedute medianiche è quello di ozono, come se avvenissero dei fenomeni elettrici, specialmente in caso di apporti. L’ozono si produce per passaggio di raggi ultravioletti, o quando scariche elettriche attraversano l’ossigeno a basse temperature.
Un profumo spesso associato ai santi è quello di rosa (vedi le rose di alcune sante che ancor oggi vengono vendute nelle loro chiese (come a Santa Maria Novella a Firenze vicino alla stazione, dove si vendono i petali di una santa ancora esposta nella teca. Una mia zia veneta quando andò a Firenze non volle vedere nemmeno un monumento ma andò diretta a comprare queste rose, come talismano, forse le hanno fatto bene visto che ha quasi cento anni e è ancora vigile e viva). La rosa è in Occidente quello che il loto è in Oriente, ambedue sono ruote di vita, mandala. La rosa cosmica in Occidente come in Oriente rappresenta la madre cosmica, l’energia materna che cura e protegge, è la perfezione dell’anima, il cuore, l’amore, il centro mistico, per questo è anche l’emblema della Madonna o le dee madri. Spesso è in rapporto con il sacrificio. La rosa è la coppa che raccoglie il sangue di Cristo. I Rosacroce pongono la rosa nel centro della croce, come sacro Cuore, cuore del Cristo. Nel misticismo musulmano si dice dell’estasi: “Andai a cogliere le rose del giardino, ma il profumo del roseto mi ha inebriato”. La rosa è in rapporto col sangue versato (di qui il nesso con padre Pio), è simbolo della rinascita mistica. Il misticismo islamico paragona le rose a ferite, rosa vuol dire rugiada e la rugiada è il sangue della terra.
Citiamo anche l’evento del tutto inspiegabile per cui certi corpi di santi non si corrompono con la morte ma restano integri e alcuni mandano leggeri profumi, per es. il corpo di santa Eteldreda morta in Inghilterra nel 670 che fu riesumata 16 anni dopo ed era intatto o, più recentemente, il corpo di Bernadette Sobirous la veggente di Lourdes, morta nel 1879, che ancora oggi è integro. Qualcuno potrebbe parlare di imbalsamazione o mummificazione, ma in verità anche ai giorni nostri non ci sono molte pratiche valide a questo scopo, e le famose mummie egizie non sono ben conservate e plastiche come certi corpi di santi, vecchi di secoli. Questo fenomeno dell’incontaminazione del corpo dopo la morte e dell’effusione di profumi delicati in luogo dell’odore della corruzione è noto anche in Oriente e, nel Medioevo, era indice di santità.
A Bologna c’è una santa che si chiama Caterina de Vigri, che era una suora che morì nel 1463 dopo grande sofferenza. Dopo qualche ora dalla morte, il viso divenne liscio e rilassato, gli occhi si aprirono e le carni divennero morbide. Poi venne sepolta e sulla tomba accaddero miracoli, allora, dopo pochi giorni, la dissotterrarono ed era molto mal ridotta, ma ecco che in poche ore tornò liscia e bella, sembrava viva, capelli e unghie crescevano (fatto normale per un po’) ma crescevano così tanto che vennero tagliati più e più volte. Venne così chiamata la santa dell’eterna giovinezza. Ancor oggi in certe ricorrenze viene esposta e ogni volta viene cambiata di abito e messa in posizione semireclina, come una bambola; se si pensa a quanto rapido sia il rigor mortis e a come sia difficile vestire un corpo umano quando diventa rigido, abbiamo l’idea della stranezza del caso.
Qualche parola diciamo, infine, sull’incenso. L’incenso o olibano è una gommoresina trasudata da alcuni alberi come la Boswellia, che cresce in Sudafrica, in medio Oriente e in India, che brucia effondendo un forte profumo a cui è stata attribuito da tempi antichissimi una funzione di purificazione tanto che abbiamo ritrovato incensieri vecchi di 4000 anni. I profumi rappresentano la percezione della coscienza liminare cioè un tipo di percezione che non è più sensi e terra ma già spirito e cielo. Di solito l’incenso è un miscuglio di mirra, sandalo, muschi, cannella e altro. C’è poi un incenso naturale che è il più semplice e forse il più efficace. Sono migliaia di anni che l’incenso viene usato ritualmente e che i riti sacri sono accompagnati in ogni luogo del mondo da esalazioni o profumi o fumigazioni. L’incenso è citato in una tavoletta egizia del 1530 a.C., 3500 anni fa. Forse gli Egizi furono i primi ad usarlo e lo tenevano in gran conto tanto che, non avendolo in Egitto, dovevano importarlo a caro prezzo dalla Siria. Si pensava che placasse l’ira degli dei. Oggi si pensa che il fumo dell’incenso agisca sottilmente sui centri cerebrali, dilatando la mente e favorendo l’espansione di coscienza. E’ un vero legame magico con le energie positive. Gli Ebrei con esso liberavano il tempio dalle negatività e anche le chiese cristiane lo usano per le energie sottili delle chiese. Gli stessi veggenti facilitano le loro trance con l’incenso. Usato come profumo e non come fumo sembra che fortifichi la mente e diriga la volontà. All’incenso si attribuisce la facoltà di innalzare le preghiere verso il cielo, esso è un conduttore dell’energia sottile e viene anche considerato un elemento purificatore. Il suo uso affonda nella notte dei tempi. Uno dei Magi offre incenso a Gesù bambino. Anche in India l’incenso (dhupa) è usato da moltissimo tempo, esso è collegato all’elemento Aria e si dice che rappresenti la percezione della coscienza universale, così lo si usa per aiutare la meditazione, nell’induismo, nello yoga e nei riti buddisti. Nell’America centrale si pensa che il suo fumo sia una nuvola divina, una emanazione dello spirito superiore. I Maia usavano l’incenso di coppale per mettere in fuga gli spiriti maligni. Dicevano “L’incenso è la resina del cielo, il suo profumo è attirato verso il centro del cielo”. In epoche molto antiche appare l’incenso nei riti per le dee della terra, in colleganza ai cicli lunari. Anche nei riti ebraici gli aromi svolgevano un ruolo importante. Nella liturgia cattolica l’incenso è un elemento dell’offerta sacrificale. Profumi rituali erano presso gli Etruschi, i Romani, gli Egizi. In Egitto le essenze dei profumi erano estratte e lavorate nei templi e venivano usate nell’imbalsamazione. Naturalmente, tuttavia a qualcuno il profumo dell’incenso può dare fastidio. Abbiamo allergie e controindicazioni a tutto. Si pensi a quante allergie abbiamo a elementi presenti nell’aria che per altri sono benefici. Ci sono persone religiosissime che hanno forti crisi perché non possono andare in chiesa in occasioni particolari quando il sacerdote col turibolo manda forti quantità di incenso. Si può avere allergia all’incenso come ai fiori in primavera. I profumi, gli odori, possono mettere in moto profondi meccanismi chimici o psichici. In Sardegna, oltre ad aversi una forte percentuale di anemia mediterranea, che costringe a stare alla larga da moltissimi cibi pur producendo forti stati anemici anche mortali, c’è una malattia curiosa prodotta dalle fave. Se a primavera in un ristorante ci sono delle fave, ci sono persone che, anche senza vederle, ne risentono e possono anche entrare in coma. Possiamo dire che gli odori, i profumi, stanno in una zona di mezzo, tra il fisico e l’incorporeo, e toccano la sfera di noi più sfuggente e sottile.
http://masadaweb.org
|